UNA DONNA PERDUTA

Ma perché, a noi mancano le casseruole?


Nel suo intervento alla Camera, ieri Antonio Di Pietro ha attribuito a Monti la responsabilità dei tanti suicidi che stanno avvenendo in Italia. E proprio ieri mattina, parlando con della gente, io ho detto esattamente la stessa cosa. Il sangue di quei poveracci ricadrà su Monti. Il Capo di questo governo abusivo non può non sapere che è possibile uscire dalla crisi con manovre che non inducano il popolo ad annientarsi o, nella migliore delle ipotesi, ad autoflagellarsi sempre che riescano a comprarsi un gatto a nove code.  Continuano da mesi a ripeterci che l’unica via possibile è il rigore e l’austerità, ma non è vero. La crisi è il risultato di precise e lungimiranti politiche economiche decise dai centri di potere mondiali. Guarda l’Argentina. Negli anni ’90 in piena inflazione l’Argentina accettava l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale (che era poi il complice e il mandante dei vari governi argentini fin dagli anni ’50) indebitandosi sempre di più e i governanti non trovarono altro sistema che privatizzare e svendere. Proprio come fece Prodi ai suoi tempi, secondo i dettami della più classica economia liberista. Quando non ci fu più niente da svendere cominciarono i guai seri. Il PIL scese del 4%, gli investitori persero fiducia, la fuga dei capitali all’estero si intensificò,  la disoccupazione era imperante, furono assaltati i treni, le banche congelarono i conti e i cacerolazos (casserolari) scesero in piazza. Fino al botto finale del dicembre 2001 col fallimento delle banche, la bancarotta di diecimila imprese e il collasso definitivo dell’economia. Dal profondo di questo baratro umanitario e economico gli argentini si ripresero dichiarando il default verso il debito estero, nazionalizzando le imprese prima svendute, raddoppiando la spesa sociale soprattutto per combattere la povertà e la fame, raddoppiando le pensioni. Insomma esattamente il contrario di quanto Monti, Prodi, Obama, Papademos e companeros de la mala suerte hanno fatto e stanno facendo. Dalla fine del 2003 a oggi, l’Argentina è passata dalla recessione a una crescita del PIL dell’8%, l’economia è cresciuta del 90% (tre volte quella americana), la povertà si è abbassata dal 50 a meno del 15%. Nonostante tutte le predizioni catastrofiche e le minacce del Fondo monetario internazionale, di politici conniventi e della stampa (un po’ come stanno facendo da noi) l’Argentina, come del resto l’Islanda, si è ripresa alla grande con una politica economica che va esattamente nella direzione opposta a quella intrapresa da Monti che da anni è sul libro paga delle grosse agenzie finanziarie internazionali e europee come Goldman Sachs, Trilateral, Moody’s, Bruegel e Bildelberg. E noi?