UNA DONNA PERDUTA

Dominio europeo, ex Italia


Penso che le mie corna abbiano bisogno di una revisione, soprattutto quella di destra, quella della ricezione. La sento vibrare al mio risveglio, mentre quella di sinistra, quella della trasmissione, è appena un po’ screpolata ma mi suggerisce la necessità di una visita di controllo al C.R.A (Centro Riparazioni Antenne) prima che i Cerberpol se ne accorgano e mi cancellino dal PASE (Programma Assistenza Sesta Età). Che diamine! Ho appena 60 anni … no, 62 … no, 61 … sì, sì, 61 e mi restano ancora nove anni da vivere prima di essere avviato come tutti al C.I.P.E (Crematorio Istituzionale della Pace Eterna). Dicono che quella delle antenne rice-trasmittenti sia un’invenzione di questo secolo, ma io ricordo perfettamente di aver visto in un libro di contrabbando - uno dei pochissimi salvati dal R.U.A.C. (Rogo Universale Analfabetismo Consapevole) - la foto di una statua rappresentante un certo Mosé (o Mosà, non ricordo bene) con le tavole della legge sotto il braccio e un paio di bellissime corna sulla fronte poco più lunghe delle mie, ed era una statua scolpita intorno al 1520 dell’era cristiana che venne poi abbattuta cinquanta inverni fa con l’avvento delle orde musulmane di Bin-Sala-Min e Al-Fan-Kul. E’ meglio che mi dia una mossa ed esca subito, adesso che la pioggia radioattiva ha rallentato i suoi scrosci sebbene per me, come per ogni maschio oltre i trent’anni, non sussista alcun pericolo da quando ci è stato inoculato il V.O.A. (Vaccino Obbligatorio Antifertilità). Forse farò anche in tempo a passare al M.M.M. (Mega Merda Market) e scambiare la mia dose giornaliera di vermi bianchi fritti con un paio di shit burger, ottime bistecche di feci umane riciclate, create dallo scienziato giapponese Mitsuyuki Ikeda e magari, se mi bastano i crediti, acquisterò anche una tazza di tièt canh di sangue fresco o un dessert di placenta umana, diventata ormai rarissima, ahimè, per decisione del Ministero della N.O.R.C. (Natalità Oppressa Repressa e Compressa). A fine pasto non mi farò davvero mancare un Kopi Luwak, il caffè ottenuto con i grani ingeriti e poi evacuati dallo zibetto o da qualsiasi altro animale con un ano capace, escluse le galline già impegnate con le uova. E penso a quanto erano disgustosi gli uomini di tanti anni fa che si nutrivano di una poltiglia di maiale morto, reinserita nelle sue stesse budella e che mangiavano formaggi ammuffiti o brulicanti di larve di mosca e poi lumache, culi di gallina (bocconi del prete), pajata, trippa … bleah, schifezze da veri trogloditi! Devo far presto, prima che dalle grotte e dai tuguri di fango comincino a riversarsi nelle strade i B.B.C. (Bacherozzi del Buio Cosmico), una comunità di subumani che un tempo venivano chiamati “zingari” e “clandestini”, dediti al furto, alla rapina e allo sgozzamento divertito di passanti innocenti. Vado ad indossare l’armatura, appena lucidata con una miscela di alluminio sale e bicarbonato, impugno il mio bellissimo arco di capro selvaggio e nervo sciatico di bue, metto sul capo il casco in vetro antisfondamento e esco. Fors’anche tornerò …