In mezzo alla steppa semidesertica del Kazakhstan, tra i ruggiti del vento siberiano, è sorta nel 1997 la nuova capitale che - fredda come i coglioni di un orso polare - può raggiungere una temperatura invernale proibitiva di -35°. Con un grande sforzo di immaginazione questa capitale è stata chiamata Astana, nome che significa appunto “capitale”, ma che, anagrammato, si traduce con “Satana”. Astana è una città futuristica con palazzoni di marmo e cristallo, archi, fontane, obelischi, torri e grattacieli pazzi, ondulati come miraggi nel deserto, attraversata da strade d’oro e d’argento e dove scorre l’Ishim, un fiume di latte e ambrosia. C’è un tendone enorme con dentro un fiume navigabile, un centro commerciale, le terme, un parco, un minigolf e una spiaggia, con una temperatura costante di 20° per tutto l’anno: in pratica, una primavera sotto vuoto spinto.
Astana = Satana?
In mezzo alla steppa semidesertica del Kazakhstan, tra i ruggiti del vento siberiano, è sorta nel 1997 la nuova capitale che - fredda come i coglioni di un orso polare - può raggiungere una temperatura invernale proibitiva di -35°. Con un grande sforzo di immaginazione questa capitale è stata chiamata Astana, nome che significa appunto “capitale”, ma che, anagrammato, si traduce con “Satana”. Astana è una città futuristica con palazzoni di marmo e cristallo, archi, fontane, obelischi, torri e grattacieli pazzi, ondulati come miraggi nel deserto, attraversata da strade d’oro e d’argento e dove scorre l’Ishim, un fiume di latte e ambrosia. C’è un tendone enorme con dentro un fiume navigabile, un centro commerciale, le terme, un parco, un minigolf e una spiaggia, con una temperatura costante di 20° per tutto l’anno: in pratica, una primavera sotto vuoto spinto.