Quando entro in libreria e, preda di una compulsione irresistibile, compro i libri di Camilleri, io mi ammazzerei. Andrea Camilleri è un regista, sceneggiatore e scrittore siciliano di 84 anni che una decina di anni fa ha cominciato a scrivere le storie di un commissario di paese, certo Salvo Montalbano, interpretato sul piccolo schermo da Luca Zingaretti, il quale risolve brillantemente i tanti delitti che si perpetrano nell’immaginaria Vigata insieme con il fimminaro Mimi’ Augello, suo vice, l’ispettore Fazio e il cretino Catarella che, guarda caso, è l’unico a saper usare un computer. I suoi libri sono scritti in uno slang tutto suo di italiano misto al siciliano che è un vero spasso. E secondo me la sua genialità è tutta lì, in quel linguaggio schietto e popolare che i suoi personaggi parlano come se fossero a tu per tu con il lettore, senza orpelli letterari e senza sofisticati voli pindarici. Eppure io mi ammazzerei. E sì, perché tra le avare pagine dei suoi libretti strisciano bavosi attacchi al governo e al premier in una propaganda comunista subdola e vile. Subdola e vile perché l’autore approfitta della simpatia e della benevolenza del lettore per iniettare acido muriatico anti Berlusconi nelle vene del possibile elettore. Oltretutto sono libretti di poche e sifilitiche pagine che certo non giustificano il prezzo di copertina e così, acquistandoli, inzeppiamo di soldi le tasche di un altro compagnoski che invoca una sana ed egualitaria miseria comunista e sguazza nella disgustosa e elitaria ricchezza capitalistica. Io mi ammazzerei.