L'angolo di Jane

Le torri di Barchester - Anthony Trollope


Titolo: Le torri di Barchester Titolo originale: Barchester Towers Autore: Anthony Trollope Traduzione: Rossella Cazzullo Casa editrice: Sellerio pag: 650 costo: 15 €
Alcuni scrittori vi avvinceranno con drammi sentimentali, altri con trame complicate o trattando temi socialmente impegnati, ma fra tutti costoro Anthony Trollope rivendica un posto tutto per sé, dedicato a coloro che fuggono il pathos e si accontentano di un buono studio di caratteri, condito con molta, molitissima ironia."Le torri di Barchester", pubblicato per la prima volta nel 1857, è il secondo volume dedicato alle "Cronache del Barset", nell'immaginaria contea del Barsetshire e nella altrettanto immaginaria cittadina di Barchester, situato idelamente nel sud dell'Inghilterra.Riprendendo molti dei personaggi del precedente capitolo della saga, "L'amministratore" (recensito qui), Trollope allestisce lo scontro fra "Chiesa alta" e "Chiesa bassa" del clero anglicano, l'una più tradizionalista e legata a riti e cerimonie simili al cattolicesimo, e l'altra più riformista ed evangelica, ma anche più puritana. Lo scontro non è solo sul piano religioso, ma anche politico, perhé nella chiesa anglicana le nomine di cariche importanti venivano decise, al tempo di Trollope, dal governo.Il vecchio ed amato vescovo Grantly muore proprio nel momento in cui si insedia un governo di colore opposto a quello a cui apparteneva, che decide di nominare al suo posto il vescovo Proudie, partigiano della Chiesa bassa.Una volta a Barchester, appare chiaro che Proudie è in realtà un uomo debole, manipolato sia dalla consorte, signora Proudie, che dal cappellano, di dubbie origini e dubbia condotta, Obadiah Slope.A far fronte al vento di inatteso cambiamento, ritroviamo l'indomito arcidiacono dott. Grantly, dal carrattere irruente e non sempre opportunamente diplomatico, e il mite e buono signor Harding, protagonista del volume precedente, e primo cantore del coro di Barchester.
Il signor Slope si guadagna le immediate antipatie di Grantly e della sua fazione, ma rapidamente inizia la sua opera di persuasione delle signore della città, su cui ritiene di essere maggiormente influente, e riesce persino ad imporsi alla stessa figlia del dott. Harding, la bella Eleanor Bold, ora rimasta vedova, e di cui avevamo già seguito le vicende sentimentali in "L'amministratore".Sarà proprio attorno ad Eleanor Bold e suo padre che si catalizzerà lo scontro vero e proprio, perché ancora una volta sarà oggetto di scontro la nomina ad amministratore del ricovero di Hiram, di cui già si era parlato in precedenza, e a cui leggittimamente dovrebbe essere nuovamente nominato il buon Harding, mentre la mano di Eleanor, ricca vedova, sarà contesa da ben tre pretendendi, fra cui lo stesso Slope. Rivedremo anche il signor Quiverful, padre sfortunato di quattordici bocche da sfamare, a cui saranno fatte ancora una volta molte promesse riguardo alla carica di amministratore.Fra i nuovi personaggi, oltre a Slope e al vescovo Proudie e consorte, Trollope inserisce un tocco di esotico, facendo tornare dalla "dissoluta" Italia, la famiglia Stanhope, di cui conosceremo in particolare i tre figli, che nonostante il padre appartenga al clero, sono tre miscredenti e porteranno una certa dose di scompiglio a Barchester. Charlotte Stanhope è la figlia maggiore e vero capo della famiglia, mentre Bertie Stanhope è un simpatico perdigiorno che la sorella cercherà di appioppare, per ripianare ai suoi debiti, proprio ad Eleanor Bold. Vera perla della famiglia Stanhope, sarà però "La Signora" (così chiamata in italiano nel testo), Madeleine Vesey Neroni, sorella minore degli Stanhope, una donna che ha perso l'uso di una gamba a causa dello sfortunato matrimonio (o supposto tale, non lo sappiamo con certezza) con un perfido soggetto italiano che l'ha menomata e da cui è fuggita, il signor Neroni, ma che rimane comunque di una abbagliante bellezza e il cui unico divertimento è far passare per sciocchi gli uomini che si infatuano di lei. Madeleine sosterrà di essere la madre dell'ultima dei "Neroni", ovvero della sua figlia ottenne, spacciata per discendente dell'imperatore meno amato della storia. Tutte le donne di Barchester finiranno per odiare la signora Neroni, troppo bella per essere perdonata, nonostante il suo handicap fisico, e troppo consapevole del proprio fascino.Invece il signor Slope, come ci si aspetterebbe dal suo personaggio, finirà per trovarsi in imbarazzo proprio per il fatto che tenterà di tenere i piedi in due scarpe, senza in verità riuscirre a calzarne bene nessuna, facendo la corte sia alla bella signora Neroni che ad Eleonor.Se due pretendendi non vi bastano per la vostra eroina, eccovene un terzo: il signor Arabin, quarant'anni, vergine (e non di segno zodiacale, come ci infomerà Trollope), ma dotato di tutte le qualità morali, oltre che di un certo fascino, per suscitare l'interesse di Eleonor, oltre che molto stimato dal dott. Grantly (cosa che in verità per una come Eleonor, sempre in scontro con l'arcidiacono non sarebbe una buona raccomandazione).Mentre il clero si scontra per le cariche ecclesiastiche e vari gentiluomini si scontrano per la mano di Eleonor, Trollope ci racconta la vita di provincia, grazie anche ad una nutrita schiera di capitoli sulla festa nella tenuta dei Thorne di Ullathorne, descrivendoci in dettaglio i rapporti fra i vari ceti sociali, i piccoli scontri e gli usi di quel perduto mondo ottocentesco.Un romanzo ricco di un umorismo forse un po' freddo, ma non meno efficace (la scena dell'incontro fra i Proudie e la Signora Neroni è semplicemente impagabile), e se Trollope non vi terrà sulla corda con il pathos (perché vi dirà chiaro e tondo chi non sposerà Eleonor già a metà volume), di certo non vi risparmierà le situazioni deliziosamente divertenti e imbarazzanti in cui finiranno i suoi personaggi con cui potrete consolarvi. La penna di Trollope è ancora una volta utilizzata con perizia per creare un numero notevole di personaggi, tutti con un carattere ben definito e assolutamente credibile, fra tutti i quali il mio preferito resta sempre l'ostinato "panzer" dott. Grantly, uomo fondamentalmente buono, ma quasi privo di tatto e che finisce per questo per aver torto anche quando ha ragione (non chiedetemi perché, ma ho il sospetto di assomigliargli troppo).