angolo... acuto

IPSE DIXIT


Francesca ha incontrato un vecchio collega al parco stamattina, mentre, come al solito, faceva la sua passeggiata prima di entrare al lavoro. Avevano condiviso i primi anni di grandi cambiamenti nell’organizzazione dell’azienda, quasi trent’anni fa, si erano molto divertiti insieme, così giovani, esuberanti e pieni di vita. Poi lui (“era un tipo strano”) si era licenziato in piena ubriacatura yuppies (li ricordate?) in cerca di una carriera e un’affermazione professionale più facile e veloce. Stamattina camminava lento, con gli occhi fissi a terra, triste di tristezza vera, spento. Hanno rivangato un po' di passato. In ufficio Francesca ha voluto farmi partecipe di quest’immagine e di un suo pensiero covato dopo l’incontro, sentenziando:“Quello che a vent’anni è un comportamento stravagante, a cinquanta diventa patologia.”Così anch’io ho seguito lentamente quella figura e le parole che si portava dietro. C’è un fondo di verità che mi inquieta e mi stordisce. Sembra un discorso scontato, ma non lo è proprio del tutto. Una specie di peccato originale, una falla lieve, un neo, che vengono prima tollerati e sminuiti, ma finiscono poi per essere duramente scontati, con tutte le aggravanti e senza indulgenze, in quell’età adulta, matura e fragile al tempo stesso, che sono i cinquant’anni...Riflessioni di un cinquantenne apparentemente “equilibrato”:Piccole manie diventano pericolose ossessioni paranoiche.Lievi sbandamenti diventano incresciose aberrazioni.Semplici malinconie diventano ansie depressive.Innocue trasgressioni diventano patetici esibizionismi.Improvvisi cambi d’umore diventano preludio di manifesta senescenza.Sane avversità diventano nevrosi fobiche.