Negli angoli di casa

Tornare a casa


Quando vivi in un altro paese, in qualsiasi direzione tu voli stai sempre tornando a casa. È casa quella di ora e quella di allora, e ti senti accolta in entrambe, per diversi motivi.È casa quella, che strozza il respiro già sotto il sole di maggio, quella di polvere  e pacchetti di sigarette vuoti ai margini delle strade, delle scatole dei test di gravidanza incastrate nelle griglie delle caditoie (e sì, l'ho guardato sulla wiki come si chiamano), quella delle notizie gridate da un balcone all'altro, delle parentele, degli intricati vincoli e della lingua madre.Ed è casa questa, che d'inverno ti gela le ossa e ti fa rimpiangere il sole di quelle giornate terse di febbraio, con le labbra tagliate dalla tramontana, quella delle poche amicizie e della lingua strana che vorrei svegliarmi un giorno e zac! saperla capire, saperla parlare, e di quell'altra lingua che mi è sempre più familiare, tanto che la confondo con la mia e a volte faccio degli errori, quegli errori che faceva mia zia quando tornava ogni due anni dall'America, quella grandiosa e potente tutto e niente il bene e il male (cit., se occorre dirlo), e quasi rido di me, di quando dico stampa per timbro, di quando borbotto goddamit! quando non trovo qualcosa, l'America della gente che perde la casa, l'America degli innocenti nel braccio della morte, l'america del crack e dell'AIDS, quella sotto la superficie patinata dei film hollywoodiani, l'america dell'emarginazione e delle patate fritte addizionate di vitamina D...Non so perché mi sia venuta questa tirata sull'america, ma è una vita che non scrivo e mi si potrà perdonare. Si parlava di casa. E della strana proprietà commutativa che fa sì che in circa un'ora e mezza casa sia questa, con mia sorella nel letto di sotto che mi fa ricordare quando era bambina, e adesso afferra bouquet ai matrimoni, casa è questa di cui conosco ogni spigolo, in cui so come avanzare senza quasi produrre suono fino alla stanza, dove so mettermi il pigiama in altrettanto silenzio e salire con agile mossa sul letto di sopra senza svegliare nessuno. Ed è casa anche quella, dove il pavimento trema quando passa il filobus e le strade di notte sono piene di fantasmi, dove chi mi dorme pelle a pelle è il più bel regalo che potessi aspettarmi dalla vita.Tornare a casa, in questo modo, porta con sé un sorriso e una lacrima. E credo che sarà sempre così. Che vedrò la vita di là andare avanti, anzi me la sentirò raccontare, e vivrò la vita di qua con tutte le cose straordinarie e i posti dove non avrei mai pensato di finire, e le persone, così diverse, e il mondo (e il cervello) che si apre. E tutto sommato, ha il suo bello poter prendere un volo a caso e dire "Torno a casa".