L'angolo di Jane

Inediti 'autore: mini recensione collettiva


Di solito non faccio recensioni cumulative di gruppi di libri, ma ho interrotto la raccolta degli inediti d'autore del "Corriere della Sera" (una serie di mini-volumetti, scritti da autori italiani che probabilmente per una buona metà  hanno ravanato in fondo al proprio cassetto più sperduto, hanno trovato un foglio impolverato e pieno di cancellature e hanno deciso che, per un 1 euro di prezzo al pubblico, quanto trovato poteva anche andare bene) per diversi motivi, fra cui il fatto che non riesco mai a trovarli, se non facendo chilometri e chilometri sotto il sole cocente per arrivare in edicole sperdute, a meno di non svegliarmi all'alba, una ipotesi che ho contemplato per circa 5 buoni secondi, prima di accantonarla come : a) impossibile per me b) semplicemente assurda per chiunque c) improponibile alla luce del valore medio delle opere proposte .Quindi ecco un breve commento per ciascuno dei quattro volumetti che ho letto, oltre a "Super Santos" di Roberto Saviano e "La lince" di Silvia Avallone che ho invece recensito singolarmente.La profezia - Sandro Veronesi
Sotto la forma di una profezia che l'autore sembra rivolgere a sé stesso "Io so chi sei, Alessandro Veronesi, conosco l'animo tuo, e ti dico che ti adopererai e ti industrierai affinché tuo padre non muoia in un letto d'ospedale", lo scrittore racconta in  realtà il travagliato trapasso del genitore, da tempo malato, e dell'autentica odissea fra cure palliative del dolore al limite dell'eutanasia e della buona dose di indifferenza e ipocrisia in campo medico, relativamente ai trattamenti di fine-vita.La figura di un padre un tempo sempre forte e sicuro di sé, viene sgretolata da quella dell'uomo malato, sperduto e bisognoso di rassicurazioni e pietose bugie, in un rapporto genitore-figlio ribaltato e sconvolgente per lo scrittore.Il tema è certamente molto difficile, anche per l'ovvio e fortissimo coinvolgimento emotivo dell'autore, ma Veronesi è piuttosto bravo nell'aderire alla realtà, senza cadere nell'elegiaco e senza nascondere le proprie debolezze. Uno racconto questo in cui forse molti potranno rivedere esperienze personali del tutto analoghe. Certamente un libro tristissimo, ma non poteva essere altrimenti, visto che per i malati terminali e le loro famiglie non c'è certamente un supporto adeguato in questo paese, dove una morte serena è per molti pura utopia.La mia vita - Fabio Volo
Abbandonati per una volta i panni del trentenne single, perennemente in cerca d'amore, Fabio Volo si propone nell'inedita veste di una voce narrante femminile, quella di una donna delusa da un matrimonio felice solo in apparenza, tenuto in piedi solo dalle convenienze sociali.Rievocando il passato, la protagonista ricostruisce la storia di una progressiva disillusione e trova la forza di liberarsi dai lacci che la vincolano ad una vita che non ama.La storia forse non sarà delle più originali, ma l'esecuzione del tema è ben riuscita: il personaggio principale è tratteggiato in maniera assolutamente efficace, dando credibilità e spessore al racconto.Il miele e il sentimentalismo non mancano , ma sono ben spalmati lungo il percorso: il libro è nel complesso equilibrato e, considerando la spazio ristretto in cui deve svilupparsi tutta la narrazione, piuttosto denso (nel senso che in poco spazio c'è un vero racconto e non solo un abbozzo, come per altri libri di questa collana).Sotto la Luna - Carlo Lucarelli
Il morso gotico del lupo mannaro (il sodale dell'onnipresente vampiro, che invade le librerie da un po' di annetti a questa parte) deve aver preso al polpaccio anche l'insospettabile Lucarelli.Prima di potersi iniettare un'antirabbica, o procurarsi un proiettile d'argento, lo scrittore ha deciso di scrivere un racconto la cui ambientazione ricorda vagamente "Il tempo di uccidere" di Ennio Flaiano (molto, molto vagamente, sia chiaro), con sfondo l'Africa della seconda guerra mondiale e per protagonista un soldato che si aggrega, per noia, alla compagine di un misterioso ufficiale, i cui sottoposti muoiono sempre in battaglia.L'idea non sarebbe nemmeno tanto malvagia, a parte ovviamente l'ipersfruttamento del tema lupi antropomorfi, se non fosse che il racconto è incredibilmente compresso e che in realtà l'azione principale del volume, con il disvelamento del mistero, è piuttosto insipida e appare come l'abbozzo di quello che dovrebbe essere. La tensione e il mistero si sciolgono come un ghiacciolo al caldo africano, lasciando una pozza informa e appiccicosa di attese, al posto di una rinfrescante storia adrenalinica.L'amore del mondo - Daria Bignardi
Ho letto le recensioni di libri di Daria Bignardi: sono belle, ben scritte, pensate da una persona intelligente.Ma chi cavolo ha scritto allora questo libro?No. Non è stata lei. Non è possibile.Per citare Crozza "Ragazzi...ma siam pazzi?".Quella donna che fa le interviste barbariche, che se vede uno grasso gli dice "Ma lo sa che lei è proprio grasso?" e che se una ha la madre che le sta antipatica dice alla figlia "Ma lo sai che tua madre è proprio pazza?", mi va a scrivere questo libro qui?In cui una casalinga sull'orlo di una crisi di nervi, dice che l'unica cosa che la fa restare in vita è....santo cielo..."l'amore del mondo?"Che a farla resistere è la bontà disseminata qui è lì nella inquinata metropoli di Milano, come ad esempio: un barista a cui non fa schifo che hai l'herpes, o un commercialista che parla del più e del meno con una barbona (capita, eh, come no), o un gruppo di galeotti che al compleanno ti mandano un telegramma, non per chiederti una lima per evadere, ma per farti tanti auguri, visto che sei la migliore assistente sociale della terra? Sì, insomma tutta roba, assolutamente realistica!Ma, la cosa peggiore, purtroppo non è lo zucchero a fiumi. E' la noia ad oceani.La narrazione procede di banalità in assurdità, con ritmo lento ed esasperante.L'idea forse era quella di raccontare di come anche una donna apparentemente realizzata, possa scivolare nella depressione, a causa dei sogni irrealizzati.Il risultato è che sembra di leggere la storia di una tizia che a momenti si suicida perché se chiede al marito di cucinare la sera, quello sa solo fare hamburger e pasta al burro. Ecco, forse dopo un mese di pasta al burro, si può anche pensare che la vita non valga la pena di essere vissuta, ma Dio nella sua infinita misericordia ha creato le pizzerie e il cibo congelato, nessuno dovrebbe mai dimenticarlo.... Pensateci, se meditate un gesto estremo...Rimango assolutamente convinta che questo sia solo un incidente di percorso. Sono certa che Daria Bignardi sappia scrivere cose migliori, me lo auguro almeno con tutto il cuore, perché il racconto breve è un genere sottovalutato, ma in realtà difficilissimo e forse la scrittrice ha preso il compito affidatole un po' sottogamba.