Titolo: Cranford Titolo originale: Cranford Autrice: Elizabeth Gaskell Traduzione: Marisa Sestito Casa editrice: Giunti pag: 176 costo: 7,5 €
“Cranford”, pubblicato a puntate sulla rivista “Household Words” di Charles Dickens, tra il 1851 e il 1853, è forse il romanzo più noto di Elizabeth Gaskell (o almeno lo è sul suolo britannico).Si tratta di un libro molto differente da altre opere della scrittrice, più impegnate sul fronte dei diritti delle donne e della classe operaia e lavoratrice (come ad esempio Ruth,
recensito qui, o “Nord e Sud”) perché differente ne è l'ambientazione: la idilliaca, tranquilla cittadina di campagna di Cranford, luogo immaginario dove il tempo sembra essersi fermato e i costumi sono improntati ad una più calda umanità, assai diversa dai ritmi frenetici e dal mondo duro e crudele della Londra vittoriana ed industriale.Cranford è un piccolo romanzo corale, basato sulla vita di un gruppo di “Amazzoni”, come le definisce la voce narrante, una abitante della vicina Drumble, dal comune nome di “Mary Smith” (ad indicare che il suo è uno sguardo obiettivo e le sue le conclusioni che chiunque potrebbe trarre al suo posto), che non sono affatto guerriere bellicose, come potrebbe evocare la parola, quanto piuttosto vedove e zitelle che affollano la piccola cittadina, costituendone la gran parte della popolazione.La carenza di uomini non sembra però percepita come una tragica mancanza, sebbene il pensiero delle protagoniste corra abbastanza spesso a matrimoni e fidanzamenti, quanto piuttosto come un segno di favore (almeno a parole), visto che la cosa rende possibile una vita assai tranquilla e senza scosse, fatta di riunioni per il tè, visite reciproche e pettegolezzi.Il libro è suddiviso in capitoli che costituiscono dei racconti autoconclusivi, in cui di volta in volta appaiono personaggi la cui storia interrompe il consueto flusso degli eventi, diventando non fatti meramente personali, ma oggetto di interesse, apprensione e discussione per tutta la comunità.Alcuni personaggi spiccano più di altri: ad esempio nei primi capitolo spadroneggia la autoritaria Miss Deborah Jenkyns, grande ammiratrice di Samuel Johnson, scandalizzata, molto ironicamente, dell'ammirazione altrui per il poco solenne Boz, che altri non era che lo stesso Charles Dickens, proprietario della rivista su cui era pubblicato “Cranford”, che con tale pseudonimo firmò “Il circolo Pickwick”. Nei successivi, invece, predominerà la più dolce Matilda Jenkyns, detta Matty, anziana signorina, dalla estrema timidezza, ma benvoluta da tutta Cranford, che dovrà attraversare, nonostante l'età, un lutto, il dolore di un amore ritrovato e poi nuovamente perduto, una debacle finanziaria e persino il ritorno di una fratello creduto morto.La famiglia Jenkins sarà infatti la principale fonte dei racconti di Mary Smith, visto che è proprio quest'ultima ad ospitarla e attraverso le vicissitudini dei suoi componenti ed amici, la narratrice attraverserà circa quindici anni di storia, fino agli anni '50 dell'800, rendendo conto dei cambiamenti nello stile di vita dei suoi abitanti e della loro mentalità.Cranford è un luogo i cui abitanti sono in gran parte di modeste condizioni, ma in cui è assolutamente vietato parlare di povertà: se si va a piedi e non in carrozza è perché l'aria è fresca e passeggiare fa bene, se i rinfreschi sono modesti è per non ostentare una volgare abbondanza, mentre gli abiti sono così fuori moda che è forse a Cranford che fu avvistata l'ultima manica a sbuffo d'Inghilterra, come ci informa Elizabeth Gaskell.Con innegabile ironia, la scrittrice ci descrive i mille trucchi in uso in una cittadina di provincia per mantenere il proprio “rango” e mostrare rispetto per il decoro, come usare una sola candela alla volta, sfruttando la luce del fuoco, ma poi fare in modo che si consumino allo stesso modo, per far credere che vengano usate in coppia, oppure comprare cuffiette nuove (di poco prezzo) e rinnovare abiti, portati da decenni, con molte spille.Nonostante una apparenza piuttosto frugale agli occhi di un qualunque londinese, anche Cranford ha una sua “nobiltà” e nella cittadina ci sono persone considerate più o meno influenti e rispettabili: in cima alla piramide la noiosa, flemmatica, tirchia, “onorevole” Jamieson, la cui forza di carattere però non è tale da riuscire a imporre la propria volontà alla servitù, ma le cui decisioni su chi debba essere ammesso o meno ai ricevimenti sono quasi inappellabili. Più in basso invece persone la cui distinzione non è tale da impedir loro di doversi occupare di faccende disdicevoli come “lavorare”.Nonostante le piccole differenze di classe, Cranford è però un luogo dove vige il rispetto per valori perduti nel mondo londinese: la solidarietà verso le persone in difficoltà, non solo amici, ma anche persone di passaggio, il desiderio di onorare i debiti e di non approfittarsi degli altri, una modestia coltivata con tenacia quasi eccessiva.Cranford è un luogo “fuori moda” e rimpianto, dove i furti non avvengono quasi mai ed un intero capitolo ad essi dedicato si rivelerà poi nato da una serie di fantasie, piuttosto che da fatti reali; un posto in cui gli ultimi motivi di vera paura si debbono ancora al ricordo dell'epoca napoleonica, vissuta nel timore che da un momento all'altro “Bony” (come era soprannominato Bonaparte) si decidesse a sbarcare.Matrimoni a sorpresa, l'arrivo di nuovi vicini, lo spettacolo di un prestigiatore (chiamato “Signor Brunoni” come se “signor” fosse un nome proprio), il fallimento di una banca, sono gli eventi, tutt'altro che epici, che segnano la vita a Cranford, ma considerati importantissimi per i suoi abitanti.“Cranford” è un romanzo della “nostalgia”, ma grazie alla cura con cui Elizabeth Gaskell ci ha descritto questo già evanescente, alla sua epoca, mondo ottocentesco, anche noi possiamo oggi conoscerlo nei dettagli. L'attenzione per le cose piccole, modeste, comuni e per sentimenti tanto gentili quanto ben nascosti, è il cuore di questo romanzo “domestico”, i cui personaggi, se fossero esistiti, si sarebbero certamente scandalizzati non poco di vedersi così osservati e addirittura messi in vendita, sotto forma di libro, in un “pubblico negozio”, ma che proprio per questo è veramente delizioso leggere, sbirciando, in maniera che essi forse giudicherebbero assi sconveniente, nei loro cuori.Di Elizabeth Gaskell ho recensito anche:
RuthStorie di bimbe, di donne, di streghe