La segregazione razziale, perpetrata fino agli anni '60 negli stati del sud degli U.S.A., è certamente un argomento scottante per un paese che spesso si vanta di essere la patria della libertà.Forse per questo "The Help", film che parla della vita delle cameriere di colore a Jackson, in Mississippi (uno degli stati un tempo più razzisti d'America), che vivevano per anni crescendo i bambini delle ricche famiglie bianche, proprio durante il periodo della lotta per i diritti civili, ha riscosso tanto successo in patria.Persone che vivevano fianco a fianco proprio con i loro oppressori, ma che finivano per provare autentico affetto proprio quei bambini che un giorno sarebbero stati in prima fila per mantenere privilegi medioevali, basati su ideologie razziste."The Help" non parla di quanto di grande e clamoroso accadde negli anni '60 (la morte di Kennedy, l'uccisione di attivisti per i diritti razziali), se non in modo marginale, ma riesce a mostrare in maniera incredibilmente forte cosa fosse vivere davvero quotidianamente la segregazione razziale, e quanto coraggio occorresse per opporsi a decine di anni di oppressione, all'idea che ci fossero persone destinate "a servire", considerate quasi come proprietà personali dai propri datori lavoro.Skeeter (Emma Stone), ventritreenne aspirante scrittrice, è tornata a Jackson dopo aver terminato l'università. Le sue amiche di un tempo sono ormai tutte sposate e con prole, e fra esse spicca Hilly Holbrook (Bryce Dallas Howard), che coordina una serie di attività fra le giovani signore di Jackson. Hilly non è solo a capo di tutte le attività di beneficenza, professandosi una fervente cristiana, ma è letteralmente ossessionata dal fatto che bianchi e neri debbano restare separati, in particolare è terrorizzata che la sua cameriera di colore possa usare il suo bagno, convinta che qualche letale malattia "nera" possa venirle attaccata. Convince addirittura alcune persone a costruire bagni separati appositamente per i dipendenti, fuori dalle abitazioni e si fa promotrice di un progetto di legge che stabilisca che simili costruzioni diventino obbligatorie.Dopo aver ottenuto un lavoro presso il giornale locale, per curare una rubrica di economia
domestica, Skeeter chiede aiuto ad Abileen (Viola Davis), domestica di colore di una delle sue amiche, per rispondere alle lettere delle lettrici.Stando a contatto con Abileen, non riconoscendosi nelle idee folli promosse da Hilly, Skeeter comincia a guardare con occhi diversi le cameriere di colore, chiedendosi cosa provino ad essere trattata in maniera tanto rude, costrette a seguire regole molto vicine alla follia: tenere i propri piatti e bicchieri separati, stare attente a non toccare le persone bianche nemmeno per sbaglio, non rispondere mai nemmeno alle offese più spudorate, etc.Skeeter decide di raccogliere le testimonianze delle cameriere in un libro che ha intenzione di pubblicare a New York: nello stato del Mississippi, infatti, quello che ha intenzione di fare potrebbe essere considerato un reato. Abileen aderisce alla pericolosa iniziativa, che potrebbe persino costarle la vita, per commemorare il figlio: il ragazzo è infatti morto, perché dopo essere stato schiacciato da una macchina sul lavoro, in una segheria, è stato malamente abbandonato davanti all'ospedale riservato ai neri, scaricato sul marciapiede come un sacco di patate.All'inizio, Skeeter ed Abileen riescono a coinvolgere solo Minny (Octavia Spencer), cameriera licenziata proprio da Hilly, perché colpevole di aver usato il bagno padronale in un giorno in cui all'esterno, dove si trovava quello riservato alle persone di colore, infuriava un tifone.Quando però, come reazione alla lotta per i diritti civili, le repressioni si fanno sempre più crudeli e feroci, moltissime cameriere di Jackson decidono di collaborare e Skeeter riesce a collezionare una serie di storie tanto assurde quanto, a volte, pittoresche.Il film, tratto dall'ominimo libro di Kathryn Stockett, mette in luce che in ogni lotta per un diritto civile ci sono tre tipi di persone: quelli che si battono con coraggio, sfidando ogni pericolo, per raggiungere il proprio obiettivo (Skeeter, Abileen, Minny e tutti coloro che li aiutano), quelli che vi si oppongono per mantenere un privilegio che ritengono sacro (Holly), ed infine una vasta parte di individui che non hanno volontà, non hanno coscienza e si fanno guidare da chi grida più forte (le amiche di Holly).Il male non viene fatto solo da quelli che materialmente compiono atti indegni (chi mette fuoco alla casa di un attivista, chi picchia i manifestanti), ma anche da tutti coloro che, traendo vantaggio dall'oppressione altrui, vivono comodamente nei propri privilegi, chiedendo solo di non essere disturbati nella propria beata incoscienza.Il film è davvero ben riuscito: una storia di amicizia, affetto, coraggio e solidarietà fra donne che cercano di cambiare quello che trovano ingiusto nella società.Le attrici sono tutte adatte al ruolo (perfino l'odiosissima Hilly) e regia (Tate Taylor) e fotografia servono bene una storia commovente e intensa che, benché non nasconda affatto che non c'è sempre un perfetto happy-end, lascia lo spettatore con una sensazione di profondo ottimismo: la strada che porta alla giustizia è dura e lunga da percorrere, ma il senso di libertà che prova chi vi si avventura ripaga delle fatiche e del dolore.