angolo... acuto

IPOTESI SEMANTICHE


 Mia moglie la chiama pigrizia, a volte scontrosità, spesso snobbismo. Io invece ho sempre avuto il sospetto di essere un po’ dislessico. Intanto, sono sempre stato uno di poche parole, non mi è mai piaciuto parlare per parlare. Se proprio sono costretto, preferisco un colloquio con poche persone e discussioni su argomenti in cui ho qualche conoscenza. Se poi devo parlare in pubblico, devo farmi violenza, prepararmi psicologicamente, costruire il discorso, ripetermelo mentalmente, memorizzarlo, anche fossero solo poche parole. Tutto questo comunque non mi immunizza poi dall’avere improvvisi lapsus, oppure dal trovarmi nel bel mezzo di una frase e non riuscire a recuperare il concetto generale che volevo esprimere. In genere non sono mai pronto per dire la cosa giusta, per impostare una battuta al volo, per rispondere a tono e nemmeno per formulare domande pertinenti… Insomma preferisco scrivere. A scuola avevo 6 all’orale e 9 allo scritto. Ma anche per la scrittura non è stato sempre così semplice. Intanto già all’asilo i cerchietti li tracciavo in senso orario, anziché nell’altro verso come tutti gli altri bambini. E così pure il numero 8 alle elementari. Poi il corsivo è stato da subito un dramma, non sono mai riuscito a legare le lettere con una scrittura fluida e soprattutto comprensibile, quindi ho cominciato presto a scrivere in stampatello. Mi dico che ho pensieri troppo veloci, sia per esprimerli a parole che per metterli per iscritto. Anche scrivendo a computer incrocio le lettere mentre digito sulla tastiera, per paura di perdere il filo. Poi devo continuamente tornare indietro a correggere le sottolineature rosse di word. Insomma, sono un disastro a parlare, un mezzo impedito a scrivere, almeno nella lettura andrò forte! Manco per idea. Va tutto bene se mi leggo il mio romanzo, il mio articolo di giornale, il mio manuale di istruzioni, ma se mi trovo davanti una nota didascalica, un pannello esplicativo, un distributore automatico con le indicazioni d'uso, una pagina web informativa, in cui c’è da leggere più di tre righe, è fatta: capisco fischi per fiaschi. E non perché non intendo quello che sto leggendo, ma per pigrizia visiva (così sostiene mia moglie). Leggo un po’ qua un po’ là, a capocchia, quindi riassumo e traggo le mie conclusioni che, come si può ben capire, non sono quasi mai quelle giuste. Ora, leggendo qui, stasera ne vengo fuori con la reputazione distrutta. Parlandone però qualche giorno fa con l’amica di un amico che fa la logopedista pediatrica, ne sono uscito sollevato e in qualche modo anche (sarò cretino?) orgoglioso del mio handicap. Mi ha spiegato che i miei comportamenti, evidentemente dislessici (avevo ragione!), sono tipici di quei bambini di grande intelligenza che non possono perdere tempo prezioso e inventano, creano, costruiscono il loro mondo, plausibile e verosimile, con … ipotesi semantiche! (grande la capacità evocativa delle parole!)