L'angolo di Jane

Un anno di legge Levi: a chi piace ancora la legge sullo sconto dei libri?


Esattamente un anno fa entrava in vigore una legge assai poco amata dai lettori: la famigerata legge Levi sul prezzo dei libri che introduceva, per la prima volta, forti limitazioni agli sconti applicabili sui libri. A partire dal 1° Settembre 2011 i venditori possono applicare, di propria spontanea iniziativa, uno sconto massimo del 15%, mentre sconti maggiori sono possibili solo se proposti dalle case editrici, fino ad un massimo del 25% e solo per un periodo di un mese l'anno.  Inoltre se una casa editrice propone uno sconto sui libri, questo deve essere offerto alle medesime condizioni a tutti i venditori, compresi i librai non di catena indipendenti: i famosi piccoli librai che questa legge si proponeva di tutelare.La legge è stata approvata fra la generale approvazione delle case editrici, e con la più ancor generale disapprovazione dei lettori, con l'obiettivo dichiarato di tutelare i piccoli librai, soggetti  certamente più fragili nella filiera del libro, ma con l'implicita riserva che ad un anno di distanza se ne sarebbero valutati gli effetti, per vedere se la limitazione degli sconti avesse avuto un effetto positivo sul mercato del libro.Cosa è accaduto, quindi, in questo ultimo anno? Lettori, librai, case editrici e biblioteche (anche loro acquistano libri), come hanno vissuto questo anno di prova di una legge che limita gli sconti proprio nel momento storico in cui c'è meno denaro nelle tasche degli italiani dal dopoguerra?Secondo l'Istat nel corso del 2011, in cui la legge Levi è stata in vigore però solo quattro mesi, c'è stata una diminuzione nel numero di lettori (ne ho parlato diffusamente qui) e case editrici e librai hanno visto ridursi il numero complessivo di libri venduti.Certamente ad influire su simili dati non c'è unicamente il prezzo dei libri, ma soprattutto il difficile momento economico che riduce all'osso la capacità di spesa dei lettori, eppure c'è un dato sorprendente che non fa riferimento ad alcuna statistica e che getta certamente una luce sinistra sull'utilità della legge Levi.Non sono state forse le case editrici forse le uniche ad esultare per l'approvazione di questa legge? Eppure secondo quanto riportato da Tropico del Libro, proprio alcune più grandi case editrici italiane, Mondadori, RCS e TEA, avrebbero scavalcato le limitazioni di sconto, che possono essere proposte per un solo mese l'anno, riproponendo più volte nel corso del 2012 campagne di sconti del 25%, proprio quelle che, prima della approvazione della legge sugli sconti, venivano reiterate a ciclo continuo e che ci si proponeva di limitare. Sembra che tali case editrici abbiano sfruttato a proprio vantaggio sia la vaghezza nell'individuare i libri da sottoporre a sconto per periodo limitato,  di fatto riproponendo gli stessi i libri in sconto per ben più di un mese, sia il fatto che le multe previste in caso di contestazione sono ben poca cosa per grandi gruppi editoriali.
La domanda più ovvia è: perché le case editrici hanno voluto una legge per poi disattenderla così clamorosamente? C'è in effetti da sospettare che non l'abbiano trovata poi così utile per promuovere il settore editoriale.Personalmente, ritengo non ci sia niente di più odioso di una legge che vale solo per i piccoli ed i deboli, ma che i forti possono infrangere quando vogliono senza conseguenze. Se poi si pensa che la legge Levi è stata proposta sbandierando la sua efficacia nel tutelare i soggetti fragili del mercato librario, la cosa assume contorni paradossali.Ma ci sarà a qualcuno a cui piace questa legge? Cosa ne pensano, ad esempio, i bibliotecari?L'AIB, l'associazione bibliotecari italiani, ha pubblicato uno studio sugli effetti della legge Levi, in cui si mette in evidenza che la limitazione del tetto massimo di sconto, che per le biblioteche è del 20% (a meno che i libri da acquistare non siano in promozione da parte degli editori) ha penalizzato il potere di acquisto delle biblioteche. Ad esempio le 58 biblioteche della Fondazione Leggere di Milano Sud Ovest, per effetto della riduzione di sconto, avranno 5000 acquisizioni annuali di libri in meno rispetto al passato, decisamente non poco.I bibliotecari italiani auspicano che la normativa per la legge sugli sconti veda una revisione almeno per gli sconti consentiti alle biblioteche, vista la loro indubbia utilità sociale, e ritengono che la promozione della lettura non possa svolgersi unicamente pensando a politiche di gestione dei prezzi, ma debba prevedere un rilancio del libro, della lettura e delle biblioteche.Resta da valutare, infine, se davvero almeno qualche piccolo libraio si sia avvantaggiato di questa legge, ma proprio a poche settimane dalla sua entrata in vigore, nell'Ottobre 2011, i librai sardi protestarono per la campagna di sconti di Rizzoli sul nuovo libro di Gianrico Carofiglio, “Il silenzio dell'onda”, sostenendo che non era stato garantito loro alcun margine per offrire lo stesso sconto delle grandi catene, cioè del 25%, mentre la legge Levi prevede proprio che siano offerte le stesse condizioni di acquisto a grandi e piccoli. Sarà cambiato qualcosa da allora o le differenze fra condizioni di vendita a grandi catene e piccoli librai non saranno mutate affatto? Vista la facilità con cui questa legge è stata scavalcata reiterando più volte le campagne promozionali, c'è da dubitare che sia stata rispettata in una trattativa meno alla luce del sole come quella fra grandi distributori e piccoli librai, ma non ci sono dati ufficiali in merito.Cosa ne sarà quindi della legge Levi, sarà davvero sottoposta a revisione?A giudicare da come è andata nell'ultimo anno, credo ce ne sia proprio bisogno.