angolo... acuto

DIARIO DI VIAGGIO: "Australian food"


Non possiamo dire che esista una vera e propria cucina australiana. Questo paese è un crogiolo di razze e culture, ma è evidente che la giovane storia non ha ancora permesso una riuscita mescolanza delle tradizioni culinarie, come per esempio è avvenuto nei secoli nel nostro meridione, creando invece delle mostruosità tipo la pizza all'ananas o la torta Pavlova. Melbourne si vanta dell'enorme quantità e dell'eccellente qualità dei suoi ristoranti. Mentre posso confermare la numerosità dei locali dove si mangia, non ho sufficienti elementi per farne una valutazione qualitativa. Se escludiamo le grandi catene di fast food, in genere di qualità tra il mediocre e il pessimo, si possono trovare ristoranti di cucina tipica di ogni angolo della terra, così puoi scegliere di mangiare libanese oppure magrebino, puoi spaziare dall'Argentina all'Anatolia, dal Messico all'Indonesia, dal Tibet alla Lituania... di Australia ben poca. Anche se in qualche pub è comunque possibile assaggiare i loro piatti caratteristici; l'eccellenza è rappresentata, non fatevi ingannare dal nome, dal Chicken Parmigiana (confidenzialmente detto "Parma"): una fettina fritta di petto di pollo in pastella, sormontata da una grossa fetta di prosciutto cotto, salsa di pomodoro e una fetta di formaggio fuso (tipo sottiletta, ma molto più spessa)... mmmmmh (provate a digerirlo senza averlo innaffiato con un paio di birrette!). Poi, evviva la fantasia, c'è pur sempre il Fish & Chips! Il nostro primo (ed ultimo) F&C australiano l'abbiamo ordinato, e anche qui non fatevi ingannare dal nome, alla Cooperativa Pescatori di San Remo (!) proprio difronte a Phillip Island, un family pack comprendeva due enormi scartocciate di frittura mista, a lenta digestione, ma veramente buona, con limonata e salse in abbondanza. Comunque devo dire che abbiamo spesso mangiato a casa nostra, combinando gli ingredienti locali per arrangiare una cucina il più possibile vicina a quella italiana (non per snobbismo, ma per praticità ed economicità!), oppure siamo stati ospiti di famiglie australiane (grazieaddio di quelle che ancora cucinano!). Uno va lì e si aspetta che mangino bistecche di canguro o spezzatino di opossum e invece mangiano per lo più grigliate di comunissima carne di manzo, di pollo e di agnello e abbondanza di pesce. E offrono un merlot locale buonissimo!Curiosare tra i banchi del supermercato è pure un interessante passatempo mentre fai la spesa: ecco la Nutella della Ferrero, ma australian made, dentro a barattoli di plastica e con un gusto simile (ma non uguale)... il latte nei fusti della candeggina e i succhi di frutta nei contenitori del detersivo per i piatti... e poi l'esasperato salutismo, gli Omega3 nelle fette da toast, "less fat" e vitamine aggiunte dappertutto, il latte "permeate free", il burro con tracce di burro, il biologico ossessivo ("organic or nothing"), la maionese senza uova, senza olio e il 99% di grassi in meno (forse non è maionese?!)... la San Pellegrino che costa quanto una bottiglia di whisky... e infine il ghiottissimo "VEGEMITE" (un composto di lievito di birra e complesso vitaminico B, da spalmare con il burro sul pane), di orgogliosa produzione australiana, confezionato in ogni taglia, dal tubetto da 80 grammi al secchiello da due chili.Un giro infine al Victoria Market è una vera esperienza di vita, in questo immenso mercato coperto nel centro della città, in un'inimmaginabile commistione di profumi di essenze, di dolci speziati e odori pungenti, trovi qualunque cosa, dalla burrata pugliese al chili messicano, dal caffè equadoregno al roquefort, dai salumi austriaci agli involtini primavera, montagne di frutta di ogni forma e colore, ciliegie confezionate come gioielli (e anche con lo stesso prezzo!), grossi pesci oceanici, granchi e aragoste, bistecche esposte come foulard di Hermès, lunghe collane di salsicce... persino, pensate un po', carne di canguro!