L'angolo di Jane

Correre fra la folla non è semplice (racconto breve)


Correre fra la folla non è semplice, ma se questo avviene nel mezzo di uno spettacolo notturno all'aperto, mentre la musica sale alta vero il cielo, ad un volume così alto da far vibrare ogni singolo osso del corpo, come se venisse da dentro piuttosto che dai giganteschi altoparlanti ai lati del palco, allora la corsa, per quanto lunga e faticosa, con urti e spintoni da sconosciuti arrabbiati o sorpresi, avrà una sua strana bellezza.  Lo spazio fisico occupato dalle persone diventerà come acqua, le voci si annulleranno schiacciate dal peso delle note e l'impressione sarà quella di nuotare senza alcun rumore, in un posto stranamente silenzioso. In quel momento nessuno potrà sentire il suono di un pianto non più trattenuto, né tantomeno quello decisamente impercettibile di un illusione che va in pezzi.  Arrivata al limite della piazza, senza fiato, Bea rallentò il passo e si addentrò nei vicoli in cui il buio si alternava alle luci di bancarelle traboccanti di merci colorate, circondata da un turba festosa e  vociante nella quale ancora una volta era facile immaginarsi nascosta, invisibile, incorporea. Dopo poco anche quella piccola difesa venne meno. Una mano le si posò sulla spalla e Bea tornò a sentirsi reale, infelice, piena di una rabbia sorda ed inutile, capace solo di creare lacrime inarrestabili.Lorenzo l'aveva vista allontanarsi in fretta, aveva capito, forse addirittura previsto, quello che era accaduto in quei pochi istanti che avevano preceduto la fuga della ragazza e l'aveva immediatamente inseguita. Un'ombra che cerca un'altra ombra più veloce. Peccato che Bea fosse campionessa di corsa: Lorenzo stentava a riprendere fiato, aveva fatto appena in tempo a fermarla. Ora attendeva che l'ossigeno e qualcosa di buono da dire salissero alla sue labbra, in modo da consolare l'amica evidentemente sconvolta.  Non ce ne fu bisogno. "Non dire niente" gli intimò Bea, con la voce rotta. "O non la smetto più" aggiunse, mentre un'ultima lacrima ribelle scendeva sulla guancia. "Me lo hanno detto tutti che era uno così. In fondo lo sapevo. Solo che volevo vederlo da me. Almeno adesso me lo scordo. Sai una cosa? Sono contenta, meglio così". La frase suonò così strana, mentre Bea si sforzava di trattenere il pianto, che le venne da ridere e rise anche Lorenzo.  Rideva e piangeva, mentre l'amico che l'aveva accompagnata a vedere il concerto in cui suonava come batterista il ragazzo che le aveva fatto tante sciocche promesse, e di cui ora riusciva solo a ricordare l'istante in cui lo aveva visto baciare un'altra, pochi istanti prima di salire sul palco, la stringeva in un abbraccio silenzioso.  Le braccia di Bea erano cariche di dolore ed umiliazione, quelle di Lorenzo di un senso colpevole di sollievo. Secondo il copione più scontato, Lorenzo amava Bea, mentre Bea amava un altro. Quelle emozioni fluttuavano su di loro, mescolandosi nell'aria notturna alla loro giovinezza e a quello che entrambi sapevano l'uno dell'altra, anche se i vincoli dell'amicizia avevano steso un velo di silenzio e scritto la parola proibito su quelle parole che ognuno avrebbe potuto dire, per consolare o per ferire."Va bene, non dico niente" disse Lorenzo. "Per me possiamo anche rimanere così" aggiunse, ed un istante dopo Bea si sciolse dalle sue braccia, non dopo un'altra risata imprevista.Bea si asciugò gli occhi, si stropicciò il viso, prese un gran respiro e tentò di tornare, per quanto possibile, ad un stato di calma esteriore.  Mentre tirava fuori dalla tasca un fazzoletto, una manciata di biglietti della lotteria, organizzata per raccogliere fondi per la festa di paese, cadde a terra: "Guarda  che scema sono stata. Li ho comprati solo per fargli piacere, perché sapevo che lui suonava qui".Quegli innocui pezzi di carta divennero il simbolo di un odio bruciante e avrebbe voluto farli in mille pezzi, punirli per la sua imperdonabile ingenuità, farne un rogo come compensazione per la immeritata ingiustizia che aveva trasformato una serata felice in un completo disastro. Li fece a pezzi uno ad uno, ma quando stava per distruggere l'ultimo si fermò: "No questo voglio tenerlo per ricordo. Lo guarderò tutti i giorni per ricordarmi di non credere più a nessuno". Lorenzo fece spallucce, era abituato ai proclami di Bea, alle sue decisioni assolute, inamovibili e presto dimenticate. In quel momento si  sentì un boato e nel cielo apparve, dorato, un fuoco d'artificio. Lorenzo sapeva bene quanto Bea li amasse, la prese per mano e la trascinò correndo in senso inverso al precedente, in un punto rialzato da cui osservarli. "Io spero che ti ricordi solo questi" le disse sorridendo."Sono belli lo stesso, no?".  Bea tentennò: lo erano? Sembravano fuochi diversi da quelli che aveva mai visto prima, illuminavano quella serata in modo diverso, in un misto di splendore e tristezza.Bea prese l'ultimo biglietto, lo strappò in minuti coriandoli che buttò in aria, lasciandoli volteggiare nella fresca aria estiva, mentre l'ultimo fuoco si allargava nel cielo.  "Sì. Sono bellissimi" disse infine.   Su questo racconto ("Correre fra la folla non è semplice") vige il seguente copyright: Tutti i diritti riservati. Autrice: Blue Willow