L'angolo di Jane

Franzen, Warthon e l'età dell'apparenza


Lo scrittore Jonathan Franzen ("Le correzioni"), in un saggio dedicato a "L'età dell'innocenza" di Edith Warthon ha pubblicamente dichiarato di ritenere che la scrittrice, pilastro della letteratura americana, sia poco interessante per un lettore moderno perché, a suo parere, era una donna brutta e che certamente sarebbe stata più adatta ad essere letta nel nostro secolo se avesse avuto l'aspetto di Grace Kelly o Jaqueline Kennedy.E' un punto di vista, prima ancora che sessista, incredibilmente idiota: secondo tali criteri (che certamente Franzen non applica a sé stesso) Charles Bukowski non avrebbe mai dovuto mettere in fila due righe e Giacomo Leopardi tenersi a distanza dall'inchiostro. Quando però leggo simili sciocchezze so bene che chi le scrive o le pronuncia non si sognerebbe mai di applicarle all'universo maschile e tanto meno alla propria persona.
Già in passato Franzen era salito agli onori delle cronache per aver attaccato la validità degli e-book rispetto ai libri tradizionali: anche qui lo scrittore sembrava essersi formalizzato sull'apparenza più che sul contenuto, ritenendo che solo la immutabile carta stampata garantisse l'affidabilità di un testo.Quello che ha fatto Franzen con gli e-book e con Edith Warthon è simile: ha guardato l'esterno e non il contenuto.Un libro è l'insieme delle parole che lo compongono e delle idee che lo sostengono, non il mezzo con cui è diffuso.Una scrittrice od uno scrittore dovrebbero essere giudicati per ciò che scrivono e non per la loro apparenza fisica, il loro sesso, la loro brillante vita sociale o il loro fascino personale.Ammetto che sono turbata dal fatto che qualcuno possa osare essere così incredibilmente superficiale, misogino e chiaramente incompetente a giudicare un libro (perché Edith Warthon fa parte del novero dei grandi) e poi godere magari di grande stima in ambiente letterario.Oscar Wilde diceva:"L'arte è insieme superficie e simbolo. Quelli che leggono il simbolo lo fanno a loro rischio. L'arte in realtà rispecchia lo spettatore e non la vita."E' una frase che si applica bene a questo caso, perché quello che emerge di Franzen come lettore di Edith Warthon rivela cose non molte belle dell'uomo e della sua idea delle donne.