Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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Cap. 6 - Mi sento fortunato!

Post n°186 pubblicato il 13 Novembre 2006 da bluewillow
 

Con molta cura Luke Sarton controllò che non ci fossero altri segreti nascosti nella rilegatura del manoscritto di Meredith Blanche, poi passò nuovamente ad osservare la pagina che ne era inaspettatamente emersa.

"Loach Castle..." mormorò nel soggiorno dove solo il piccolo Zap poteva udirlo, come se il suono delle parole potesse aiutarlo a mettere a fuoco qualcosa nella memoria.

Purtroppo il nome non sembrava suggerirgli nulla. C'erano centinaia di castelli in tutto il Regno Unito, molti dei quali avevano più volte cambiato denominazione nel corso dei secoli, secondo le alterne vicende dei signorotti locali. Per capire di quale maniero si trattasse sarebbe occorso del tempo, ma Luke non avrebbe potuto permettersi di sprecare nemmeno un minuto. Per ironia della sorte conosceva un solo uomo che avrebbe potuto trovare rapidamente una soluzione al problema: il professor Julian Pontus.

Pontus era stato,fin dalla giovinezza,un appassionato bibliomane: le ricerche di libri antichi lo avevano portato ad assimilare una conoscenza del territorio che non si limitava a quello che si poteva osservare con i soli occhi, in tempi moderni. Attraverso i resti di vecchi edifici abbandonati, in ogni rovina senza nome, Pontus riusciva a scorgere quello che era esistito nel passato, gli strati di epoche che il trascorrere dei secoli aveva sedimentato. Una dote che gli era tornata molto utile per risalire ai passaggi di proprietà di volumi antichi, per scoprire biblioteche segrete.

"Siamo circondati da tesori, mio caro Luke" soleva ripetergli il vecchio professore "La gente si affanna cercando di non perdere nemmeno un istante, come se vivere ogni giornata fosse una gara a chi arriva primo verso un traguardo immaginario...e mentre tutti corrono, la polvere si accumula su bellezze dimenticate, che gridano per essere riscoperte, per narrarci la loro storia. Tutti vanno di fretta ...e la voce del passato diventa sempre più flebile, fino a che è impossibile udirla. La mia fortuna è che io so ascoltare..."

Ora era la voce di Meredith a gridare dal passato e Luke aveva la sensazione che fosse tutt'altro che flebile, era anzi un urlo acuto che rischiava di spaccargli i timpani.

Per la prima volta Sarton si chiese cosa ne fosse stato realmente di Pontus. Sapeva che aveva fallito nella traduzione del manoscritto della strega. Secondo le regole imposte da Zeb Bell questo avrebbe comportato la perdita dell'anima. Si chiese se fosse ancora vivo: perdere l'anima equivaleva a morire? Pensò che sarebbe stato interessante scoprirlo:nel caso che Pontus fosse in realtà ancora vivo, pur senza anima, si sarebbe spiegato perchè le persone più crudeli fossero anche le più radicalmente prive di spirito.

Prese il telefono e compose il numero di Julian Pontus: sapeva che odiava ogni forma di tecnologia, quindi avrebbe potuto chiamarlo solo a casa, sperando che qualcuno rispondesse.

Dopo un paio di squilli sentì una voce di donna in cui riconobbe subito Beth, la governante di Pontus. La donna esitò prima di rispondere alla domanda su dove fosse il professore "Signor Sarton, in questi giorni si comporta in modo molto strano. Mi ha raccomandato di non dire nulla, soprattutto a lei, ma so che è l'unico con cui sia davvero in amicizia...ecco...forse è solo la vecchiaia, ma davvero non sembra più in sé, la prego gli parli. E' uscito per andare in biblioteca,all'università, ultimamente vi passa giorni interi". Beth sembrava sinceramente preoccupata, evidentemente non sapeva nulla della faccenda della Bell Electronics. Luke chiuse rapidamente la conversazione e si preparò ad uscire. Prese con sé il manoscritto, la traduzione di Pontus e la propria: voleva mettere il vecchio di fronte a prove concrete, impedendogli di arrampicarsi sugli specchi, come era solito fare in qualcuna delle sue trattative per accaparrarsi volumi preziosi.

Anche se era in pensione da qualche anno, Pontus aveva accesso illimitato alla sala "volumi antichi" della biblioteca dell'università. In cambio del favore accordatogli, si limitava ad aiutare qualcuno dei colleghi più giovani nelle proprie ricerche. Era diventato una sorta di bibliotecario ad honorem. Di solito occorreva prenotare con sufficiente anticipo una incursione nell'area protetta dove venivano conservati i libri più preziosi, mantenuti a temperature controllate. Potevano accedervi solo pochi studiosi alla volta, per timore che variazioni eccessive nella composizione dell'aria e nella temperatura potessero arrecare danno ai volumi. Se però Luke avesse detto di dover consegnare qualcosa a Pontus, avrebbero chiuso un occhio:di solito non facevano problemi per brevi visite e sapeva di essere un volto noto nell'università.

Quella mattina però la bibliotecaria sembrò piuttosto rigida "Mi spiace signor Sarton, sa quali sono le regole. Ci sono già altre quattro persone nell'area, dovrà attendere" disse la donna senza guardarlo direttamente in volto, toccandosi nervosamente gli occhiali. Eppure di solito era piuttosto cordiale. Luke guardò il cartellino con il nome che la compunta bionda di mezz'età portava al petto: Joanna Miller. "La prego Joanna è molto importatante..." disse, ma nel pronunciarne il nome gli sovvenne della lettera d'amore che aveva trovato stampata all'interno della traduzione di Pontus "a Joanna". Forse Beth ignorava tutto, ma Joanna sapeva.

Scavalcò rapidamente la donna e prese uno dei pass magnetici che le erano accanto: "Mi spiace, ma mi ci ha costretto" disse Luke, poi si allontanò rapidamente, mentre Joanna prendeva il telefono " per chiamare le guardie" pensò Sarton. Doveva fare in fretta.

Una volta inserito il pass le porte del locale si aprirono: un ampio tavolo si trovava proprio davanti all'ingresso, circondato da numerosi scaffali di libri disposti intorno su tre lati, su varie file. Ma non c'era traccia di alcuna né di Pontus, né di altri. Solo l'interfono aveva la cornetta staccata. Forse dopotutto Joanna non aveva chiamato le guardie.

Sapeva che c'era una sola uscita, il professore era in trappola. Tese le orecchie per percepirne il rumore."Julian so che sei qui" gridò nella stanza apparentemente vuota. "Non ti farò del male, devi aiutarmi". Nessuna risposta.

Giocò la sua ultima carta " Se riuscirò a tradurlo oltre ai soldi, vincerò...la tua anima!" Luke sentì un tonfo provenire da dietro uno degli scaffali e si precipitò rapidamente verso il vecchio accademico, che aveva lasciato cadere alcuni libri, colto di sopresa dalle parole del giovane.

Nonostante le proprie promesse, Luke sentì montare il rancore dento di sé ed una volta raggiuntolo afferrò l'uomo per i risvolti della giacca di tweed. "Perché..." ringhiò fra i denti "Perché fra tutti i tuoi dannatissimi allievi hai scelto me?" disse scuotendolo.

"Mi spiace, mi spiace Luke..io non volevo..." disse l'uomo con voce rotta, tremando, quasi fra le lacrime. Di colpo Luke vide davanti a sè solo un codardo canuto, con gli occhi stravolti e la barba, di solito sempre ben curata, lunga di giorni.

"Io...non sono più lo stesso. E' come se fossi metà di quello che ero. Ora sono solo uno schiavo. Ti ho scritto, me ne vergogno...non sai quanto. Almeno una parte di me si vergogna...L'altra è di Zeb Bell. Sono un mezz'uomo Luke...non che in realtà sia stato mai un gigante..." Strane parole in bocca a Pontus, l'umiltà non era certo uno dei suoi pregi.

Luke sentì la collera defluire del tutto. Non era il caso di perdere altro tempo prezioso. In breve spiegò a Pontus della parte segreta del manoscritto, gli mostrò la propria inutile traduzione.

Gli occhi di Pontus divoravano avidamente la nuova pagina, con sguardi di autentica sopresa. Non aveva evidentemente idea che quella parte del libro esistesse e non sembrava averne capito a fondo il significato. Luke evitò di rivelargli le sue intuizioni sulla parte mancante del manoscritto e gli chiese solo di Loach Castle , se sapeva dove fosse. Pontus sembrava afflitto.
"E' del tutto inutile Luke. A cosa servirebbe tradurre quel manoscritto, quando quello che scrivi cambia continuamente?"

Luke non capiva " Cosa vuoi dire?"

"Non te ne sei accorto?" fece Pontus. Strappò di mano a Luke la copia che aveva redatto e consegnato a Selina, aprì nel mezzo la traduzione , c'era una poesia di Emily Dickinson. Poi richiuse la pagina, tenendo il segno del punto dove si trovava la poesia con un dito.Riaprì la pagina, ma ora c'era invece un lungo discorso, uno di quelli che aveva tenuto nel corso delle tante cerimonie di apertura dell'anno accademico.

"E' vivo Luke, così come il manoscritto. La realtà cambia continuamente. Tu, la traduzione e il manoscitto, ed anche una parte di me che l'ho tradotto. Siamo tutti legati. Le parole scorrono nei libri, così come nella tua testa i pensieri."

Luke si sentì sconfortato: aveva in mano un libro maledetto, che non poteva in alcun modo essere tradotto e nemmeno distrutto senza che una qualche punizione fisica si abbattesse anche su di lui. E forse anche su Pontus. Gli chiese se aveva provato qualche strana sensazione nel corso della mattinata: il professore capì al volo cosa intendesse, era proprio stato il colpo inferto da Luke al libro a provocargli la strana reazione che aveva allarmato la sua governante.

"Andiamo Julian,sarai anche a metà delle tue possibilità, ma ho bisogno di sapere qualcosa di più su Loach Castle, devi aiutarmi" infine disse il giovane.

Pontus sembrò riscuotersi dal suo incupimento. Cominciò a tirare fuori volumi dagli scaffali ed iniziarono così ore di ricerche. Del tutto infruttose.

Alla fine della serata,  Loach Castle era ancora un miraggio, un nome su una pagina perduta, forse un sogno.

Infine dovettero abbandonare la sala "volumi antichi". Luke fece ritorno,sconfortato,al proprio appartamento. Ancora una volta la clessidra era la sola luce nel piccolo loft, ma almeno ora Zap gli corse incontro festoso. Nella penombra scorse il portatile, lo aveva lasciato a ricaricare dalla mattina. Improvvisamente ebbe una idea che lo colpì nella sua semplicità: acccese il pc e si collegò ad internet. Si portò su Google e digitò " Loach Castle", dopodichè in un impeto di autoironia cliccò su "mi sento fortunato". Si aprì la seguente pagina (N.d.A: si fornisce la traduzione italiana):

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Soggiorna nelle antiche stanze di Meredith White, l'antica strega scozzese!

Visita il museo a lei dedicato e trascorri una notte indimenticabile nella casa infestata dai fantasmi.

Telefona al 555-******** !

Margareth e Mary, attuali discendenti della strega, dirigono la locanda che fin dai tempi di ....

Il resto era una accozzaglia di improbabili citazioni storiche.

Ma ora Luke sapeva una cosa: Meredith alla fine non era partita per le Americhe.

[continua...]

Potete trovare i capitoli precedenti a questi indirizzi:

Cap.1 - Una lettera

Cap.2 - Il manoscritto

Cap.3- Tempus Fugit

Cap.4 - La strega

Cap.5 - Doppio legame

 
 
 
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Se volete leggere altre definizioni simili e più divertenti (magari vi torna comodo) potete trovarle QUI

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