Michele Santoro non è un giornalista. Questo è certo. O almeno non è solo un giornalista. È un politico senza cariche istituzionali, che con un programma in prima serata su Raidue si maschera da alfiere della libera informazione, con il fine di fare politica. Di fare provocazione. Tanto contro il centrodestra quanto contro il centrosinistra moderato, che oramai lo teme e lo detesta quanto è più di Berlusconi. Cosa vuole Santoro? Ha paura che si chiuda Anno Zero? Non pare, anzi, non l'ha chiesto nessuno: non gli ambienti governativi, non quella parte di centrosinistra che pure è da tempo imbufalita con Santoro, non i grandi giornali. Cosa pretende, di converso, Santoro e la sua banda? Che la puntata sul terremoto non ne scatenasse un altro? Che ogni obiezione corrisponda per forza a censura, operata dal fantomatico regime di Berlusconi? Il punto, semplice e banale, è che Michele Santoro è un provocatore: ogni settimana, da anni, ci serve sempre lo stesso programma dove l'avversario è oramai noto, gli agguati organizzati, lo Stato in ritardo sempre e comunque (leggi polemica sulla Protezione Civile in Abruzzo), le piazze sempre urlanti, le grida in alternanza agli applausi, gli eroi ai corrotti, il rosso al nero, il Nord al Sud. Lo schema non cambia mai: si vuole che ci siano le reazioni e lo scandalo che lo stesso Santoro probabilmente desidera, e senza le quali si sentirebbe un giornalista come tutti gli altri. Uno schema ricattatorio, tutto sommato: perché è come se ogni volta ci guardasse e virtualmente ci dicesse, ogni giovedì: adesso mandatemi a casa, se ci riuscite, chiudetemi il programma, così potrò urlare al complotto e arringare qualche migliaia di sudditi in piazza. Proprio come Berlusconi. Come se non potesse esserci alternativa tra chiudere Annozero e tenerselo così, unico e perfetto, format che si autogiudica, bandiera di una libertà d'informazione che non conosce critiche ma solamente attentati. L'assurdità è proprio questa: il tutto o niente, la pretesa di uscirne infallibile o direttamente martire. Questo senso tra il mistico e il religioso di essere portatore di una verità assoluta ed incontestabile. Senza mezze misure né compromessi. Un urlo a favore della libertà democratica, che ricade afflosciandosi su se stesso, proprio con i comportamenti dispotici del conduttore in studio, dove democrazia e contradditorio vanno a farsi benedire. Di multe e sanzioni, anni addietro, Santoro ne ha già prese diverse: sappia che a prevederle è il nostro sistema democratico, non soltanto il Regime. (L. Castellani)Amici, apprezzo molto le vostre opinioni e, per una volta, consentitemi di ascoltarvi senza commentare
Il provocatore Santoro
Michele Santoro non è un giornalista. Questo è certo. O almeno non è solo un giornalista. È un politico senza cariche istituzionali, che con un programma in prima serata su Raidue si maschera da alfiere della libera informazione, con il fine di fare politica. Di fare provocazione. Tanto contro il centrodestra quanto contro il centrosinistra moderato, che oramai lo teme e lo detesta quanto è più di Berlusconi. Cosa vuole Santoro? Ha paura che si chiuda Anno Zero? Non pare, anzi, non l'ha chiesto nessuno: non gli ambienti governativi, non quella parte di centrosinistra che pure è da tempo imbufalita con Santoro, non i grandi giornali. Cosa pretende, di converso, Santoro e la sua banda? Che la puntata sul terremoto non ne scatenasse un altro? Che ogni obiezione corrisponda per forza a censura, operata dal fantomatico regime di Berlusconi? Il punto, semplice e banale, è che Michele Santoro è un provocatore: ogni settimana, da anni, ci serve sempre lo stesso programma dove l'avversario è oramai noto, gli agguati organizzati, lo Stato in ritardo sempre e comunque (leggi polemica sulla Protezione Civile in Abruzzo), le piazze sempre urlanti, le grida in alternanza agli applausi, gli eroi ai corrotti, il rosso al nero, il Nord al Sud. Lo schema non cambia mai: si vuole che ci siano le reazioni e lo scandalo che lo stesso Santoro probabilmente desidera, e senza le quali si sentirebbe un giornalista come tutti gli altri. Uno schema ricattatorio, tutto sommato: perché è come se ogni volta ci guardasse e virtualmente ci dicesse, ogni giovedì: adesso mandatemi a casa, se ci riuscite, chiudetemi il programma, così potrò urlare al complotto e arringare qualche migliaia di sudditi in piazza. Proprio come Berlusconi. Come se non potesse esserci alternativa tra chiudere Annozero e tenerselo così, unico e perfetto, format che si autogiudica, bandiera di una libertà d'informazione che non conosce critiche ma solamente attentati. L'assurdità è proprio questa: il tutto o niente, la pretesa di uscirne infallibile o direttamente martire. Questo senso tra il mistico e il religioso di essere portatore di una verità assoluta ed incontestabile. Senza mezze misure né compromessi. Un urlo a favore della libertà democratica, che ricade afflosciandosi su se stesso, proprio con i comportamenti dispotici del conduttore in studio, dove democrazia e contradditorio vanno a farsi benedire. Di multe e sanzioni, anni addietro, Santoro ne ha già prese diverse: sappia che a prevederle è il nostro sistema democratico, non soltanto il Regime. (L. Castellani)Amici, apprezzo molto le vostre opinioni e, per una volta, consentitemi di ascoltarvi senza commentare