L'angolo di Jane

L'assassinio di Rue Saint-Roch - Alexandre Dumas (padre)


Titolo: L'assassinio di Rue Saint-Roch Autore: Alexandre Dumas Curatore: Ugo Cundari Casa editrice: Dalai pag: 111 costo: 12, 90 €
Nel 1860 Alexandre Dumas si trovava a Napoli, sosteneva attivamente Garibaldi nella sua impresa di creare un una Italia unita, e dirigeva un giornale da lui stesso fondato l'11 Ottobre dei quell'anno, “L'Indipendente”, che raggiunse in breve un notevole successo.Fu proprio sulle pagine de “L'Indipendente”, fra il 28 Dicembre 1860 e l'8 Gennaio 1861, che venne pubblicato a puntate “L'assassinio di Rue Saint-Roch”, un racconto in italiano che ricalca quasi fedelmente, tanto da poter apparire quasi un vero e proprio plagio, la storia già raccontata venti anni prima, nel 1841, da Edgar Allan Poe nel suo celebre, ma allora ancora sconosciuto in Italia, “I delitti della Rue Morgue”, in cui appare per la prima volta la figura del detective geniale e solitario, che opera al di fuori della polizia e la aiuta a risolvere enigmi fuori dal comune.Al contrario di quanto avviene di solito nei plagi, Dumas citò il vero autore della storia, trasformandolo però nel protagonista della stessa.Nel racconto originale di Poe, ambientato a Parigi, l'investigatore Auguste Dupin indaga su un misterioso omicidio, in cui due donne, Madame L'Espanaye e la figlia, vengono uccise in maniera brutale, l'una decapitata e abbandonata in un cortile, l'altra invece infilata nella cappa di un camino, il tutto mentre alcuni soccorritori, che hanno sentito delle urla, giungono troppo tardi per salvarle, ma abbastanza per sentire due strane voci discutere concitatamente da dietro una porta. Degli eventuali assassini ovviamente, una volta aperta la fatidica porta, non c'è traccia. Sarà Auguste Dupin, che nelle sue indagini avrà per testimone lo stesso Poe, che ne racconta la storia, a risolvere brillantemente il caso, dopo averne letto il resoconto sulla “Gazette de Tribunaux”.Lo stesso schema viene riproposto da Dumas quasi fedelmente, parola per parola, ma con alcune piccole differenze.Dumas sostiene, infatti, di aver incontrato il giovane Edgar Poë, come lo chiama lungo tutto il racconto, nel 1832 a Parigi, presentatogli dallo scrittore Fenimore Cooper. Dumas avrebbe offerto una stanza a Poe, in quanto questi aveva a disposizione ben poco denaro. La storia procede poi in maniera molto simile a quella dei “Delitti della Rue Morgue”, solo che in questo caso l'investigatore geniale non è Auguste Dupin, bensì lo stesso  Edgar Poë, mentre è Dumas ad esserne l'ammirato compagno e narratore delle sue gesta.La questione è dunque una sola: Dumas ha semplicemente mentito, plagiando la storia originale di Poe, per pubblicare un racconto che aveva ancora tutto il sapore della novità per gli italici lettori, che non avevano ancora fatto la conoscenza con Auguste Dupin, o davvero Alexandre Dumas è in realtà l'inventore del primo detective della storia della letteratura?Ci sono infatti molti elementi ambigui che collegano “I delitti della Rue Morgue” e “L'assassinio di Rue Saint-Roch”.Ad esempio, proprio nel 1832, nessun biografo sa dire dove si trovasse effettivamente il ventritreenne Edgar Allan Poe: benché nessuno abbia prova che sia mai stato a Parigi, nessuno sa nemmeno spiegare perché per tutte le storie che vedono per protagonista Auguste Dupin, ambientate in un anno imprecisato dell'800, l'americano Poe abbia scelto una ambientazione francese, descrivendo una città nella quale in teoria non sarebbe mai stato. La Rue Morgue, mai citata nella versione di Dumas, sarebbe per Poe una via collaterale di Rue Saint-Roche e Rue Saint-Roch è il nome usato invece da Dumas per ambientarvi i suoi delitti.Forse per una pura casualità, Poe sceglie come nome di un dottore, chiamato a dare un parere sulla morte delle due disgraziate vittime, quello di Paul Dumas. Lo stesso dottore nella versione di Alexandre Dumas, che non può ovviamente chiamarlo come se stesso, viene invece denominato Paul Dupin.A questo aggiungiamo, come ci fa notare il curatore Ugo Cundari, nella interessante postafazione al volume, che sia Edgar Allan Poe che Alexandre Dumas, nonché Fenimore Cooper, avevano fatto parte di una setta massonica, la “Society of Cincinnati”, benché in ogni caso non si abbia, come già detto, prova che solo per questo Poe e Dumas si siano mai incontrati.Altro caso strano, nel suo “I delitti della Rue Morgue”, Poe cita il prefetto Vidocq, un uomo che avrebbe probabilmente dovuto essergli sconosciuto, benché in effetti qualche anno prima che Poe scrivesse “I delitti della Rue Morgue”, Vidocq avesse scritto delle memorie, divenute celebri in patria. Poteva Edgar Allan Poe esserne a conoscenza, ed aver inserito citato Vidocq per dare più realismo ad una Parigi forse mai vista? In fondo Poe era anche un traduttore e un uomo versato nelle lingue, forse potrebbe aver davvero letto quei diari.Per rispondere a tutti questi interrogativi, credo che l'unica soluzione sia quella di porsi nei panni di Aguste Dupin e lui certamente non potrebbe fare a meno di dire, come fa in “Nei delitti della Rue Morgue”:“La domanda che si deve porre non è “Cosa è successo?” ma piuttosto “Cosa è successo che non era mai prima successo?” Quello che è successo è che Alexandre Dumas ha deciso di pubblicare sul suo giornale un racconto già apparso circa venti anni prima a firma di Edgar Allan Poe. Quello che non era mai prima successo è che alcune parti di questo racconto sono state alterate: badate bene, non tutto il racconto, solo alcune parti, non troppo importanti per l'economia narrativa, proprio all'inizio e alla fine del racconto stesso.Nella versione di Poe, il racconto si apre con una specie di discussione sulla natura delle facoltà di analisi e sulla superiorità che esse conferiscono a chi le possiede, capacità che emergerebbero ad esempio in chi è abile nel gioco della dama e nel whist. Dopodiché inizia la storia vera e propria in cui Auguste Dupin sostiene, notate bene, che la comune polizia è spesso poco abile nel risolvere casi straordinari perché troppo abituata all'ordinario. In maniera sottile, Auguste Dupin accusa la polizia parigina di ottusità.In “L'assassinio di Rue Saint-Roch”, l'elogio dell'analisi, viene invece sostituito da questo incipit:“Se vi è un paese ove i furti e gli assasinii siano frequenti questi è Napoli.Se vi è un paese ove i furti e gli assassini restino impuniti , è in Napoli”Successivamente si fa riferimento al prefetto di Napoli, Silvio Spaventa, di cui si dice “Spaventa è un bel nome per un prefetto di polizia, ma un nome non basta per far paura ai ladri.”.Se ciò non bastasse l'intero racconto è dedicato proprio “Al Signor Prefetto di polizia di Napoli”.Al termine di “L'assassinio di Rue Saint-Roch”, quando Edgar Poë, ha risolto il mistero, egli si mostra sprezzante verso il prefetto di Parigi dicendo che è ”un poco troppo sottile, per essere profondo” e Dumas aggiunge “Ecco dunque l'apprezzamento dell'Edgar sull'uomo che era prefetto di polizia in Parigi nel 1832: quale sarebbe dunque la sua apprezzazione su quelli che non sono né sottili, né prondi?”. Quet'ultima frase non è affatto nel racconto di Poe ed è proprio tutta di Dumas: non credo di dover aggiungere che sembra proprio una stoccata al prefetto di Napoli a cui il racconto nella versione di Dumas è dedicato.Trascurando quindi tutto ciò che è pittoresco, arcano e senza prove, per quanto possa apparire indubbiamente affascinante e fonte di mille speculazioni, una cosa è certa: Dumas ha pubblicato questo racconto con uno scopo ben preciso, mandare un messaggio al prefetto di Napoli, che forse per qualche motivo, che non conosciamo, doveva aver commesso a suo giudizio degli errori gravi.Per quanto riguarda l'ipotesi che a scrivere per primo il racconto originale sia stato Dumas e non Poe, facendo dello scrittore francese il vero inventore della figura del detective, ci troviamo di fronte a più di un ostacolo razionale.Il primo e più evidente è che Edgar Allan Poe ha pubblicato “I delitti della Rue Morgue” nel 1841, diciannove anni prima di Dumas con il suo “L'assassinio di Rue Saint-Roch”: già questo credo dovrebbe essere un indizio più che sufficiente.La storia inventata da Poe è inoltre perfettamente coerente al suo interno: non ci sono contraddizioni interne. Nella storia di Dumas ce n'è una, piccola, ma comunque presente. Nella versione di Dumas, Edgar Poë è un ragazzo povero, appena sbarcato a Parigi, che ha bisogno della raccomandazione di Fenimore Cooper per trovare una stanza presso la casa di Dumas, in modo da risparmiare denaro. Pochi paragrafi più tardi però è diventato qualcuno che può aggirarsi sulla scena del delitto, vietata a chiunque, perché il prefetto gli deve un favore: è cioè una persona praticamente di casa a Parigi.Anche Auguste Dupin fa la stessa cosa: il prefetto gli deve un favore e per questo gli permette di indagare sul luogo del delitto, ma in tal caso Dupin vive da sempre nella città e presumibilmente non è la prima volta che le sue doti sono d'aiuto.Indubbiamente la versione di Poe è molto più logica di quella di Dumas: altro indizio che Dumas ha copiato Poe.C'è poi in terzo indizio, che solo la lettura delle opere di Poe e Dumas vi aiuterà a vedere: in queste pagine c'è la voce di Edgar Allan Poe, non quella di Alexandre Dumas. Poe spesso omette ricche descrizioni, per privilegiare sensazioni dell'io narrante e ragionamenti. Alexandre Dumas invece è una specie di cesellatore di immagini: lui vi dipinge in tre righe una stanza o una figura in ogni dettaglio. Non ho inoltre mai letto Dumas elogiare logica ed analisi, quanto piuttosto l'intuizione dei sentimenti altrui, e se i suoi personaggi sono geniali è spesso solo per la loro capacità di interazione con gli altri, ed infatti egli taglia proprio quasi tutte le parti dedicati alla “fredda” analisi in “L'assassinio di Rue Saint-Roch” rispetto a “I delitti della Rue Morgue”, mentre Poe in altri racconti che hanno per protagonista Auguste Dupin insiste nel magnificare le doti di logica ed analisi fin quasi a superare le vere e proprie parti dedicate all'azione.La mia sensazione è che Poe privilegi l'io solitario, Dumas invece metta i suoi personaggi sempre in relazione ad altri.Se questo è Dumas, posso dire di non aver mai letto un Dumas tanto razionale ed infatti io non credo sia davvero Dumas.Alexandre Dumas sarebbe quindi un plagiatore di opere altrui? Dobbiamo tenere conto della situazione in cui egli si trovava. In primo luogo il diritto d'autore era qualcosa ancora da definire con precisione e se con difficoltà veniva rispettato per i vivi, c'è da dubitare che ci si sarebbe preoccupati molto per quanto scritto da autore morto da più di dieci anni, Poe era infatti deceduto nel 1849, era inoltre praticamente sconosciuto in Italia.In secondo luogo credo che Dumas pensasse di operare non per rubare il lavoro altrui, ma con una finalità superiore: quella di mettere in luce il cattivo lavoro del prefetto; pensando quindi di avere un obiettivo “importante”, potrebbe aver giudicato meno significativo il fatto di appropriarsi di un racconto altrui, e aver giudicato sufficiente citarlo come personaggio per dedicargli il giusto tributo e rendere evidente, a chi eventualmente conoscesse l'opera, le sue finalità.In terzo luogo credo che “I delitti della Rue Morgue” sia stato un pezzo di letteratura tanto importante che chiunque avrebbe voluto essere stato al posto di Poe, desiderare conoscerlo ed essere stato al suo fianco in una delle sue indagine letterarie: chissà che non sia stato anche per questo che Dumas abbia compiuto questa specie di “plagio”, affiancandosi ad suo idolo letterario.Per tutte le ipotesi che invece puntano verso una reale conoscenza fra Poe e Dumas, avvenuta davvero nel 1832, vi consiglio di leggere la postfazione di Ugo Cundari a questo volume, molto interessante e suggestiva, ma con la quale non concordo.Potrebbe interessarvi anche questa recensione:I delitti della Rue Morgue - Edgar Allan Poe