Creato da Angeli.e.Fate10 il 10/11/2010
due mondi che si incontrano....
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Qualche giorno dopo, un rumore assordante e acuto che mai aveva udito, lo svegliò quando il sole era alto e si accorse che un enorme buco era stato intagliato nel profilo tondeggiante della serra: un foro grande almeno un paio di metri, una porta aperta tra quei due mondi che si confrontavano nella loro diversità.
Da quel giorno iniziarono le visite dei curiosi uomini vestiti all'interno del suo regno verde...
Stramonio fu detronizzato e ridotto da indiscusso sovrano della fortezza di vetro, a umile custode del suo labirinto vegetale.
La gente entrava ed usciva: calpestava radici, gruppetti di cespugli, fiori ancora in bocciolo, senza nemmeno accorgersene, solo nella fretta di potersi portar via qualche fiore, qualche foglia, un campione di terra umida o di rugiada.
Divenne un via vai senza sosta, che trovava riposo solamente nelle lente ore notturne durante le quali il giovane aveva tempo per osservare le stelle attraverso il suo soffitto lucido, ostinandosi a non metter piede fuori da quella che era la sua casa indiscussa, ripensando ai tempi tranquilli mentre si impegnava per risistemare il suolo calpestato, accertandosi che il polline e le spore continuassero a viaggiare imperterrite nell'aria, senza disperdersi attraverso quel maledetto varco che era stato creato senza il suo consenso.
Dal canto loro, gli umani lo osservavano a distanza, e tra loro si era stabilita come una confidenziale forma di muta rassegnazione degli uni all'esistenza dell'altro, e avevano smesso di porgli domande, di cercare di farsi capire a gesti, di avvicinarsi a lui offrendogli del cibo, delle scarpe o qualche vestito rimediato, poiché egli a nessuna delle loro bizzarre richieste si era mai concesso: come unica forma di cortesia aveva solo accettato una pesante giacca di velluto azzurro, che usava indossare su nient'altro quando la sera scendeva la temperatura e soffiava un tagliente vento proveniente dall'Ovest.
Tutti conoscevano lo strano ragazzo curvo dalla carnagione olivastra... quasi verdolina, la folta lunga e scura chioma arruffata che gli copriva gli occhi chiari come "lo strampalato guardiano" della cupola.
Gli accampamenti in tende venivano continuamente smontati e rimontati quando i visitatori dopo un mese se ne andavano e ne venivano altrettanti altri, e tutto sembrava ricominciare da capo.
In tarda Primavera con la fioritura delle Clematidi, che lui adorava tanto perché riempivano la serra di un profumo quasi impercettibile, assaporabile solo dai nasi più raffinati... giunse anche lei.
Lei era ben diversa dagli altri che continuavano a peregrinare nelle terre desolate li intorno: lei non solo era la creatura più bella e più amata da tutti coloro che le erano stati compagni di viaggio, ma si distingueva completamente da essi, superandoli senza nessuna eccezione nell'intelletto e nello spirito.
Dicevano che si chiamava Flora e proveniva dalla regione dei boschi sempreverdi, appena prima delle montagne taglienti.
(continua...)
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Giunsero in primavera, a passo funereo con le loro pesanti e chiassose carovane, alcuni su carri traballanti, chi su aggeggi muniti di ruote sottili che sembravano fatte di stecchini scricchiolanti:
Procedevano come un branco di spaventapasseri disarticolati, altri planando dall'alto in pallone aerostatico, gettando dall'alto sacchi pesanti e salutando sollevandosi grosse nere tube pompose, tutti guidati da un barbarico corteo di strilloni che agitavano bastoni e cartelli, gesticolavano con un gran daffare ed una brutalità che li rendeva somiglianti a tribù selvagge.
La prima volta che Stramonio li scorse (raggomitolato nella sua posizione solitamente un po' gobba), da dietro un possente arbusto di Camendrio pensò che fossero orrendi, veramente brutti e senza senso, giudicandoli rispetto alle altre piante che gli avevano fin'ora tenuto compagnia.
Ben più educate, dai colori più intensi e brillanti, con un senso più rispettoso del silenzio e della quiete, dalle forme più armoniose e dagli odori ben più gradevoli!!!
La seconda volta invece si avvicinò alle pareti trasparenti per poter rimirare più approfonditamente quelle specie straniere che avevano invaso ed occupato l'intero territorio per chilometri e chilometri, intorno alla sua inespugnabile abitazione... come un intero formicaio venuto in superficie, trovandoli invece buffi, quasi divertenti.
Rideva di gusto e gracchiava, vedendoli così impettiti trasudanti atteggiamenti ed emozioni che egli non aveva mai avuto, come l'orgoglio, l'imperiosità, l'arroganza di chi ha imparato a camminare su due zampe, a pronunciare qualche suono complicato, a mugugnare frasi, a costruire oggetti dei quali si poteva fare indubbiamente a meno, l'aver indossato strani tentativi di rimpiazzo di pelli, e il pretendere di utilizzare degli esilaranti bastoncini luccicanti per mangiare.
E lui tranquillo si divertiva dinanzi a quei particolari spettatori, ignorando del tutto cosa fossero le pareti, come fosse il vetro e cosa ci fosse di così tanto inusuale che li distinguesse in maniera così evidente, quasi rendendoli non appartenenti alla stessa famiglia animale, poiché egli non sapeva nemmeno la differenza che poteva esserci tra una margherita ed un bacherozzo, ed aveva fino ad allora creduto che lui, le piante della serra e qualche piccolo insetto al suo interno, fossero tutti parte della stessa unica cosa, di un solo mondo, separato dal resto, confinato e composto solo di quello che Stramonio in 21 anni aveva potuto toccare: il resto era il nulla, il nulla intorno a se.
Ma ora che gli umani erano arrivati, per il giovane giardiniere era arrivato troppo tardi il tempo di chiedersi se ci fosse mai stato dell'altro oltre a lui e la sua preziosa Grande Serra, se quello che lui aveva considerato l'intero universo invece si fosse trattato di una semplice briciola dell'intero pianeta,e che lui era semplicemente uno dei tanti animali particolari reclusi in splendide vetrine, belli per essere esposti, ma troppo fragili per esser toccati.
(continua...)
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Le sue giornate proseguivano passeggiando all'interno di quel complicato giardino, illuminato solo da quel poco che poteva filtrare attraverso il tetto di foglie che creavano una densa ombra verdastra, attraversando l'aria impregnata di stormi di spore galleggianti che avevano reso di quella sfumatura anche la pelle e i capelli del giovane facendo si che ogni essere vivente e respirante che lo vedesse arrivare volesse dimostrargli la sua gratitudine protendendo (come fosse stato sott'acqua) i propri arti fogliacei verso di lui, finendo per assomiglare ad alghe che cercano di irretire i gamberetti.
Infinite varietà di aceri producevano un nettare zuccherino e appiccicoso che s'infiltrava poi nelle loro stesse serpeggianti radici, accendendo le loro foglie carminie delle tonalità più disparate.
Gli arbusti di achillea si affollavano di minuscole corolle pavoneggiandosi... gli agrumi si gonfiavano di aromi e gli incensi spargevano il loro sentore amaro.
L'artemisia il laudano e le mandragore facevano fremere le loro radici tozze nel terriccio nerastro, i chiodini di bara, le trombuccine di morto, i cappuccini e i denti di strega si diffondevano intorno ai tronchi di betulla come un'onda malarica, l'albero del pane sfornava pagnotte calde,quello del sapone gorgogliava di bollicine, un'orchidea gigante spalancava i petali a mo' di ombrello e i rampicanti si snodavano dai loro abbracci contorti per inchinarsi a lui.
Ogni giorno la ripetizione degli eventi per Stramonio era tale che non si era nemmeno reso conto di aver vissuto l'età veneranda di quasi 21 anni all'interno del suo castello di quarzo che quando giunse la gente dalle alture del Nord per l'Esposizione Mondiale dei Fenomeni Inspiegabili, egli si ritrovò del tutto impreparato di fronte a ciò che ebbe modo di vedere.
L'Esposizione Mondiale dei Fenomeni Inspiegabili altro non era che uno dei tantissimi incontri pianificati con febbrile meticolosità da una famosa equipe che raccoglieva i più noti stimati e raccomandati scienziati, erbologi, erboristi, micologi, biologi, alchimisti, pozionisti, naturopati, geologi, studiosi di ingegneria vegetale, chirurghi plantari, contadini, mercanti di ortofrutta, fabbricanti di sciroppi naturali, servi della gleba, latifondisti, membri del comitato "salviamo le conifere!", campioni di gare di spacca noci con le mani, i fondatori del club "l'avocado fa bene ed è buono nell'insalata", fenomenologisti, botanici, zoologi, bioetici, giardinieri, fioristi, possessori di vivai, ecologisti e medimaghi. Una varia umanità che ogni dieci anni faceva si che tutti questi personaggi coloriti si riunissero assieme e decidevano quali dei tanti avvenimenti e fatti insoliti che ogni tanto insorgevano come fungacci di palude sulla carta dei territori di cui essi si occupavano,fosse quello secondo il loro insindacabile strampalato e bizzarro parere di esperti fosse il più sensazionale ed interessante, organizzando subito gite e pellegrinaggi per andare a visitarlo, studiarlo, analizzarlo, prelevarne campioni, fotografarlo, ritrarlo, sezionarlo, assaggiarlo, esperirlo e quant'altro si potesse fare per conoscerlo in maniera approfondita!!!
Questa era stata la volta che il loro acuto mirino si era posato sulle riarse e brulle lande della Valle Ispida, attirati (come ronzanti api dal miele dorato) in frettolosi sciami famelici, dall'arcana staticità della rotonda struttura glaciale il cui contenuto poteva solo somigliare al frutto di un pagano prodigio, ad un demoniaco miracolo.
(continua...)
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Un guardiano selvatico e sfuggente che non amava mostrarsi e se ne stava rintanato in quel suo regno verde, che quando inizialmente la sua ombra non era stata più intravista all'interno della cupola la gente si era ingenuamente domandata se fosse morto di fame e di stenti, se avesse avuto qualche grave malattia che lo avesse reso deforme o se anche lui per una qualche misteriosa stregoneria a cui gli abitanti del luogo erano tanto avvezzi, si fosse trasformato in un grosso fusto frondoso, che avesse messo radici e si fosse ricoperto di rampicanti e della cui sopravvivenza non si poterono mai del tutto accertare prima di almeno una ventina di stagioni... poiché di quel che si poteva intravedere dall'esterno nulla lasciava presagire che in quella dimora traslucida abitasse una qualche esistenza umana.
Dal canto suo Stramonio negli anni divenne padrone ed unico guardiano della serra, custode dei suoi preziosi segreti, spiegabili solo agli occhi di un essere nato e cresciuto eccezionalmente nella sola compagnia di vegetali, completamente all'oscuro di cosa ci fosse aldilà di quel mondo fatto di terra umida e fresca, di radici profonde che affondavano con i loro fianchi ruvidi e cicatrizzati nei loro letti di humus, dei fusti legnosi e induriti dal tempo,venati e ricchi di nodi, crescenti in andature ritorte, affusolate, massicce, oblique, distorte, attorcigliate, erette, di cortecce rossicce, brune, scagliose, liscie, viscide, scanalate di colonie di funghi e muffe,di spine, aculei, petali allungati, tondeggianti, di sottili steli di erba fine che si piegava sotto i talloni, del muschio che avanzava e ricopriva ogni cosa con il suo soffocante manto vellutato e brillante.
Completamente smaliziato e ignaro dell'esistenza di persone come lui, di cose complesse come il parlare, il leggere, lo scrivere, il saper conversare o farsi comprendere da qualcuno, l'imparare, lo studiare, il solo accettare l'esistenza di un suo simile che si comportasse al suo stesso modo, non era cosa contemplata nella sua mente giovane e destinata a rimanere un bocciolo infiorito, una crisalide mai schiusa solo capace di meravigliarsi e saper amare le piante che la circondano, saperle conoscere sin nel profondo, imparandone le abitudini, saperne prevenire i comportamenti, farsi scoprire da esse, lasciare che lo accettassero come uno di loro.
Il suo animo e la sua mente, destinati a rimanere puri non intaccati da altro se non quello che esisteva all'interno della Grande Serra, lo rendevano l'unico eletto in grado di possedere il compito di vigilante e di guaritore di tutte le sue inflorescenze.
(continua...)
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