L'angolo di Jane

Il birraio di Preston - Andrea Camilleri


Titolo: Il birraio di Preston Autore: Andrea Camilleri Casa editrice: Sellerio pag: 212
L'autore è Camilleri, lo scenario è Vigata, ma "Il birraio di Preston" non è uno dei tanti episodi della serie del commissario Montalbano, ma un vero e proprio romanzo storico ambientato sul finire dell'800, a pochi anni di distanza dalla fine dalle battaglie che avevano portato all'unità d'Italia.Si può immaginare benissimo che esistessero ancora molte tensioni interne e che la popolazione locale mal si adattasse all'arrivo di autorità nominate dal nuovo regno, persone spesso totalmente incapaci di comprendere le dinamiche del territorio e desiderose di imporsi non solo militarmente, ma anche culturalmente.Come racconta lo scrittore nella nota finale, l'ispirazione per questo libro viene da "L'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia (1875-1876)", pubblicata nel 1969, nel quale è raccontato un episodio di ribellione civile, avvenuto a Caltanissetta nel 1875.Il prefetto locale, il fiorentino Fortuzzi, avrebbe dovuto inaugurare il nuovo teatro della città e volle a tutti i costi che fosse rappresentata un'opera a lui cara: "Il birraio di Preston" di Luigi Ricci, ambientato in Inghilterra. Nessuno sa, a quanto pare, perché Fortuzzi impose, nonostante avesse ricevuto molte proteste, questa quasi sconosciuta opera musicale, ma la cosa suscitò un grande risentimento nella popolazione.La rappresentazione inaugurale del teatro di Caltanissetta fu un vero disastro: fischi, urla, scontri, tanto che dovettero intervenire i soldati armati per placare la folla inferocita.Nel suo "Il birraio di Preston", Camilleri racconta una ottocentesca Vigata, molto simile alla Caltanissetta dei documenti ufficiali, in cui il prefetto Bortuzzi, anche lui fiorentino, decide di inaugurare il teatro locale proprio con la poco amata opera di Luigi Ricci, voluta dal suo quasi omonimo, esistito realmente, Fortuzzi.Il libro si apre con l'infausta conclusione di una simile scelta: lo scrittore immagina addirittura che il teatro sia finito in fiamme (cosa che invece non accadde a Caltanissetta), a poche ore di distanza dalla fine dello spettacolo, forse per vendetta.La vicenda ovviamente non è così semplice come appare, perché gli abitanti di Vigata, sono sì facili alle "fiamme" dello spirito, ma sono anche persone il cui ardore rapidamente si spegne e che non potrebbero provare gusto nel dare fuoco "postumo" ad un teatro (lo avrebbero piuttosto fatto a pezzi durante la rappresentazione, ma non a distanza di tempo), per di più costruito proprio con i loro soldi.Il romanzo è impostato come un lungo racconto a flashback delle vicende che hanno portato alla rappresentazione, in cui emerge che l'azione di distruzione del teatro è incredibilmente più complessa di quanto non sembri, coinvolgendo in realtà dei militanti mazziniani che vorrebbero suscitare una rivolta.Camilleri tratteggia con grande ironia il mondo perduto della Vigata ottocentesca, più ingenuo per molti versi, ma in cui, allo stesso tempo, sono già presenti i germi di quel senso di abbandono e distacco dello Stato, nei confronti della popolazione meridionale, che hanno poi causato l'emergere prepotente della criminalità.La scena della rappresentazione dell'opera nel teatro di Vigata è straordinaria: un crescendo di commenti buffi del pubblico, incredulo di fronte alle strane vicende ambientate in Inghilterra, di cui non si comprende bene l'esatta natura, e che vengono quindi interpretate secondo le usanze locali, che mi ha davvero fatto ridere fino alle lacrime.Attraverso l'intreccio di molte storie diverse, Camilleri crea un intreccio appassionante che mescola con sapienza comicità e tragedia: possiamo ridere delle piccole prepotenze di Bortuzzi, nonché delle sue strane motivazioni, ma non ci viene fatto dimenticare che per tante e simili leggerezze a volte si sono perdute occasioni importanti per creare una unità d'Italia più sentita ed un vero senso dello Stato.