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Recensione sul quotidiano Giornale del Popolo

Post n°13 pubblicato il 22 Ottobre 2005 da ManuMazzi
Foto di ManuMazzi

E  D I T O R I A

 

 

Le 7 "fatiche" di un angelo apprendista


"Ascoltami, i poeti laureati / si muovono soltanto fra le piante / dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti / Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi / fossi dove in pozzanghere / mezzo seccate agguantano i ragazzi / qualche sparuta anguilla:/ le viuzze che seguono i ciglioni, / discendono tra i ciuffi delle canne / e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni». Inizia con l’invito a non dar troppo ascolto ai letterati la famosa poesia di Montale I limoni.
   E inizia con questo invito anche la recensione che state leggendo. Il libro in questione s’intitola L’angelo apprendista, la casa editrice è la “ Progetto Cultura”, l’autrice si chiama Manuela Mazzi e questo è il suo primo romanzo.
   Ambientato in un Ticino molto concreto, la storia si sviluppa invece su un piano onirico. La vicenda prende il via da un grave incidente nel quale la piccola protagonista, Taryn, perde i genitori. Secondo il disegno del destino anche lei sarebbe dovuta morire, così invece non è grazie all’intervento di un antenato morto parecchi secoli prima. Trent’anni dopo, lo stesso uomo dà a quella che è ormai diventata una giovane donna la possibilità di diventare un angelo. Per riuscire nell’impresa la protagonista deve però superare sette prove. Da qui inizia il lungo e avventuroso viaggio attraversato da dubbi, paure, simboli da interpretare, personaggi da ascoltare e misteri da svelare.
   Qualcuno ha parlato, forse giustamente, di un racconto lungo (un centinaio di pagine) di ispirazione “new age”. Certo, gli elementi del genere ci sono: lo spiritualismo, la ricerca dell’equilibrio tra uomo e natura, alcuni spunti di filosofia orientale e riferimenti a presenze soprannaturali e magiche. A noi però questa etichetta non piace. Anzi, non vogliamo definirlo proprio, questo romanzo. Preferiamo invece dire che ci è piaciuto. E lo diciamo malgrado le imperfezioni linguistiche, le ingenuità, il buonismo e la presenza di troppi luoghi comuni. O, forse, in parte ci è piaciuto grazie alla presenza di questi elementi. Perché L’angelo apprendista è un libro sincero. Scritto da una giovane donna che ha voluto mettersi in gioco (i numerosi elementi autobiografici lo dimostrano). Che ha scritto ciò che voleva e nella forma che riteneva più opportuna. Con l’onestà e la genuinità che buona parte dei noiosi e acclamati scrittori oggi hanno perso.
   Certo, Manuela Mazzi è una giovane “apprendista letterata”. Davanti a sé ha ancora un lungo percorso ( proprio come quello della protagonista) irto d’ostacoli da superare se vuole ambire a far parte di coloro che amano gli “erbosi fossi” e le “pozzanghere mezzo seccate”. Noi, leggendo questo breve romanzo, abbiamo infatti percepito un retrogusto aspro fuoriuscire dalle sue pagine. Già, proprio come quello che assaporiamo quando mangiamo uno spicchio di limone.
   ( Per altre informazioni visitare il sito: ww.angeloapprendista.splinder.com)
( N. M.)

 
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