L'angolo di Jane

La peste scarlatta - Jack London


Titolo: La peste scarlatta Titolo originale: The Scarlet Plague Autore: Jack London Traduzione: Ottavio Fatica  Casa editrice: Adelphi pag: 94 costo: 9 €Nel riportare la moneta vicino agli occhi, il vecchio non nascose un senso comprovato di mortificazione.“2012” fece con voce stridula prima di abbandonarsi ad un chiacchiericcio astruso. “ Quell'anno Morgan V veniva eletto Presidente degli Stati Uniti dal Consiglio dei Magnati. Dev'essere stata una delle ultime monete coniate, perché la Morte Scarlatta è sopraggiunta nel 2013. Ossignore! Ossignore!... ma ci pensi! Sono passati sessant'anni e io sono l'unico superstite vissuto a quei tempi. Dove l'hai trovata Edwin?”.
Fra le molte attività svolte nella sua turbolenta vita (pescatore, lavandaio, cercatore d'oro e innumerevoli altri), Jack London  può annoverare anche una piccola incursione nel mondo della fantascienza grazie a “La peste scarlatta”, racconto post-apocalittico, ambientato nel 2073, in un'epoca successiva all'arrivo di una grande pestilenza, detta “Morte Scarlatta”.Pubblicato per la prima volta sul “London Magazine” nel 1912, “La peste scarlatta” affronta uno dei temi più cari a London, quello della lotta per la vita, nella quale sembra prevalere sempre il più forte, il più spietato, con una natura che piega e umilia l'uomo e la sua morale, mostrandogli che a vincere sono proprio coloro che sanno farsi creature selvagge e ignorare i sentimenti più nobili.A raccontare la storia del declino della civiltà ad un gruppo di giovani barbari suoi discendenti, sulla spiaggia di una desertica San Francisco, è l'ultimo uomo a ricordare quanto accaduto, l'ormai anziano James Howard Smith, ex-insegnante universitario, sopravvissuto solo perché fra i rarissimi fortunati, solo uno su un milione, ad essere immune al terribile morbo.A sopraffare gli uomini nell'arco di un brevissimo tempo è una malattia che si diffonde a macchia d'olio, uccidendo nel giro di un quarto d'ora. Il propagarsi della pestilenza è così rapido e la sua contagiosità così forte che anche medici e scienziati cadono come mosche nel tentativo di arginarla.Mentre uomini e donne muoiono sempre più numerosi, il senso della fine incombente scatena il panico, con saccheggi, omicidi e una dilagante violenza.Fuggito dalla città con un gruppo di profughi, ben presto Smith si ritrova ad essere l'unico in vita, il solo a non essersi ammalato e ad essere morto in maniera quasi istantanea. Solo dopo molto tempo scoprirà un altro sopravvissuto, un uomo terribile, violento,  malvagio, Bill l'Autista, un individuo un tempo insignificante, divenuto praticamente padrone del nuovo mondo, “il rospo più grande dello stagno”, come si definisce, tanto da aver reso schiava proprio la figlia del suo datore di lavoro, Vesta Van Warden, una delle poche donne ad essere scampata alla malattia.Anche altri uomini sono sopravvissuti ed hanno fondato altre tribù quelle di Santa Rosa e di Palo Alto e insieme agli “Autisti”, i discendendi di Bill e Vesta, popolano il mondo divenuto sconfinato per questa sparuta umanità.La civiltà di Smith è caduta in un attimo, cedendo il passo alla natura selvaggia dell'Autista, il tipo di uomo adatto alla nuova realtà.Ma Smith già sa che il cammino dell'uomo è destinato a ripetersi: gli uomini diventeranno ancora una volta troppo numerosi, reinventeranno la polvere da sparo e tutti i peggiori strumenti di morte, e ripeteranno la loro storia, nella loro perenne sfida alla natura.Jack London è un maestro della scrittura evocativa e in questo racconto dà come sempre sfoggio della sua bravura: sembra davvero di vedere sulla spiaggia l'anziano Smith cercare di spiegare ai suoi inselvatichiti discendenti cosa siano miliardi di persone paragonandoli ai granelli di sabbia, o assistere al terrificante spettacolo di città in fiamme, mentre gli uomini tentano di sfuggire al destino e in un attimo tutto ciò che è civiltà decade. Mentre Smith sospira sulla ineffabile bellezza del progresso perduto, non possiamo che convenire con London che il confine fra vita selvaggia e civile è in realtà più fragile di quanto non appaia.