Negli angoli di casa

Nelle tue notti lunghe


Chissà cosa pensi tu, nelle tue notti lunghe. Chissà se le stesse ombre ti mordono le caviglie, mentre io respiro pesante e affronto paure e desideri trasfigurati. Nelle mie notti lunghe io discorro con la morte. Non so perché abbia deciso di venire a farmi visita tanto spesso proprio ora. Ma è lì vicina, seduta in fondo al letto, leggera che neanche schiaccia la trapunta, e mi guarda. Non ha bisogno di parlare, lo so cosa mi sta dicendo. Non porta la falce, per quella c'è tempo, ma a volte mi mostra una clessidra. Poi si mette comoda sulla sedia dei vestiti e con un colpo di pollice fa partire la proiezione. Così sulla parete di fronte al letto vedo il momento in cui non potrò più lavorare, ma è sfocato, appena suggerito, e non faccio in tempo a fissarlo nella mente che arriva quello in cui non riuscirò a fare le scale, e mi prende l'affanno come quando torno da qualche viaggio e ho perso l'abitudine ai novantanove scalini. Cambia canale, l'ospite non invitata, e mi mostra sola in un deserto, mi mostra guardare affamata la vetrina di un fornaio, mi mostra la mia stessa mano raccolta a coppa, e i miei denti dentro. Mi mostra te, anzi la tua assenza, mi mostra la tua faccia dietro una rete di protezione, il tuo sorriso storpiato da una cannula nel naso, e qualche volta quando è in vena di scherzare la tua figura di spalle che si allontana per non tornare. Nelle mie notti lunghe non vale a niente pensare alla grande famiglia che mi sostiene, a tutti quei bambini che un giorno saranno grandi e forse, chissà, per la zia matta faranno qualcosa, perché non abbia fame davanti a una vetrina. Non vale a niente pensare che ci penserà mamma, perché mamma - eccola lì nella tv improvvisata, ma non ho voglia di descriverla, fa male - non ci sarà per sempre, e su papà non si è mai potuto contare. Non vale a niente sentire il tuo respiro, la tua vita accanto alla mia. Chissà se ce le hai anche tu, quelle notti lunghe, quando l'unica cosa che ti aiuta a dormire è pensare che sì, forse sarà proprio così, ma che soffocarsi di angoscia ora regala solo granelli sprecati alla clessidra. E alla domanda "Perché proprio ora?" è facile rispondere. Non si può avere paura di perdere quello che non si ha.