L'angolo di Jane

Vera - Elizabeth von Arnim


Alcuni sostengono che solo i bravi scrittori sanno vedere nello scacco, nell'umiliazione e nella sventura del materiale per la propria arte, cosa che richiede indubbiamente della grande capacità autocritica. Forse Elizabeth von Arnim doveva essere della stessa opinione, perché seppe trasformare l'esperienza di ben due matrimoni disastrosi in romanzi di grande successo. Alle prime nozze con con il conte tedesco Henning August von Arnim-Schlagentin, che per il suo "buon carattere" aveva soprannominato "Uomo d'ira", l'anglo-australiana Mary Annette Beauchamp (vero nome di Elizabeth von Arnim) deve sia la decisione di buttarsi nella scrittura sotto pseudonimo, mentre il marito pieno di debiti scontava una pena per frode in prigione, sia un tema ricorrente nei propri scritti: quello del pessimo matrimonio e delle sue nefaste conseguenze, che la scrittrice trattò in maniera quasi autobiografica nel suo primo libro, pubblicato nel 1899. L'argomento doveva essere molto sentito, soprattutto in un epoca in cui uomini e donne avevano forse meno occasioni di conoscersi a fondo prima di legarsi per la vita, e il volume dal titolo "Elizabeth and Her German Garden" venne ristampato ben venti volte nel primo anno.Se nella vita coniugale non fu sempre felice, Elizabeth von Arnim ebbe però la fortuna di avere come precettori per i propri figli niente meno che Edward Morgan Foster ( autore di "Camera con vista", "Passaggio in India" e "Casa Howard") e Hugh Walpole (altro noto
scrittore britannico del XX secolo), cosa che mi fa in effetti chiedere se la letterarietà non sia a volte contagiosa o attrattiva...Questo potrebbe essere confermato dal fatto che dopo essere rimasta vedova nel 1910, Elizabeth von Arnim si consolò fra le braccia di H.G. Wells, uno dei padri fondatori della fantascienza (un titolo fra tutti "La macchina del tempo"), relazione che durò tre anni.Successivamente la scrittrice ebbe la brillante idea di risposare nel 1916 un altro uomo fatto del medesimo stampo del primo coniuge, ovvero con un pessimo carattere: questa volta niente precettori famosi, ma il soggetto in questione, tale Earl Russell, era fratello del filosofo Bertrand Russell che vinse un premio Nobel per la letteratura (ma sospetto fosse perché non esisteva un premio Nobel per la filosofia...), cosa che sembrerebbe attestare il fatto che la letterarietà possa essere contagiosa. Questa volta il matrimonio finì in una separazione e due anni dopo, nel 1921, la scrittrice diede alle stampe "Vera", una storia che ancora una volta affronta il tema del matrimonio infelice, dovuto a scarsa conoscenza del partner.La giovanissima Lucy, rimasta orfana dopo la morte del padre, si invaghisce di Everard, un uomo molto più maturo e benestante che incontra in maniera fortuita proprio il giorno del trapasso del genitore. Per una serie di equivoci, avvallati dall'uomo, Everard viene considerato dai parenti e amici di Lucy come un vecchio amico del defunto, e si offre di provvedere a tutte le incombenze burocratiche, divenendo in breve sempre più presente nella vita della ragazza.Everard si mostra a Lucy nella veste dell'uomo affidabile, benevolo e quasi paterno e la giovane finisce per credergli in maniera cieca.Everard ha già avuto una prima moglie, Vera, morta in circostanze che sono ignote a Lucy.L'uomo insiste per avere delle rapide nozze e porta Lucy nella dimora che ha condiviso con la defunta Vera, di fatto allontanandola dall'unica parente rimastale, l'amata zia che si era dichiarata contraria ad una unione così repentina.Ma l'errore commesso da Lucy, l'aver voluto credere, forse per comodità, che ciò che le veniva fatto vedere fosse vero, verrà presto espiato.Everard è infatti un vero e proprio torturatore morale ed impone alla ragazza, e a tutto il personale della casa, una serie di regole assurde che, se non rispettate, ne scatenano le incontrollabili e nevrotiche ire.Con il tempo Lucy ricostruisce tutta la storia del precedente matrimonio di Everard, che ha trasformato la vita di Vera in una prigione.Il libro ha un finale aperto, che lascia intuire che la strada di Lucy potrebbe assomigliare molto a quella di Vera, questo perché la ragazza cerca ostinatamente di vedere tutto con gli occhi di chi vuole amare, piuttosto che con quelli di chi vuole vedere, facendo delle proprie emozioni e dei propri desideri i suoi stessi lacci di schiavitù.Il libro di Elizabeth Von Arnim è una esortazione a non cedere all'illusione, a non scivolare in soluzioni apparentemente facili, ma che spesso si rivelano delle vere e proprie trappole: è una sana doccia fredda che invita a buttare via occhiali troppo rosa per vedere il mondo e ad avere il coraggio di affrontare la realtà, anche se questo può mandare in frantumi sogni a lungo cullati. Sempre meglio che sognare troppo a lungo ed accorgersi che i cocci rotti per terra sono quelli in cui si è disgregata la propria personalità.Il volume ha probabilmente ispirato Daphne du Maurier e il suo celebre "Rebecca la prima moglie" (pubblicato nel 1938), anche se du Maurier ha declinato una perfida figura di prima moglie piuttosto che di marito. Per chi sa l'inglese è possibile leggerne una copia gratuita a questo indirizzo (dal 2011 non c'è più copyright sulle opere di Elizabeth von Arnim, essendo trascorsi 70 anni dalla sua morte, avvenuta nel 1941).