L'angolo di Jane

Jane Austen tiene in forma il cervello: parola di scienziati!


Alcuni ricercatori dell'università di Stanford, in California, hanno indagato su come cambi l'attività cerebrale dei lettori a seconda che la lettura sia fatta per divertimento o per studio.Alcuni volontari sono stati sottoposti a risonanza magnetica al cervello, mentre nel frattempo veniva chiesto loro di leggere su uno schermo un testo tratto da Mansfield Park di Jane Austen.I volontari, stesi su un lettino all'interno del tubo per risonanza magnetica,  indossavano degli occhiali speciali, dotati di puntatore, che permettevano ai ricercatori di individuare il punto esatto di lettura, su uno schermo posto sopra le loro teste,  man mano che questa procedeva.Una prima porzione dei brani scelti doveva essere letta come una lettura di svago, mentre su un'altra porzione di testo sarebbe stato chiesto di svolgere un breve saggio e pertanto veniva chiesto ai volontari di leggerla come oggetto di studio.La decisione di scegliere un testo di Jane Austen è stata presa dai ricercatori per un motivo ben preciso: avevano bisogno di un tipo di lettura che potesse essere letta sia per autentico svago, perché riconosciuta come piacevole dai lettori, sia come oggetto di studio, perché dotata di sufficiente complessità. Inoltre avevano bisogno di un testo che non fosse molto noto ai lettori e “Mansfield Park” è forse il meno letto dei romanzi di Jane Austen (anche se io ovviamente lo adoro!).I dati raccolti dagli scienziati hanno suscitato un certo stupore. I ricercatori hanno visto che durante la lettura “per svago” si attivavano zone del cervello che non erano affatto collegate solamente alle funzioni di lettura o della comprensione del linguaggio, ma anche quelle legate al movimento, alla percezione sensoriale
e in generale all'attività fisica. Detto in poche e semplici parole: i lettori non stavano semplicemente leggendo un testo, ma stavano “vivendo” quel testo, proprio come se le azioni descritte nei brani scelti fossero reali. Durante la lettura per studio, invece, l'attività cerebrale complessiva aumentava e una più vasta porzione del cervello veniva interessata, anche se in zone differenti da quelle per lo svago, mentre i lettori si impegnavano maggiormente nella lettura: secondo i ricercatori anche durante la lettura per studio venivano interessate zone che non erano collegate solo alla comprensione del linguaggio, ma anche al movimento e alla percezione sensoriale. Quello che ha stupito i ricercatori è il notare come ci fosse una netta differenza nella attività cerebrale fra un tipo di lettura e l'altra, osservando le zone “accese” in maniera differente nel cervello, ma anche come la lettura sia risultata essere una occupazione incredibilmente più complessa di quanto si aspettassero.Questi risultati sono in realtà noti già da qualche tempo: proprio di recente ho recensito il saggio “Dalle parole al cervello” di Livia Blackburne che illustra in maniera molto chiara proprio questo tipo di recenti scoperte sull'effetto della lettura sul cervello, un testo che consiglio a chi voglia avere uno sguardo d'insieme sull'argomento.Leggere, a quanto pare, è un vero e proprio allenamento per la materia grigia e anche se i lettori più accaniti (nonchè tutti gli insegnanti di lettere della Terra) lo hanno sempre saputo, è sempre piacevole averne una conferma scientifica!Se volete saperne di più qui i link ad alcuni articoli che parlano più estesamente della ricerca di Stanford:This is your brain on Jane Austen, and Stanford researchers are taking notesYour brain loves Jane AustenJane Austen Weekly: The Brain and Mind