UNA DONNA PERDUTA

2 giugno: un giorno qualunque


Commento di Paolo Bonacchi Oggi è il due di giugno: la festa dei traditori della Repubblica; la festa dei corrotti e ladri di democrazia, di libertà e di uguaglianza e dei loro complici. I miserabili non sanno che l'idea di Repubblica nacque da un guerriero romano. Non sanno che a quel tempo solo i patrizi decidevano da soli (i capi-bastone che hanno in mano i "partiti"), le leggi che tutti dovevano rispettare, Quel guerriero era famoso per aver combattuto per Roma diciassette battaglie. Debitore di un prestito nei confronti di un nobile patrizio e minacciato di morte perché non poteva rimborsare interamente il prestito, si rifugiò nella sua tribu. Da lui nacque una rivolta popolare che fini con la partecipazione al governo di Roma dei Tribuni della Plebe, ovvero del Popolo romano. I Tribuni avevano il diritto di veto contro le leggi che non erano fatte dal Senato nell'interesse o contro la volontà del popolo. Questo radicale cambiamento del modo di governare fu chiamato REPUBBLICA per indicare che il governo di Roma era "cosa di tutti" e non di pochi come è attualmente in questa italia. Oggi i nuovi "patrizi", privi di onore, di dignità e di conoscenza chiamano "repubblica" una associazione a delinquere in mano a parassiti e criminali sociali che sfruttano il popolo, senza che questo abbia il diritto e gli strumenti per partecipare alla deliberazione delle leggi che riguardano tutti e come se non bastasse festeggiano la loro sciagurata tirannia senza pudore, con l'unzione e la benedizione del potere bancario e degli ignoranti, ladri e parassiti di regime. Nessun organo di stampa, possiamo esserne sicuri, ricorderà questo sacro capitolo di storia, perchè oggi la stampa e la televisione sono saldamente in mano ai traditori della Repubblica che, come la Democrazia, rivendicava il diritto naturale del popolo (tutti i cittadini) di partecipare direttamente alla deliberazione delle leggi che riguardano ognuno. Per questa ragione io non festeggio proprio niente e vado a lavorare come se fosse un giorno qualunque.