L'angolo di Jane

Per vendere un libro si può fare qualunque cosa?


Cosa ne pensereste di una casa editrice e di uno scrittore/scrittrice che per vendere un libro inventasse una serie di bugie senza fine, ad esempio di aver raccolto le memorie di un uomo carcerato ingiustamente da oltre trenta anni, ma che è in realtà un celebre scrittore?Come vi sentireste a vedere un sito per la liberazione di un galeotto inesistente, in cui addirittura si raccolgono firme in una petizione online, esattamente come in tante altre, però vere, in cui si chiede la scarcerazione di un uomo totalmente inventato? O un video in cui ci sono una finta moglie, un finto agente letterario e una finta intervistatrice che parlano delle finte ingiustizie subite da chi in realtà non esiste?Quanto giudichereste abietto qualcuno che per dare sostegno alle sue bugie arrivasse addirittura a creare due false voci di Wikipedia, una sulla Wikipedia italiana e l'altra inglese, con il nome del finto carcerato (per fortuna prontamente cancellate dallo staff dell'enciclopedia online)?E' giusto prendere in giro la buona fede, il buon cuore e forse anche l'ingenuità dei lettori per ammannirgli un libro?Non ho intenzione di scrivere il nome del finto scrittore e della reale scrittrice che hanno realizzato questo imbroglio, perché so che il loro fine è ottenere visibilità e creare polemica e io non collaborerò a perpetuare il loro inganno. Ho scoperto questo imbroglio per caso su Twitter: ne sono rimasta sconvolta, anche perché la casa editrice non è certo piccola o sconosciuta o (credo) in bolletta, ma certamente deve essere pronta a tutto.Però lasciate che esprima tutto il mio disprezzo per questo modo di vendere libri, come se per raccattare un paio di euro e ottenere uno sputo di visibilità fosse lecita qualunque cosa indegna.Quando si crea una finta petizione per liberare un finto carcerato si danneggia la fiducia della gente in questo tipo di iniziative, si danneggia la possibilità per chi ha davvero bisogno di questo tipo di sostegno di essere creduto.Una casa editrice, che dovrebbe essere baluardo della cultura, che invece si prostituisce in questo tipo di strategia di vendita, pensando che tanto tutto vada bene per portare a casa un risultato di vendite, attua secondo me l'equivalente laico della blasfemia: sputa su ciò che è sacro nel mondo della lettura e del web, in cui per essere creduti non bisogna mai e poi mai calpestare verità e fiducia.