L'angolo di Jane

Un eroe del nostro tempo - Michail J. Lermontov


Titolo: Un eroe del nostro tempo Titolo originale: Geroj nasěgo vremeni Autore: Michail J. Lermontov Traduzione: Giuseppe Quarto casa editrice: Baldini Castoldi Dalai pag: 196 costo: 7,90 €
Ci sono individui che plasmano la propria vita come un'opera d'arte, altri che invece scrivono un'opera che poi finisce per diventare specchio della loro vita. Quest'ultima caso riguarda proprio Michail J. Lermontov, morto a soli ventisei anni nel 1841, ma che visse abbastanza per lasciare un romanzo fondamentale nella letteratura russa “Un eroe del nostro tempo”, che ha per protagonista un  giovane uomo che ha molti punti in comune proprio con l'autore, e una raccolta di poesie che sono considerate seconde solo a  Puškin, al quale lo stesso Lermontov cederebbe volentieri per primo il passo, visto che lo adorava semplicemente, tanto da dedicargli un scritto, “In morte di Puškin”, scaturito dal profondo dolore per la morte del poeta e scrittore tanto amato, che gli costò l'esilio nel Caucaso a soli venti anni, nel 1834.Ma forse lo spirito di Puškin vegliava in parte sul suo sostenitore più accanito, perché la natura selvaggia dei paesaggi caucasici, le montagne innevate, la vita gomito a gomito fra russi, ceceni e circassi, ispirò proprio l'opera per la quale oggi Lermontov è ancora famoso e sebbene quella casualità non gli diede certo una vita più lunga, gli regalò in cambio l'immortalità letteraria.“Un eroe del nostro tempo” è una raccolta di cinque racconti che vedono per protagonista il giovane ufficiale Grigorij Aleksandrovič Pečorin, la cui biografia si dipana attraverso la voce di chi lo ha conosciuto e il suo stesso diario, raccolto da un viaggiatore, testimone casuale del suo passaggio, ma che ne finisce per esserne così affascinato da desiderare ricostruire la storia di quello strano personaggio.A dispetto del titolo, che è infatti ironico, Pečorin non è per nulla un eroe, nel senso comunemente attribuito al termine, quanto piuttosto un campione di un'epoca senza ideali e senza grandezza che, deluso dal non trovare scopo alcuno nella vita umana, si dedica ad una esistenza inquieta fatta di tentativi di seduzione di donne che non ama, manipolazione degli amici e duelli. Un giovane annoiato, afflitto da un inspiegabile mal di vita che lo rende un tipico rappresentante della categoria degli eroi byroniani. Byron, Puškin, Balzac, Walter Scott vengono tutti nominati in questo libro scritto da un amante dei libri: Lermontov ne distilla gli elementi che si confanno alla sua biografia e ne ricava un romanzo che è molto più moderno della sua epoca.Attraverso vari punti di vista, seguiamo a ritroso la storia di  Pečorin che vediamo già nel Caucaso dopo una serie di eventi che ancora ignoriamo, una parte dei quali viene riferita in “Bela”, che dà inizio alla raccolta, da un suo ex-conoscente Maksim Maksymič. “Bela” è la storia di come  Pečorin abbia rapito e sedotto una bella principessa caucasica, con l'aiuto del suo sciocco fratello, finendo poi per spezzarle il cuore e causarne la stessa rovina, nonostante l'abbia in cuor suo amata per quanto gli è possibile: il punto è che purtroppo  Pečorin amerà la sua libertà sempre più di qualunque donna. Lo vediamo poi in “Maksim Maksymič” ignorare l'amico che è stato testimone del suo unico momento di debolezza, episodio dopo il quale il viaggiatore (e scrittore) entra in possesso del diario di  Pečorin  e a raccontare la sua storia è lo stesso protagonista, facendoci così scoprire dopo quali eventi sia finito nel Caucaso. Ruolo determinante nella storia del protagonista sarà svolto da un duello, per difendere l'onore di una donna non amata, raccontato attraverso i racconti "Taman" e "La principessa Mary": ironia della sorte sarà proprio per un duello, avvenuto nelle zone descritte nel libro, a causare la morte precoce di Lermontov, forse troppo desideroso di conformarsi alla sua creatura letteraria.Nella storia di Pečorin non c'è mai nulla di grande: nessun amore grandioso, anzi l'amore è solo il brivido della conquista che già annoia un momento dopo aver conquistato un cuore, nessun onore, perché nel duello che sarà fatale ad un suo amico verrà tradito il rispetto di tutto ciò che è onorabile attraverso meschini imbrogli, e infine nessun dolore da mostrare agli altri, che anzi vengono feriti dallo sfoggio di indifferenza di  Pečorin.Il deluso, distaccato, cattivo, ma quasi controvoglia,  Pečorin assomiglia molto più ad uomo del '900 o della nostra epoca, che non ad un personaggio di un periodo storico in cui, nel resto d'Europa, imperversava il romanticismo: anche sotto le sue arie di uomo di mondo, Pečorin sembra un ragazzo cattivo per noia, piuttosto che per indole, come ce ne sono tanti della sua stessa età proprio ai nostri giorni. Mai sottovalutare però la cattiveria per noia: è forse la più terribile, proprio perché sembra non avere causa e quindi rimedi.Da Byron Lermontov mutua un aspetto chiave della sua opera: il fatalismo, l'attesa di una morte che sembra la compagna di ogni passo e che per questo va sfidata ogni giorno, cercandola di proposito o almeno mostrando di non aver cara la vita. Per Byron si trattava quasi di una maledizione: suo nonno e suo padre erano morti prima dei 36 anni, perciò  la vita gli appariva l'attesa di una fine prevista troppo presto ed è triste dirlo, ma fu proprio quel che accadde, visto che anche il poeta morì a 36 anni e persino sua figlia, Ada Lovelace, morì alla stessa età, come se davvero una maledizione incombesse su Byron e la sua famiglia.Nel racconto conclusivo della raccolta “Il fatalista” sembra che Lermontov abbia questo stesso tipo di presentimento:  Pečorin giura di riuscire a leggere sul volto di un uomo il momento che precede di poco la morte, perché essa è scritta nel destino. Uno strano destino ha fatto in modo che un paio anni prima di morire, Lermontov abbia descritto una scena che assomiglia forse alla sua morte.Da Balzac, anch'esso citato nel romanzo, Lermontov prende lo studio di caratteri, il tentativo di descrivere i personaggi non solo nell'esteriorità, ma di fare in modo che attraverso questa trapeli la l'essenza delle persone, in modo che esse siano non singoli individui, ma rappresentanti di un “tipo” più generale. Le descrizioni di personaggi e paesaggi sono sicuramente un punto forte di quest'opera il cui stile è allo stesso tempo vivido ed elegante.“Un eroe del nostro tempo” fu pubblicato a puntate a partire dal 1839: un peccato che Lermontov sia morto troppo presto ,perché anche se già nel terzo racconto ci annuncia la fine prematura del suo personaggio, certamente l'autore avrebbe avuto modo di aggiungere qualche altro pezzo alla biografia di Pečorin, regalandoci altri punti di vista originali su amore, amicizia e società, come nel resto dei cinque  racconti.