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Post N° 64


TUMORI: IL FUTURO RIPARTE DAI GIOVANI
MILANO - Di fronte ai desolanti finanziamenti pubblici alla ricerca italiana, alla fuga dei cervelli, e alla mancanza di vocazione per intraprendere le carriere scientifiche, forse i giovani si stanno davvero preparando a cambiare le cose. O almeno, a gettare il seme per un cambiamento che si potrebbe definire storico per il futuro della scienza in Italia.C'era un silenzio quasi totale, e un'attenzione addirittura insolita, all'incontro che ha organizzato oggi alla Triennale di Milano l' Associazione Italiana per la ricerca sul cancro (Airc), nella giornata dedicata alla ricerca. Una sala gremita di studenti delle superiori, specialmente del liceo scientifico, che hanno ascoltato con interesse i progressi della scienza nella cura dei tumori, come le nuove terapie 'a misura di paziente', ma che soprattutto hanno domandato direttamente agli scienziati (non senza un tono di preoccupazione) qual e' il futuro della ricerca in Italia, e cosa sta facendo lo Stato per promuovere il progresso della scienza. Con l'interesse di chi, un giorno, potrebbe diventare una promessa nel campo dell'oncologia, ma teme di non avere i mezzi per farlo.''Negli ultimi cinque anni - risponde Paolo Corradini, oncologo medico all'Istituto Nazionale dei Tumori (Int) di Milano - abbiamo avuto in Finanziaria una costante diminuzione dei finanziamenti alla ricerca, e un taglio continuo dei fondi alle universita'. La ricerca non e' sovvenzionata bene, anzi - precisa - non e' sovvenzionata affatto''. ''Purtroppo alla ricerca servono sempre piu' risorse - aggiunge Attilia Lanza, vice presidente del comitato lombardo Airc - e lo stato non ci aiuta molto. L'Airc riesce per fortuna a riempire dei vuoti; ma senza la vendita delle azalee e delle arance nelle piazze, per raccogliere fondi, neanche i nostri sforzi sarebbero sufficienti''. E la raccolta fondi deve molto proprio ai 400 mila lombardi che ogni anno fanno qualcosa per sostenere la ricerca e che, spiega Lanza, ''sono sempre i primi ad arrivare''.Uno degli argomenti che ha catturato l'interesse di tutti e' stato il nuovo approccio che la medicina sta adottando nella cura dei tumori, quello di una terapia sempre piu' a 'misura di paziente'. ''La nostra comprensione del tumore e degli eventi a esso correlati si e' modificata profondamente negli ultimi 4 anni - spiega Pier Paolo Di Fiore, direttore scientifico dell' Istituto Firc di Oncologia Molecolare (Ifom) - in particolar modo dopo aver capito che non e' importante conoscere solo cosa avviene nella cellula tumorale e nel tessuto malato, ma anche quello che accade nell'ospite, nella persona che ha quel tumore''. Una serie di fattori, infatti, e' capace di modificare il modo in cui un farmaco raggiunge il tumore, ma anche la sua tossicita' per il paziente o la capacita' di aggredire il cancro. ''Noi puntiamo - aggiunge Di Fiore - ad una terapia dove non verranno piu' curati gli stomaci, i polmoni o i colon colpiti da tumore; ma verranno curate le persone con un tumore allo stomaco, al polmone o al colon''.Una delle ultime scoperte su come si origina un tumore si fonda sulle cellule staminali 'cattive', ''una sorta di cellule impazzite, non tanto diverse dalle cellule staminali sane, il cui normale compito e' quello di creare un tessuto o un organo - prosegue il direttore Ifom -. E creare un organo e' proprio quello che cercano di fare anche le staminali 'cattive', che pero' finiscono per produrre un tumore, una sorta di organo aberrante''. La conoscenza delle cellule staminali, prosegue l'esperto, ha rivoluzionato profondamente la conoscenza di come si sviluppa un tumore. Ed e' per questo che, con una certa amarezza e con una punta di sarcasmo, i ricercatori hanno ringraziato durante il dibattito ''chi ci ha risparmiato la possibilita' di continuare la ricerca sulla cellule staminali''.Al termine dell'incontro, gli scienziati sono stati avvicinati da molte persone del pubblico, che non hanno saputo resistere all'opportunita' di una domanda in piu'. Ed e' da qui che forse riparte il desiderio dei giovani di dedicarsi alla ricerca, da questa voglia di mettersi finalmente in gioco. Da qui, e dalla speranza che i fondi per trovare una cura a quello che e' stato definito 'il male del secolo' non arrivino piu' solo dai ''matti per le strade, che cercano di vendere fiori per curare i tumori'', secondo il paradosso sottolineato dallo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli.fonte (ANSA)Raramente faccio copia incolla ma in questo caso è doveroso e per rendere tutti partecipi del livello di degrado della nostra ricerca e di come reperisce i fondi.Ringraziando i ricercatori di quanto riescono a fare col poco che hanno.