L'angolo di Jane

Tempi che cambiano


Ultimamente sono stata in una libreria che non frequentavo da un po' di tempo e l'ho trovata incredibilmente cambiata: sapevo già che il negozio era stato trasferito in una strada vicina alla precedente, ma non mi sarei mai aspettata di trovarci dentro anche un bar e che la disposizione dei vari settori di libri sarebbe stata totalmente rivoluzionata. Persino l'entrata non è stata delle più felici: ho aspettato che la evidentemente "difettosa" porta automatica finalmente si aprisse, fino a quando una ragazza non mi è passata davanti e ha tirato la maniglia (ai miei occhi chissà perché invisibile), svelandomi di aver passato qualche minuto praticamente spiaccicata sulla soglia in maniera del tutto inutile, con il rischio che la suddetta porta mi finisse anche in faccia.Ma lo shock più grande è stato proprio quello dei primi minuti nella libreria: anziché percepire il famigliare profumo di carta, inchiostro e copertine fresche di stampa, le mie narici sono state inondate dall'odore di caffè e pastarelle e mentre mi guardavo intorno, totalmente smarrita, la prima cosa che i miei occhi hanno captato è stata la presenza di un banchetto pieno di articoli di cancelleria.E i libri, mi chiedevo, dove li hanno messi? Non so perché mi sembrava li avessero nascosti, riuscivo a vedere solo una pila di ultime uscite, già conclamati bestseller, roba che di solito compro solo in casi eccezionali, se non esattamente sotto tortura, visti anche i prezzi.Dopo un po' mi sono resa conto che le tradizionali scaffalature della vecchia libreria erano state sostituite da una disposizione creativa degli stessi: un po' su mensole attaccate a delle colonne, un po' in tavolini centrali, un po' su bassi ripiani metallici, un po', devo dire, anche a cavolo...Ma la quantità totale era così ridotta, che alla fine perfino in preda allo stordimento mi sono accorta che c'era una scala che portava ad un piano superiore. La cosa mi ha infuso speranza, mi sono detta "Forse è lì che hanno messo i libri", basta salire un po' di ripide scale a chiocciola, di legno scricchiolante, e poi finalmente mi troverò in una vera libreria.Ma al piano di sopra la prima cosa che ho visto sono state le porte dei bagni pubblici aperte, la prima cosa che ho udito il rumore di uno sciacquone che risuonava fragorosamene.Dopo circa trenta secondi di autentica paura, in cui ho avuto la precisa sensazione di essere stata teletrasportata per sbaglio in un autogrill, ho visto che l'unico settore praticamente gigante era quello dedicato ai bambini, ma avendo purtroppo superato da tempo l'età dei libri cartoncino spesso con simpatiche illustrazioni, la cosa non mi è stata di grande consolazione.In un settore nascosto ho trovato libri dedicati a materie scientifiche, dove nel reparto dedicato alla zoologia, per motivi del tutto oscuri, o chissà forse per suscitare una risata nel lettore di passaggio (sono quasi certa che la cosa sia totalmente in tono con lo spirito del libro), si trovava "La mia famiglia ed altri animali" di Gerald Durrell che, per chi non lo sapesse, è un romanzo umoristico sull'infanzia dello scrittore, anche se in effetti Durrell è stato anche un noto zoologo.Un'altra ripida scala a chiocciola mi avrebbe portato al terzo piano, ma a quel punto mi sono scoraggiata: quali altri orrori avrebbero potuto attendermi? Magari al piano di sopra c'erano una sala da ballo o i tavoli del bingo, o forse una rivendita di souvenir, non ho avuto la forza di scoprirlo.Dopo essere ruzzolata due volte dalle consunte scale di un museo della mia città, in due diverse occasioni (e sempre sullo stesso gradino), ho un certo terrore delle scale in luoghi pubblici quando mi sembrano un tantino insicure (anche se non posso escludere che quel maledetto museo sia abitato da un'entità sovrannaturale che mi mette lo sgambetto...).In ogni caso, come ho già detto, il mio entusiasmo si era alquanto affievolito, quindi ho ridisceso la scala con la lentezza di un bradipo: penso onestamente che molti anziani ultracentenari mi avrebbero sorpassato agilmente, se ce ne fosse stato lo spazio naturalmente.Appena arrivata al piano terra ho sentito un commesso  scandire chiaramente le seguenti parole, rivolte ad un'altra cliente "I libri per bambini al piano di sopra, guardi lì c'è l'ascensore". Ma perché schiaffano le scale così in bella evidenza, se c'è un ascensore, dico io? (ma tanto non avrebbe fatto differenza: odio gli ascensori più delle scale).Dopo aver preso un libro nel settore fantascienza che, dopo aver cercato per un quarto d'ora fra i ripiani, ho visto praticamente appeso alle colonne creative di cui sopra, mi sono diretta alle casse.Ma qualcuno mi capisce se dico che vedere le gomme da masticare in vendita sul bancone mi ha dato il colpo di grazia (per non parlare del fatto che, per la prima volta nella mia vita, ho pagato la busta della libreria, esattamente come al supermercato)?Ho frequentato quella libreria per anni quando ancora andavo a scuola e nel tempo ha subito molti cambiamenti: all'inizio era molto più piccola e i libri ultra-economici, come i famosi libri a "mille lire", che compravo praticamente a chili, visto che non avevo molto da spendere, erano addirittura relegati in uno stanzino freddo e pieno di spifferi, quasi come se li avessero messi in punizione.Eppure quella libreria di tanti anni fa, che forse oggi non reggerebbe mai la concorrenza dei bookstore alla moda, mi sembra infinitamente più bella di quella moderna che c'è ora: almeno profumava di libri.Sono tornata a casa un po' triste e con la sensazione che si ha quando si rincontra un vecchio amico d'infanzia e ci si accorge che non è più quel tipo con il sorriso sempre stampato in faccia e la zazzera ribelle, ma un tipo un calvo e spento, che riconosci a stento.Una cosa che ti costringe a fare una riflessione su te stessa e a chiederti: "Ma non sarà che sto invecchiando?". E' questa la sensazione che si prova con la vecchiaia? Che le cose cambino solo per peggiorare, anche se a tutti gli altri sembrano migliori?Ammetto che questa insolita sensazione mi fa comprendere meglio certe minoranze, tipo quelle sette che dicono messa solo in latino, o quelli che partecipano ai raduni di vecchie cinquecento: forse anche loro ad un certo punto hanno sentito che qualcuno non amava più qualcosa che per loro andava benissimo così com'era. Ho scoperto in me un lato conservatore, forse potrei fondare una setta dell'ortodossia libraria, i cui principi potrebbero suonare come: "Date alle librerie quel che è delle librerie, e ai bar quel che è dei bar", oppure "Non puoi servire due padroni: o il libro o il bombolone!" e in cui soprattutto sarebbero severamente vietate le scale a chiocciola.Spero in ogni caso che questa moda non si diffonda troppo: c'è un tempo per comprare libri ed uno per la granella di zucchero, uno per sfogliare libri nuovi ed un altro per il mokaccino, c'è un tempo per leggere "bar sport" ed uno per azzannare una vera "luisona"...(scusate, mi esercito nelle prediche della mia nuova setta...)