UNA DONNA PERDUTA

E poi sarei io la Cassandra, l'Apocalittica?


E' un Feltri apocalittico quello che, nel suo consueto commento su "Il Giornale" interviene nel dibattito sull'immigrazione che in queste settimane ha preso d'assalto l'Italia e l'Europa. "Africani e mediorientali preferiscono l' azzardo di una traversata in mare, su imbarcazioni poco raccomandabili, stipati quali sardine in scatola, o di un lungo cammino sulla terraferma, che non rimanere dove sono nati e cresciuti tra mille difficoltà, costretti a subire umiliazioni e sofferenze d' ogni tipo" scrive il fondatore di Libero. Il quale però ricorda come il nostro continente non sia più l'Eldorado capace di accogliere e sfamare i poveri del mondo. "È inammissibile che siriani e popoli di colore paghino fior di 'pedaggi' per emigrare dove nessuno li accetta, non per cattiveria o egoismo, bensì per mancanza di spazi e di fondi sufficienti allo scopo di accoglierli come Dio comanda. (...). Poi il tono di Feltri, da quello dell'analisi, vira sul piano storico: "È vero, le migrazioni di massa sono sempre avvenute, dalle origini del mondo ad oggi. Attenzione, però: non sono mai state pacifiche. I barbari che invasero l' Impero romano menarono le mani a più non posso. I romani si difesero strenuamente. Poi persero, e le cose si conclusero come è noto". Quindi il monito: "A distanza di secoli e secoli, la storia di ripete: se rinunciamo a priori a batterci, sarà fatale la sconfitta; rinunceremo anche a trattare la resa. Saremo dominati, schiacciati, fatti a pezzi da musulmani e neri (non è lecito scrivere negri, perché la mamma non vuole). Voliamo allegramente verso il nostro destino di imbelli e di buonisti stolti: più che dal paradiso siamo attesi da un coltello che ci taglierà la gola e la testa. La prospettiva non è attraente ma sarà inevitabile, signori cretini".