L'angolo di Jane

Digitale vs Copyright


Recentemente la scrittrice Lucìa Extebarria ha annunciato a sorpresa, in una intervista al Guardian, di volersi ritirare dalla sua attività di romanziera. Il motivo non sarebbe di natura artistica, dovuto magari ad una totale mancanza di ispirazione, ma prettamente economica.L'ultimo libro della scrittrice sarebbe infatti andato molto male nelle vendite nelle librerie spagnole, nonostante i precedenti avessero ottenuto buoni risultati. Il motivo non starebbe nella intrinseca qualità del libro, magari poco apprezzato dai lettori, ma nel fatto, secondo la Extebarria, che il volume è stato ampiamente piratato online, disponibile quindi in maniera del tutto gratuita, contro il costo di 20 € delle copie disponibili nelle librerie.Il numero di copie piratate del libro, secondo quanto stimato, sarebbe infatti di gran lunga superiore a quello delle copie vendute, dimostrando quindi che esiste un effettivo interesse nei confronti del volume, che va al di là del dato ricavabile dagli incassi.Lucìa Extebarria ha dichiarato che potrebbe non scrivere più o forse non pubblicare più in Spagna, dove il volume di denaro generato dalla pirateria è il terzo mondiale dopo Russia e Cina.Le reazioni dei fan non si sono fatte attendere: molti hanno riempito di insulti la bacheca facebook della scrittrice, sostenendo di non avere abbastanza denaro per comprare libri del costo di 20 € e che  un vero scrittore non penserebbe solo ai soldi.La scrittrice ha ribattuto che non ha senso spendere tre anni di lavoro per un libro che poi può essere diffuso gratuitamente, senza alcun compenso per il suo autore.Personalmente comprendo il disappunto di Lucìa Extebarria, ma allo stesso tempo mi chiedo: ha senso, in momento di così grave crisi economica, in una delle economie più disastrate tra quelle europee, quella spagnola, vendere libri al prezzo di 20 €?Forse bisogna pensare a forme alternative di distribuzione dei libri, soprattutto nel campo del digitale, offrendo dei vantaggi al lettore, dovuti al fatto di scaricare legalmente una copia del volume, oppure abbassare drasticamente i prezzi dei libri. Si potrebbero ad esempio introdurre dei contenuti speciali interattivi nei libri, così come si fa con i dvd. Il digitale offre molte possibilità di raggiungere istantaneamente un pubblico molto più vasto di potenziali lettori, persone che magari non entrerebbero mai in una libreria, ma che per il solo fatto di possedere uno smartphone o un tablet potrebbero incappare in contenuto ritenuto interessante.L'editoria deve essere in grado di raggiungere quei potenziali lettori, attraverso la costruzione di una cornice per il libro che ormai non può più essere solo l'elaborazione di una copertina o una campagna marketing affidata ai giornali (sempre più in crisi anche loro), ma fornendo le giuste informazioni in grado di far incontrare lettore e scrittore.Dal mio personale punto di vista, se una casa editrice realizzasse un portale letterario veramente "forte", con pezzi non meramente pubblicitari, ma scritti dai propri autori, potrebbe avere molto più successo che non lamentandosi vanamente contro la pirateria.Gli scrittori devono scrivere, devono essere pagati per scrivere, ma forse scrivere solo romanzi non basta più.Nell'800 Charles Dickens aveva un problema non da poco: la legge sul copyright non valeva in America, così i suoi romanzi venivano pubblicati senza pagargli i diritti.Dickens non si perdette d'animo e per conquistarsi fedeli lettori organizzò dei veri e propri tour letterari, organizzando letture pubbliche dei propri romanzi. A quei tempi uno scrittore del suo calibro poteva riempire un teatro ed  era non molto dissimile da una rockstar.Oggi il teatro di uno scrittore può essere internet: sarebbe bene non lasciare gli ascoltatori a rimirare un palco vuoto.