L'angolo di Jane

Il mago di Oz - L. Frank Baum


Titolo: Il mago di Oz Titolo originale: The Wonderful Wizard of Oz Autore: L. (Lyman) Frank Baum Traduzione: Francesca Pacchiano Illustrazioni in bianco e nero: William Wallace Denslow Casa editrice: Newton Compton pag: 137 costo: 6 €Bisogna giudicare l'opera o l'autore?Io sono tra coloro che ritengono che si debba giudicare un'opera indipendentemente dalla biografia di chi l'ha scritta, tuttavia alla fine di questa recensione troverete alcune informazioni sull'autore de "Il mago di Oz" e se avete davvero amato questo libro vi avverto che non vi piaceranno per niente: fate conto che come Morpheus in "Matrix" vi stia offrendo la scelta fra un pillola rossa ed una pillola blu, fra vedere cose che non vi piaceranno per niente o continuare a dormire sonni tranquilli.So per esperienza che, al contrario dei film dove tutti sono coraggiosi, la gente preferisce di solito ignorare ciò di cui ha paura o che semplicemente la infastidisce: anche io avrei potuto ignorare questo pezzo della biografia di Baum, ma proprio non ci riesco. Nonostante la mia coscienza mi dica che "Il mago di Oz" è davvero una bellissima fiaba e non ha alcun punto oscuro, non posso fare a meno di pensare che ci sono idee così sottili e subdole da riuscire ad infilarsi di soppiatto nei posti più inaspettati, quindi mi sembra giusto offrire una informazione completa e offrirvi una scelta  più consapevole delle vostre letture.Il libro
Scritto nel 1900 "Il mago di Oz" (noto anche come "Il meraviglioso mago di Oz"), corredato da  un gran numero di illustrazioni a colori del disegnatore William Wallace Denslow, divenne subito un grande successo editoriale, tanto da spingere il suo autore L. Frank Baum, dalla carriera costellata da una lunga serie di insuccessi come fondatore di giornali e direttore di teatri, a scriverne ben tredici seguiti, gli ultimi due dei quali furono pubblicati postumi e probabilmente furono in gran parte rivisti da Ruth Plumly Thomson, scrittrice per bambini che continuò poi la serie di Oz con altri diciannove volumi pubblicati fino al 1976, anno della morte della scrittrice.Dalla storia furono anche tratti vari adattamenti teatrali, musical ed un famoso film del 1939 con la diciassettenne Judy Garland nella parte della protagonista Dorothy, anche se nel libro questa è in realtà una bambina.Le avventure della piccola Dorothy, una bimba orfana che vive con la zia Em e lo zio Henry nel Kansas, iniziano quando un ciclone solleva e porta via la casa nella quale la bambina è corsa per salvare il suo cagnolino Toto, durante una furiosa tempesta. La casetta viene trasportata, senza danno per i suoi occupanti, nel magico mondo di Oz ed atterra proprio sopra la perfida strega dell'Est, le cui scarpe argentate (eh già, non sono affatto rosse come nel film!) spuntano da sotto l'abitazione di Dorothy.Ad accogliere con giubilo la fanciulla ci sono i Munchkin, da sempre oppressi dalla strega dell'Est, che salutano la bambina come una salvatrice, e la buona strega del Nord, che consegna a Dorothy le scarpe magiche della ormai defunta strega cattiva, senza però rivelarle il loro potere,  le dà un bacio sulla fronte che la contrassegna con un marchio protettore, e le consiglia di recarsi alla città di Smeraldo seguendo la strada di mattoni gialli, dove il potentissimo mago Oz riuscirà a trovare un modo per rispedirla nel Kansas.Lungo la strada Dorothy incontrerà alcuni compagni di viaggio: lo Spaventapasseri, che è convinto di essere stupido perché ha la testa piena di paglia, L'uomo di latta, che pensa di non avere cuore perché è fatto di metallo, ed il Leone Codardo, che si vergogna terribilmente di non essere abbastanza coraggioso. Tutti e tre decideranno si seguire
Dorothy per andare dal grande Oz: lui potrà infatti dare un cervello allo spaventapasseri, un cuore nuvo allUomo di Latta e il tanto agognato coraggio al Leone.L'intera storia è una specie di allegoria del potere delle false credenze e dell'effetto condizionante delle parole: spesso l'opinione che abbiamo di noi stessi e degli altri è basata solo su idee preconcette, su parole che leghiamo erroneamente alla nostra immagine mentale, totalmente slegate dalla realtà.I tre compagni di Dorothy dimostreranno lungo il percorso di possedere già tutte le qualità che desiderano e lo stesso Oz si rivelerà infine un mago potente solo a parole, una specie di impostore che però si giustificherà dicendo:"Come posso evitare di comportarmi da imbroglione, quando questa gente mi costringe a fare cose che non si posono fare?"  (una frase che ben più di un truffatore deve essersi ripetuta fin dai tempi più antichi)."Il mago di Oz" è un invito a credere in sé stessi, a trovare dentro di sé le risorse per affrontare le difficoltà della vita senza cercare scorciatoie, attingendo alla proprie qualità.E' anche un fiaba che dimostra come siano vere solo le cose che si credono tali e come sia grande il potere mistificatorio della menzogna e di una informazione non corretta, soprattutto quando non ci fanno mai domande e si accetta ogni cosa passivamente e acriticamente.La fiaba è francamente bellissima, non ho dubbi su questo. Con il suo invito a non considerare le apparenze, sembra dimostrare che ognuno dovrebbe essere giudicato solo per quello che è e non per quello che dice di essere, o sulla base di pregiudizi.Ecco perché quanto segue, mi ha davvero sconvolta.Pillola rossa o pillola bluFrank Baum non ebbe una carriera molto felice. Figlio di un ricco petroliere, che tentò di assecondare il figlio nella propria propensione per l'arte, ebbe una lunga serie di insuccessi che lo portarono a dilapidare lungo la vita il suo patrimonio. Fondò numerose riviste che poi fallirono (di cui una dedicata interamente all'allevamento di polli), comprò un teatro, ma questo bruciò, aprì un piccolo bazaar, ma per la sua propensione a fare credito a tutti finì ben presto per essere sommerso di debiti. Divenne venditore porta a porta di porcellana, professione che abbandonò solo quando ebbe successo con la serie di Oz, ma i primi del '900 investì molto denaro nel nascente cinema, che però perse ancora una volta.Va detto che lottò per il diritto di voto delle donne, cosa forse inevitabile avendo sposato una attivissima suffragetta.C'è però un increscioso episodio nella vita di questo autore, apparentemente troppo sognatore per riuscire ad accumulare a lungo il denaro.Nel 1890, dieci anni prima di scrivere "Il mago di Oz", Baum scrisse due articoli sull'Aberdeen Saturday Pioneer: il primo fu scritto il 20 Dicembre 1890, il giorno dopo la morte di Toro Seduto.Il secondo il 29 Dicembre 1890, dopo che fu compiuto un incredibile massacro di nativi americani in una riserva indiana nel sud dello stato del Dakota, nel quale lo stesso Baum risiedeva.In entrambi gli articoli Baum sostiene e approva il genocidio dei nativi americani, giustificando  il loro totale sterminio (testuali parole "We cannot honestly regret their extermination " nella prima lettera del 20 Dicembre)  e addirittura lamentandosi che nella strage del 29 Dicembre le autorità non siano state addirittura più determinate nell'eliminare dalla faccia della terra gli indiani.Potete leggere estratti degli articoli sul wikipedia inglese, nella voce dedicata a Baum.Non ci sono parole per esprimere un biasimo sufficientemente grande nei confronti degli articoli di Baum. Le idee che devono averlo portato a scrivere cose tanto tremende sono così orribili, disumane e agghiaccianti da annullare qualunque possibile giustificazione dovute all'ambiente, ai condizionamenti storici o all'educazione ricevuta.  Qualcuno sostiene che benché il più noto libro di Baum "Il mago di Oz" non faccia riferimento alcuno ad idee razziste, altre sue opere invece mostrino la scarsa considerazione per nativi americani e neri, spesso considerati con disprezzo.Solo nel 2006 alcuni discendenti di Baum hanno chiesto scusa ai Sioux per i possibili i possibili danni causati dagli articoli dello scrittore.Questa notizia mi ha semplicemente scioccata, ho trovato inevitabile farne cenno in questa recensione, perché "Il mago di Oz" sembrerebbe sostenere proprio il contrario di quanto Baum invece scrisse nei suoi articoli razzisti: non badare all'apparenza, non giudicare solo l'esteriorità.Ci sono cose credo che nessuno potrà mai capire dell'arte e del processo creativo: può l'arte tirare fuori il meglio anche da un uomo che nasconde qualcosa di pessimo dentro di sé?  Onestamente non lo so: come il mago di Oz, che in fondo è un impostore ed un imbroglione, forse anche Baum ha saputo costruire bene la sua maschera e i suoi molti ego alternativi.