Sgomenta per l’ignoranza della mia nuora laureata e poco più che trentenne, ho voluto riportare la storia di Brenno e di Furio Camillo con l’augurio che sia apprezzata da tutti quei ragazzi che vanno a scuola e non imparano niente, probabilmente più per l’insufficienza degli insegnanti che per la cattiva volontà degli alunni stessi.Accadde che nel 390 a.C. una tribù di Galli, guidata dallo spietato condottiero Brenno, attraversò, saccheggiandola, l’Etruria, fino a compiere il famoso Sacco di Roma. La tradizione vuole che quando i Galli entrarono in Roma trovarono solo i Senatori seduti composti e pronti ad accoglierli nella Curia romana. Furono tutti massacrati. A questo punto, secondo le fonti romane, si inserisce la leggenda delle oche del Campidoglio che starnazzando come oche (giustamente) svegliarono i pochi romani rimasti in città che respinsero l’assedio di Brenno e iniziarono ad organizzare le prime forme di resistenza cittadina. “… et Roma anserum clangoribus servata est” (e Roma é salvata dagli strepiti delle oche). Probabilmente per questo motivo Brenno propose ai magistrati romani di riscattare la città contro il versamento di 1000 libbre d’oro. I romani dapprima accettarono, poi protestarono quando si accorsero che le bilance utilizzate per la pesa del riscatto erano truccate. Brenno allora in segno di spregio gettò sul piatto della bilancia anche la sua pesante spada, pretendendo altro oro e pronunciando la famosa frase “Vae victis!“(Guai ai Vinti!), ma la tradizione romana tramanda che Marco Furio Camillo, saputo dell’episodio, tornò velocemente in città da Adua dove si trovava per combattere non so bene chi e raggiunto Brenno gettò anche lui la sua spada sulle bilance e lo affronto’ dicendo: “Non auro, sed ferro, recuperanda est Patria” (la Patria si restaura con il ferro, non con l’oro) o, come sapevo io, “Non con l’oro, ma con il ferro si riscatta Roma”... Tié!
Che furia quel Furio!
Sgomenta per l’ignoranza della mia nuora laureata e poco più che trentenne, ho voluto riportare la storia di Brenno e di Furio Camillo con l’augurio che sia apprezzata da tutti quei ragazzi che vanno a scuola e non imparano niente, probabilmente più per l’insufficienza degli insegnanti che per la cattiva volontà degli alunni stessi.Accadde che nel 390 a.C. una tribù di Galli, guidata dallo spietato condottiero Brenno, attraversò, saccheggiandola, l’Etruria, fino a compiere il famoso Sacco di Roma. La tradizione vuole che quando i Galli entrarono in Roma trovarono solo i Senatori seduti composti e pronti ad accoglierli nella Curia romana. Furono tutti massacrati. A questo punto, secondo le fonti romane, si inserisce la leggenda delle oche del Campidoglio che starnazzando come oche (giustamente) svegliarono i pochi romani rimasti in città che respinsero l’assedio di Brenno e iniziarono ad organizzare le prime forme di resistenza cittadina. “… et Roma anserum clangoribus servata est” (e Roma é salvata dagli strepiti delle oche). Probabilmente per questo motivo Brenno propose ai magistrati romani di riscattare la città contro il versamento di 1000 libbre d’oro. I romani dapprima accettarono, poi protestarono quando si accorsero che le bilance utilizzate per la pesa del riscatto erano truccate. Brenno allora in segno di spregio gettò sul piatto della bilancia anche la sua pesante spada, pretendendo altro oro e pronunciando la famosa frase “Vae victis!“(Guai ai Vinti!), ma la tradizione romana tramanda che Marco Furio Camillo, saputo dell’episodio, tornò velocemente in città da Adua dove si trovava per combattere non so bene chi e raggiunto Brenno gettò anche lui la sua spada sulle bilance e lo affronto’ dicendo: “Non auro, sed ferro, recuperanda est Patria” (la Patria si restaura con il ferro, non con l’oro) o, come sapevo io, “Non con l’oro, ma con il ferro si riscatta Roma”... Tié!