L'angolo di Jane

J. Edgar - Film


L'ultima fatica di Clint Eastwood nei panni di regista (Million Dollar Baby, Mystic River, Gran Torino, per citare solo alcuni dei suoi film) vede per protagonista Leonardo DiCaprio nei panni del fondatore della FBI J. Edgar Hoover, figura estremamente controversa della storia americana.La lunghissima carriera di J. Edgar Hoover come direttore del Bureau of Investigation, iniziata nel 1924, proseguì per quarantotto anni, attraverso otto presidenti americani, fino al 1972 (ad un certo punto nel film si nomina anche un presidente Hoover e c'è un po' di confusione, perché in effetti J. Edgar Hoover servì, dal 1929 al 1933, proprio sotto un presidente che si chiamava Herbert Clark Hoover, ma i due non erano parenti).Clint Eastwood cerca di rendere conto di una carriera che coincide praticamente con la storia degli Stati Uniti moderni, sulla quale Hoover ebbe un'influenza grandissima.La storia si apre con un J. Edgar anziano, quasi al termine della vita, che detta i propri appunti biografici a giovani scrittori, che cambierà spesso lungo il corso del film, per lasciare memoria della sua azione personale nella costruzione di un dipartimento di polizia federale moderno.La pellicola si snoda attraverso lunghi flashback, nei quali vedremo anche quanto certamente Hoover non detta ai suoi biografi, visti i molti riferimenti alla sua presunta omosessualità, grande tabù per l'epoca.Il ritratto di Hoover dal punto di vista personale è quella di un uomo egocentrico, con seri problemi personali, dovuti ad una madre oppressiva, che riversa nel lavoro ogni sua energia e che per tutta la vita ebbe solo due assistenti onnipresenti: la segretaria Helen Gandy (Naomi Watts) e l'assistente Clyde Tolson (Armie Hammer). Dal punto di vista sentimentale Clint Eastwood tiene fede alle numerose dicerie su Hoover, che non si sposò mai, e lasciò ogni suo bene, una volta morto, al proprio fedele collaboratore Clyde Tolson, imbastendo una storia che lo vede come un omosessuale represso.In una scena del film si vede addirittura DiCaprio indossare i vestiti della madre morta di Hoover ed una collana: indubbiamente la sequenza è una citazione ad una delle più pesanti indiscrezioni sullo stesso Hoover (quasi certamente falsa), dovuta ad una viveur dell'alta società, tale Susan Rosenstiel, che sostenne di aver visto Hoover nel mezzo di un'orgia, vestito da donna.Hoover divenne tristemente famoso per il fatto di aver disseminato di microspie e nastri di registrazione le abitazioni dei più influenti personaggi americani, e degli stessi presidenti che avrebbe dovuto proteggere, tenendo in pugno così i loro segreti più scandalosi, ed è forse per questo che Clint Eastwood cerca di scioccare il pubblico americano mostrando un uomo la cui vita personale era forse piuttosto lontana dall'essere totalmente inattaccabile, secondo i criteri dell'epoca.L'insistere sul gossip, però, è forse un modo per allontanare la storia di Hoover dai suoi punti più spinosi che nel film, al contrario delle dicerie sulla sua vita personale, sono appena scalfite: Clint Eastwood glissa, accennandovi solo brevemente, sul clamoroso omicidio di Kennedy, con il quale Hoover aveva tutt'altro che buoni rapporti. Molti lo hanno accusato di averlo favorito. Forse proprio questo avrebbe dovuto essere il nodo focale del film, ma in verità viene abilmente tralasciato, facendo solo breve cenno al fatto che J. Edgar detestasse tanto JFK che suo fratello.Maggiore risalto viene invece dato a quanto fu fatto alla luce del sole: J. Edgar Hoover ostacolò fortemente Martin Luther King, e i movimenti per i diritti delle minoranze, e nel film si mostra che ricattò King per non fargli accettare il premio Nobel per la pace, che gli fu assegnato nel 1964.Il film però insiste soprattutto sulle azioni più indietro nel tempo realizzate da Hoover, che fanno capo alla fondazione dell'FBI, Federal Bureau of Investigation, precedentemente solo Bureau of Investigation, con limitati poteri.Hoover trasformò l'FBI imponendo che si seguissero criteri investigativi scientifici nelle indagini, ammettendo nel corpo di polizia solo personale qualificato e fisicamente dotato.Inoltre, comprendendo a fondo i meccanismi della comunicazione nei media, tentò di dare far diventare "popolare" l'FBI, in un'epoca in cui i gangster erano quasi eroi, anche per la gente comune: a tale scopo spinse alcuni disegnatori di fumetti a pubblicare storie in cui lui stesso arrestava i criminali più pericolosi, in modo da fare del poliziotto federale non "lo sbirro", ma un ideale eroe.Il caso a cui più di tutti viene dato risalto è però quello dell'assassinio del figlio dell'aviatore Charles Lindbergh, rapito nel marzo 1932 e ritrovato morto a maggio dello stesso anno. Per risolvere il mistero dell'omicidio la FBI lavorò per trenta mesi, seguendo le tracce delle banconote contrassegnate, date per riscatto al rapitore ed assassino, e ricorrendo a tutti i mezzi scientifici a disposizione. La risoluzione del delitto fece ottenere a Hoover più ampi poteri per il suo dipartimento investigativo.Il film di Eastwood ha il duro compito di riassumere in poco tempo una storia decisamente molto lunga: il risultato non è esaltante, sia per il troppo spazio lasciato a vicende che non sono storicamente provate e sguazzano nel gossip, sia per quello piuttosto esiguo riservato invece a importanti questioni moderne (vedi omicidio Kennedy). Seguire tutte le vicende, per chi non sia molto informato sulla storia americana, è forse non molto semplice.A volte si ha la sensazione di seguire una specie di documentario, piuttosto che un film, e questo nonostante il molto spazio lasciato ad argomenti non strettamente storici.Nonostante la non esaltante sceneggiatura gli attori sono invece in gran forma e la triade di attori scelta per raccontare la storia (Naomi Watts, Armie Hammer e Leonardo DiCaprio) è senz'altro all'altezza della situazione.Curioso che, proprio per questo non esaltante film, Leonardo Di Caprio sia dato per probabile vincitore di un Oscar come migliore attore protagonista: sarebbe buffo che finalmente vincesse la meritata statuetta (secondo me avrebbero dovuto dargli l'Oscar da un bel pezzo) proprio per uno dei suoi film più soporiferi.