Angeli e Fate

Stramonio.... e la Fata Verde (quarta parte)


 Un guardiano selvatico e sfuggente che non amava mostrarsi e se ne stava rintanato in quel suo regno verde, che quando inizialmente la sua ombra non era stata più intravista all'interno della cupola la gente si era ingenuamente domandata se fosse morto di fame e di stenti, se avesse avuto qualche grave malattia che lo avesse reso deforme o se anche lui per una qualche misteriosa stregoneria a cui gli abitanti del luogo erano tanto avvezzi, si fosse trasformato in un grosso fusto frondoso, che avesse messo radici e si fosse ricoperto di rampicanti e della cui sopravvivenza non si poterono mai del tutto accertare prima di almeno una ventina di stagioni... poiché di quel che si poteva intravedere dall'esterno nulla lasciava presagire che in quella dimora traslucida abitasse una qualche esistenza umana.Dal canto suo Stramonio negli anni divenne padrone ed unico guardiano della serra, custode dei suoi preziosi segreti, spiegabili solo agli occhi di un essere nato e cresciuto eccezionalmente nella sola compagnia di vegetali, completamente all'oscuro di cosa ci fosse aldilà di quel mondo fatto di terra umida e fresca, di radici profonde che affondavano con i loro fianchi ruvidi e cicatrizzati nei loro letti di humus, dei fusti legnosi e induriti dal tempo,venati e ricchi di nodi, crescenti in andature ritorte, affusolate, massicce, oblique, distorte, attorcigliate, erette, di cortecce rossicce, brune, scagliose, liscie, viscide, scanalate di colonie di funghi e muffe,di spine, aculei, petali allungati, tondeggianti, di sottili steli di erba fine che si piegava sotto i talloni, del muschio che avanzava e ricopriva ogni cosa con il suo soffocante manto vellutato e brillante. Completamente smaliziato e ignaro dell'esistenza di persone come lui, di cose complesse come il parlare, il leggere, lo scrivere, il saper conversare o farsi comprendere da qualcuno, l'imparare, lo studiare, il solo accettare l'esistenza di un suo simile che si comportasse al suo stesso modo, non era cosa contemplata nella sua mente giovane e destinata a rimanere un bocciolo infiorito, una crisalide mai schiusa solo capace di meravigliarsi e saper amare le piante che la circondano, saperle conoscere sin nel profondo, imparandone le abitudini, saperne prevenire i comportamenti, farsi scoprire da esse, lasciare che lo accettassero come uno di loro.Il suo animo e la sua mente, destinati a rimanere puri non intaccati da altro se non quello che esisteva all'interno della Grande Serra, lo rendevano l'unico eletto in grado di possedere il compito di vigilante e di guaritore di tutte le sue inflorescenze. (continua...)