L'angolo di Jane

American Dust - Richard Brautigan


Titolo: American Dust. Prima che il vento si porti via tutto. Titolo originale: So the Wind Won't Blow It All Away Autore: Richard Brautigan Traduzione: Enrico Monti Casa editrice: ISBN pag: 109 formato: ebook costo: 0,99 € (era in promozione)
"American Dust" è l'ultimo romanzo pubblicato da Richard Brautigan, nel 1982, due anni prima che la vita dello scrittore si spegnesse in modo tragico a causa di un suicidio e, secondo i suoi critici, è probabilmente il libro più autobiografico dell'autore."American Dust" è il racconto in prima persona di un uomo di quarantaquattro anni, che scrive nel 1979, e che sarebbe molto facile confondere con lo scrittore, visto che il nocciolo dei sentimenti, sebbene non lo svolgimento dei fatti, ha una base di realtà troppo spiccata, per non corrispondere a qualcosa di autentico.Tutta l'infanzia del narratore ruota intorno ad un evento cruciale e tragico, avvenuto il 17 Febbraio 1948, all'età di dodici anni, i cui effetti si propagano nel tempo fino al presente: la morte di un coetaneo, a causa di un incidente con il fucile, durante un gioco divenuto fatale.L'infanzia della voce narrante è divisa dal quel fatto tragico in due sezioni distinte, ma che tendono a mescolarsi l'una all'altra: una precedente all'evento, fatta di difficoltà, solitudine, ma anche di fiducia in un futuro vago, ma potenzialmente migliore; un'altra successiva che invece segna l'inizio di una ossessione, di un senso di colpa ed inadeguatezza che forse potrebbero essere nucleo della vita dello stesso Brautigan.Se si è letto anche solo un altro libro di Richard Brautigan (io ad esempio ho letto "Il mostro degli Hawkline"), è chiaro che per questo scrittore la realtà nuda e cruda non sia davvero importante, vista la sua capacità di creare situazioni oniriche, al limite dell'assurdo, ma "American Dust" è invece un libro molto più tradizionale, in cui gli eventi narrati, sebbene a volte poco credibili, potrebbero essere davvero accaduti.A rendere originale la narrazione però, visto che per Brautigan essere differente, a volte anche strano, è un marchio di fabbrica ("Ero un bambino strano. Anzi direi che si potrebbe aggiungere molto"), c'è la sua non linearità, con eventi precedenti e successivi che si mescolano lungo il flusso della narrazione, e addirittura l'uscita dai ranghi della narrazione, con il protagonista che si rivolge direttamente al lettore, a volte dicendo delle solenni bugie (ad esempio che ci parlerà delle sorelle, totalmente ignorate in questo volume).Per Brautigan, la realtà è una dimensione accessoria ai sentimenti, quello che conta non è ciò che è accaduto davvero, perché fuori dal contesto della propria vita nessuno potrebbe con efficacia trasmettere le stesse identiche sensazioni vissute in prima persona, ma il ricostruire qualcosa che riesca comunque a trasmettere in qualche modo quelle emozioni sfuggenti, che per rivivere sulle pagine hanno bisogno di un aiuto da parte dell'immaginazione.Così il racconto di un bambino che vede ogni sera una coppia di corpulenti pescatori scaricare in riva al lago l'intero mobilio di un salotto, tanto per trovarsi più comodi, pescando dal divano piuttosto che su un banale seggiolino portatile, non è magari assolutamente realistico, ma potrebbe pescare da ricordi simili, capaci di scatenare nel lettore le stesse identiche sensazioni, e nasce forse da quella assoluta certezza che l'infanzia è un mondo perduto, dove simile cose sono all'ordine del giorno, mentre nella vita adulta non accadranno mai più."Sembrava quasi una favola a lieto fine nel quadro gotico dell'America del dopoguerra, prima che la televisione azzoppasse l'immaginazione collettiva e rinchiudesse la gente in casa impedendo di dare sfogo alle fantasie di ciascuno con dignità.".Il bambino solitario, che ama parlare con i vecchi, ossessionato dalla morte dei coetanei, tanto più frequente in quei tempi difficili attorno alla seconda guerra mondiale, e che cerca di raggranellare qualche centesimo raccogliendo vuoti di birra, soprattutto quelli di un alcolista che forse è una rappresentazione stessa del Brautigan adulto (che all'alcolismo pagò un caro tributo in affetti e vita distrutti), con una madre assente, distante, ossessionata dalle perdite di gas ma che forse "era l'unica perdita nell'appartamento", è invece certamente il Brautigan reale, almeno in quell'unica realtà che sono i sentimenti.Per i più curiosi, chiarisco che Brautigan non uccise mai un suo coetaneo, come invece sembra raccontare in questo libro. Sul sito ufficiale dedicato allo scrittore è riportato infatti che:"La storia è stata creata mettendo insieme due differenti incidenti. Il primo coinvolgeva Brautigan, il suo migliore amico Pete Webster, e il fratello di Pete, Danny. I tre stavano cacciando le oche nelle paludi di Fern Ridge, vicino ad Eugene in Oregon. Brautigan si separò dagli altri due. Brautigan sparò ad un oca ed un pallino del suo sparo colpì Danny in un orecchio, ferendolo solo lievemente.Più o meno nello stesso periodo, Donald Husband, un ragazzo di quattordici anni, figlio maggiore di un importante avvocato di Eugene, fu colpito ed ucciso nei dintorni di Bailey Hill Road. L'incidente di Brautigan e quello che coinvolse Husband divennero uno solo in questo romanzo".Che il fatto sia accaduto o meno non ha in fondo importanza: l'idea della mortalità, della fine dell'infanzia, legata alla consapevolezza che ci sono errori che possono segnare una vita, rimangono intatti nella loro verità interiore."American Dust" è un libro originale, intenso, perfino commovente, che forse solo per grande sfortuna non fu capito all'epoca in cui fu scritto, nella quale vendette pochissime copie e fu quasi ignorato dalla critica. Un peccato perché merita assolutamente la lettura.