UNA DONNA PERDUTA

Non ci resta che Lourdes


Qualche tempo fa ho scritto un post dal titolo « Morire di ospedale » nel quale raccontavo come mia cugina, entrata in un centro per la cura dell’obesità e dopo aver vagato da un ospedale all’altro sia poi uscita dalla vita sei mesi dopo per entrare nel regno dei più. Senza un perché. Altre volte ho detto di quanta incompetenza e quanta superficialità vi sia tra i medici. Io stessa qualche anno fa ho rischiato di morire per la faciloneria di un “luminare”, che mi era stato raccomandato per cercare di alleviare il dolore alla schiena che mi perseguita da anni. Per fortuna sono – come mi definiscono loro – una paziente “scomoda”, altrimenti oggi a scrivere questo post ci sarebbe il mio ectoplasma. Il luminare, di fama internazionale, mi aveva visitato (dieci minuti=tre milioni di lire) e poi rivolgendosi al codazzo di aiuti, assistenti , infermiere e reggiborse aveva emesso la sentenza mortale: “Datele dieci pasticche di Lasix (diuretico) tutte insieme … Si deve pisciare anche l’anima” ed era uscito svolazzante nel suo immacolato camice oversize con il codazzo accodazzato dietro. A parte che uno che si esprime così parlando di un paziente io lo relego immediatamente tra i trogloditi (vai, vai, torna nelle fogne), ma poi l’incuria criminale di prescrivere dieci pasticche di diuretico a una paziente sana è inconcepibile. Inutile dire che ne presi solo due a distanza di tre ore l’una dall’altra e per poco non sono morta. Naturalmente, l’episodio – come fu e come non fu - sparì dalla cartella clinica. Ebbene, poco fa leggevo di una ricerca svolta dalla regione Toscana che ha evidenziato come circa mezzo milione di persone ogni anno rimane vittima di un “evento avverso” negli ospedali italiani. La Oms (Organizzazione mondiale per la sanità) sostiene che i sanitari che riportano tali eventi non debbano essere puniti perché poi la paura di andare incontro a conseguenze giudiziarie impedirebbe loro nel futuro di rendere noti gli errori che vengono commessi. Ma mi canzoni?! Non solo quella dei medici è un’altra categoria, come quella dei magistrati, che non paga mai per le loro colpe (e non sono colpe da poco), ma è anche sostenuta dall’Oms che si preoccupa non di chi muore e di chi inconsolabile resta, non di allontanare gli incolti medici assassini dagli ospedali, bensì di salvaguardare le loro coscienze dai timori delle possibili conseguenze giudiziarie derivanti dagli errori commessi. Così l’Oms può continuare a stilare le sue statistiche sulla malasanità mondiale in tutta tranquillità … "E i medici arrivarono subito uno dopo l’altro: arrivò, cioè, un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.“Vorrei sapere da lor signori” disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio “vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia vivo o morto!…”A quest’invito, il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio, poi gli tastò il naso e il dito mignolo dei piedi: e quand’ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole:“A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!”“Mi dispiace” disse la Civetta “di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega: per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero”.“E lei non dice nulla?” domandò la Fata al Grillo-parlante.“Io dico che il medico prudente, quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto.Del resto quel burattino lì, non m’è fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo!”(…)A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e di singhiozzi.Figuratevi come rimasero tutti, allorché, sollevati un poco i lenzuoli, si accòrsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.“Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione” disse solennemente il Corvo.“Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega” soggiunse la Civetta “ma per me quando il morto piange, è segno che gli dispiace a morire”.