UNA DONNA PERDUTA

La ragazza di Castel Sant'Angelo


Doveva smetterla di bere cosi’ tanto. Non che fosse mai veramente ubriaco, ma tutto quell’alcol gli intorpidiva i sensi, gli opacizzava i riflessi. Rifletteva tra sé mentre percorreva il lungotevere ad andatura lenta, quando un colpo forte contro la carrozzeria lo fece frenare di botto. Scese dall’auto imprecando a voce alta e la vide subito, distesa in terra con l’abitino stile educanda in disordine e quel ridicolo nastro rosa tra i capelli. L’aiuto’ a rialzarsi, maledicendosi per non averla vista attraversargli la strada e intanto le chiedeva se stava male, se sentiva un qualche dolore, se non fosse meglio andare all’ospedale per un controllo. Lei sorrideva e rispondeva che no, che stava bene, che non era stato un colpo forte, che poteva accompagnarla a casa se voleva. Abitava proprio là, davanti a Castel S.Angelo, in uno di quei vecchi palazzetti romani che si affacciano ormai da secoli sul Tevere e guardano  stanchi le corse del fiume e gli affanni umani. Entrarono nell’androne buio, salirono a piedi  le scale di pietra grigia consumate dai passi del tempo e furono in casa. Lui sedette su una delle due poltrone mentre lei preparava il caffè. Bevvero e poi rimasero li’ a parlarsi mentre la notte scoloriva via. Infine lui se ne ando’. Il giorno dopo torno’ per sapere come stava, ma soprattutto perché  voleva rivederla, voleva stare con lei sebbene le fosse sembrata  una un po’ fuori di testa vestita in quel modo, con il fiocco tra i capelli e le maniere compite da signorina d’altri tempi. Non riconobbe subito il palazzo, gli sembro’ alla luce del giorno più pulito, più moderno. Fu fermato dalla portinaia e lui le disse che stava andando dalla signorina Adelina all’ultimo piano. La portinaia lo guardo’ con immediato sospetto. “Non abita nessuna signorina Adelina qui” lo informo’. Lui si impunto’. Certo che abitava là, l’aveva accompagnata la sera avanti, era anche rimasto con lei fino a tarda notte. La portinaia continuava a scuotere il capo e a ripetere che nessuno abitava più in quell’appartamento da quando la ragazza che ci viveva era morta tanti anni prima, uccisa da un pirata della strada, proprio là davanti, a pochi metri dal ponte di Castel S.Angelo. Alla fine, esasperata dall’insistenza dell’uomo e incuriosita decise di accompagnarlo di sopra.  Entrando, furono colpiti dall’odore di chiuso e di vecchio. La portinaia spalanco’ le persiane e il ragazzo rimase di sasso. Era proprio lo stesso appartamento, gli stessi mobili d'antiquariato che aveva ammirato la sera prima, lo stesso tappeto, il lampadario, ma il tutto era ricoperto da uno spessore di polvere antica e nere ragnatele invadevano gli angoli del soffitto. Tutto appariva in uno stato di assoluto abbandono. Sbigottito, confuso, continuava a girare su se stesso, giurando in cuor suo che non avrebbe mai più toccato un goccio d’alcol in vita sua. Fu allora che le vide. Erano proprio là dove le avevano appoggiate, sopra il polveroso tavolino tra le due poltrone, a fianco della lampada Liberty. Erano ancora sporche di caffè.