UNA DONNA PERDUTA

DUX o FROX?


Signora Presidenta, ho letto con stupore che è Sua intenzione togliere la scritta « Mussolini Dux » dall’obelisco del Foro Italico in Roma. Ciò mi sgomenta perché tale Suo intento La ravvicina in linea ideologica ai terroristi dell’Isis i quali, dopo aver conquistato territori sgozzando e stuprando, distruggono a martellate isteriche le grandi opere che in quei territori dimorano da millenni e che testimoniano di civiltà ben più avanzate di chi oggi le abbatte adducendo la motivazione che la bellezza, in tutte le sue forme, è impura e distoglie dall’Islam. So che Lei ha sempre dimostrato un significativo apprezzamento per le culture primitive e rozze, al limite della bestialità, ma mi preme ricordarLe un cincinin di storia del nostro martoriato paese. Vede, Signora della piffera, quando Mussolini salì al potere l’Italia era stata da poco rabberciata da un ladro di cavalli per conto di un piccolo regno con un prestigio pari alle sue casse desolatamente vuote, ma legato da familiarità a ben altri regni pronti all’occorrenza a dare una mano magari corrompendo, un po’ come si usa adesso, ed era appena uscita da una guerra che l’aveva lasciata in braghe di tela, se mi consente un’espressione poco nobile ma molto aderente. Mussolini marciò, arrivò, si installò e si rimboccò le maniche nere. E’ quasi impossibile ricordare tutto il bene che fece all’Italia e agli italiani: dalle case popolari che Lei, da democratica, pretende di assegnare a zingari e stranieri lasciando gli italiani a dormire nelle macchine, alla bonifica di aree paludose, alla costruzione di città invase oggi dai suo amici, agli assegni di invalidità e vecchiaia di cui godono anche i suoi immeritevoli ospiti, alla costruzione di ponti, dighe, strade e edifici che – oh, meraviglia! - ancora durano, all’assistenza ospedaliera ai poveri, alla tutela delle donne lavoratrici, all’assistenza a illegittimi e abbandonati, all’esenzione tributaria per le famiglie numerose, agli istituti INPS, INAM, INAIL, INCIS, ONMI, IRI, IMI, ai grandi parchi nazionali, all’Istituto per le ricerche di Marconi, alle molte università, alla riforma bancaria con la Banca d’Italia che passò in mano pubblica, alla ritrattazione dell’ingente debito pubblico. Ne fece talmente tante di cose buone che è pressoché impossibile elencarle tutte. Certo, commise anche qualche errore, come la guerra e i Patti Lateranensi, ma chi non ne fa, a parte Lei, notoriamente imperfettibile? Sono sgomenta e anche un po’ preoccupata per questo Suo desiderio perché vede, Signora Presidenta, Roma è segnata da edifici, palazzi e addirittura da quartieri interi in puro stile architettonico fascista come il palazzo della Farnesina, i quartieri dell’Eur e della Garbatella, il Palazzo della Civiltà Italiana diventato oggi della civiltà francese, i bassorilievi del ponte Duca d’Aosta, molti uffici postali e scuole, per non dire di intere città costruite da Mussolini. Lo stile è quello rigoroso, monumentale, lineare che reinterpreta l’architettura classica della Roma imperiale e allora che facciamo, abbattiamo Roma, Latina, Sabaudia, Pomezia, Aprilia e giacché ci siamo demoliamo pure il Colosseo prima che lo facciano i Suoi compari ideologici d’Oltremare Nostrum? Tra le brume della Sua ignoranza, Signora, emerge però una certezza indotta: quando si vuole cancellare un popolo si comincia con il cancellarne la memoria storica.