L'angolo di Jane

Sherlock Holmes: Gioco di Ombre - Film


Questo secondo episodio, molto  liberamente tratto dalle avventure di Sherlock Holmes di sir Arthur Conan Doyle, vede il ritorno sulla scena del muscolare Sherlock (Robert Downey jr.) voluto dal regista Guy Ritchie a tampinare l'amico Watson (Jude Law), ormai prossimo alle nozze con la sua Mary (Kelly Reilly), e a fronteggiare finalmente quello che è il suo nemico per eccellenza nel romanzo originale: il perfido, intelligentissimo, mai sazio di complotti, professor Moriarty.Nonostante questa sia di fatto la prima apparizione in assoluto del celebre antagonista del detective di Baker Street in questa serie di film, la pellicola è ispirata  proprio al racconto che descrive il mortale scontro finale fra Sherlock e Moriarty, scritto da Conan Doyle, dal titolo "L'ultima avventura".Al contrario di quanto accade oggi, in cui finché c'è una goccia di sugo (cioè lettori paganti) gli scrittori spremono come limoni le proprie storie, in serie multi-volume possibilmente decennali, sir Arthur Conan Doyle si era  stufato a morte del proprio personaggio: i fan chiedevano sempre nuove avventure, di cui non erano mai sazi, idolatrando il sarcastico cinismo di Sherlock e adorando indicibilmente l'umile fedeltà del buon Watson, cronista delle sue imprese. Lo scrittore invece, che aveva una serie di interessi vastissima, dalla parapsicologia alle scienze naturali, bramava intensamente di dedicarsi ad altro. Così Conan Doyle decise di far perire Sherlock in maniera eroica nel tentativo estremo di liberare  per sempre Londra dal suo nemico pubblico numero uno, ovvero il professor Moriarty. Avvinti in un abbraccio mortale, durante un'aspra lotta, in "L'ultima avventura" Sherlock e Moriarty precipitavano infatti insieme dalla cima di un'alta cascata, in una caduta certamente mortale.Conan Doyle non aveva però previsto l'ostinazione dei suoi fan: lo subissarono di lettere di protesta, gli dettero il tormento, lo accusarono di averli privati di una delle più geniali menti inglesi.Così lo scrittore dovette tornare sui propri passi e rassegnarsi (per la gioia dei lettori ottocenteschi come di quelli moderni) a far ritornare in attività il vecchio Sherlock, il cui cadavere del resto non era mai stato trovato, inventando la scusa che avesse trascorso tre anni in incognito ad aiutare segretamente il governo inglese.In "Sherlock Holmes: Gioco di Ombre", Robert Downey Jr. dà vita, come già nel precedente episodio, ad una versione del detective che ironizza molto sui classici difetti attribuiti a Sherlock Holmes: l'eccessivo attaccamento a Watson, tale da sconfinare in una vera e propria gelosia, e il suo desiderio di controllare in maniera eccessiva il suo buon amico, che nella versione originale ha molta meno fiducia in sé stesso di quanta non ne dimostri invece l'energico Watson di Jude Law.Alcuni hanno anche ipotizzato che, velatamente, Conan Doyle volesse suggerire l'idea che Sherlock Holmes fosse in realtà gay.Guy Ritchie gioca con il sospetto e mette Sherlock e Watson in una serie di situazioni incredibilmente imbarazzanti, che vedranno addirittura il detective buttare fuori dal finestrino di un treno in corsa la neo-sposina di Watson, per prenderne poi il posto travestito da donna: tutto ovviamente ai soli fini di proteggere i due dai tentativi di omicidio del malvagio Moriarty, ma non possiamo che sorridere alla faccia di un Watson totalmente scombussolato e convinto che l'amico di sempre sia infine impazzito, e di uno Sherlock che, in fondo in fondo, non sembra poi troppo dispiaciuto della situazione, quasi consumasse una specie di vendetta per essere stato lasciato da solo.La ragione della furia di Moriarty è presto detta: Sherlock Holmes è l'unico ad avere intuito che una lunga serie di attentati che stanno sconvolgendo l'Europa sono in realtà pianificati proprio dal perfido professore, che vuole scatenare una guerra mondiale, per lucrarvi sopra.Il film è fondamentalmente una lunga serie di acrobazie ed inseguimenti, nel tentativo di fermare uno degli attentatori e lo stesso Moriarty, in cui Guy Ritchie ricorre spesso all'espediente di mostrare al rallenty le scene che si svolgeranno a ritmo velocissimo di lì a breve, illustrando tutte le complesse deduzioni che portano Sherlock Holmes a scegliere una strategia di lotta piuttosto che un'altra.Ci tengo a precisare che, benché Sherlock Holmes sia spesso descritto come un personaggio estremamente atltetico e risoluto, non era quell'attaccabrighe in vena costante di menar le mani che ne fa questo film, quindi avverto i potenziali lettori delle sue avventure, che ancora non conoscessero gli scritti di Conan Doyle, che in realtà il personaggio originale è uno che usa molto più il cervello che non la forza bruta.Il film in buona sostanza mantiene la formula della pellicola precedente, ma con il vantaggio di una trama decisamente più complessa e meno prevedibile. Chi ha apprezzato il primo capitolo della serie, non potrà che restare soddisfatto anche da questo secondo episodio.Gli amanti del classico Sherlock di carta invece, fra cui la sottoscritta, potrebbero trovare  terribilmente difficile non distrarsi mentre il detective e il suo amico Watson si danno alla lotta acrobatica per una parte un po' troppo consistente della pellicola. Quando poi Moriarty, (che nonostante la sua vantata sopraffina intelligenza è in questa versione un personaggio piuttosto insipido e totalmente privo di umorismo) catturato il suo nemico, appende Sherlock Holmes ad una corda, dedicandosi al classico "monologo da cattivo" in cui lo minaccia di una morte imminente e terribile, non si può davvero fare a meno di sentire una strana eco nella testa che assomiglia molto a "per mille pentoloni d'olio bollente Batman", evocando lo spettro di tutti i cattivi che si dedicano a monologhi, mentre l'eroe fa in tempo a liberarsi, fare stretching, scrivere un paio di lettere agli amici e infine far finire la storia in un happy ending.In sintesi un po' film, un po' fumetto, un po', ma solo un po', Sherlock Holmes.Link:Recensione del primo "Sherlock Holmes" di Guy Ritchie