L'angolo di Jane

Solaris - Stanislaw Lem


Titolo: Solaris Titolo originale: Solaris Autore: Stanislaw Lem Traduzione: Vera Verdiani (traduzione dal polacco) Casa editrice: Sellerio pag: 328 costo: 14,00 €
“Solaris” è considerato un classico della fantascienza e Stanislaw Lem uno degli scrittori più iconici di questo genere, eppure solo da poco è stata pubblicata da Sellerio una versione integrale del romanzo dell'autore polacco.La prima edizione di “Solaris” risale infatti al 1961 e fu pubblicata dalla casa editrice del Ministero della Difesa polacco, ma solo nel 1971 ne fu realizzata una traduzione inglese a sua volta tradotta non direttamente dal polacco, ma da una edizione francese. A quanto pare le edizioni italiane finora pubblicate in Italia sono a loro volta tradotte dalla prima versione inglese alla quale erano stati imposti diversi tagli, riguardanti porzioni abbastanza estese del romanzo. Sellerio ha posto fine a questa girandola di lingue traducendo per la prima volta “Solaris” direttamente dal polacco e in più offrendone una versione completa.Lo psicologo Chris Kelvin, abbandonata la nave spaziale di lunga percorrenza Prometeus, sbarca sulla stazione di ricerca sul pianeta “Solaris”, dove dovrebbe attenderlo il collega Gibarian con cui è in contatto epistolare da tempo.Solaris è un pianeta unico nel suo genere, è infatti un unica massa vivente, una specie di gigantesco organismo, costituito per la gran parte da un oceano di plasma, una materia in perenne movimento che sembra avere delle capacità cognitive. Nell'oceano di Solaris appaiono, a intervalli di tempo, strane e gigantesche forme simili a barocchi palazzi, grandi come montagne, o anche strutture che sembrano imitare gli oggetti usati dagli studiosi, ma con proporzioni gigantesche e mostruose.Da oltre cento anni, generazioni di “solaristi” cercano di dare una risposta all'enigma di “Solaris”, studiandone il comportamento e tentando di stabilire un contatto. Appena arrivato alla stazione, sospesa a quattrocento metri d'altezza dall'oceano, Kelvin si rende immediatamente conto che qualcosa di strano è avvenuto. Ad accoglierlo trova solo il cibernetico Snaut che sembra per di più ubriaco e sconvolto. Dopo poco questi gli comunica che Gibarian è morto, che l'altro membro della stazione Sartorius ha deciso di isolarsi dagli altri, e gli consiglia di stare in guardia contro eventuali “fantasmi” che potrebbe incontrare sulla nave. I nervi di Kelvin si fanno immediatamente molto tesi, soprattutto dopo aver visto la stanza di Gibarian, evidente teatro di una specie di lotta, e dove l'uomo dovrebbe essersi suicidato.Ben presto Kelvin avrà modo di sperimentare quanto Snaut non ha avuto il coraggio di dirgli, chiuso in una ostinata reticenza: sulla nave appaiono persone generate dai più nascosti desideri, dagli eventi psichici più intensi che hanno segnato la vita di ognuno. La prima apparizione,frutto forse delle fantasie del defunto Gibarian , sarà una donna africana di proporzioni gigantesche, un essere soprannaturale il cui passaggio vicino ad uno sconvolto Kelvin getterà lo scienziato nell'orrore.Al suo risveglio dopo una notte di sonno Chris troverà vicino a sé la ventenne moglie Harey: la donna però è morta suicida una decina di anni prima, dopo essere stata abbandonata dallo stesso Chris. I visistatori, o creature F, come le soprannominerà Sartorius, non hanno coscienza della propria natura, sono innocentemente convinti di essere quel che dichiarano, anche se a volte si affacciano alla loro mente dubbi divoranti. Le inquietanti “copie” che arrivano alla stazione non hanno intenzioni violente, non minacciano i suoi occupanti, ma non li possono abbandonare mai nemmeno per un secondo, diventando quindi una forma di tortura per coloro alle quali sono dirette. Se i ricercatori provano a sbarazzarsene, commettendo uno strano tipo di omicidio, verso qualcuno che forse non esiste e non è umano, i visitatori F si ripresentano il giorno dopo ancora integri e immemori delle azioni commesse a loro danno.Cosa sta accadendo sulla stazione Solaris? L'oceano di plasma ha finalmente deciso di prendere contatto, in questo strano modo con i suoi occupanti? O forse è lo stesso pianeta Solaris a realizzare un esperimento sugli sperimentatori? Kelvin trarrà le proprie interessanti conclusioni, giungendo a mettere in dubbio il metodo stesso con cui gli uomini si approcciano all'alterità, a ciò che non è umano.Stanislaw Lem coniuga horrror e fantascienza in un interessante volume che specula sulla natura della ricerca sperimentale umana, a volte fallace perché troppo spesso indotta alla tentazione della antropomorfizzazione, cioè dal tentativo di far rientrare in uno schema umano anche ciò che di umano non ha nulla.Prima di indagare l'altro, il completamente diverso, gli uomini dovrebbero forse riflettere sulla propria natura, ci dice infatti Lem:“L'uomo era andato incontro ad altri mondi e ad altre civiltà senza conoscere fino in fondo i propri anfratti, i propri vicoli ciechi, le proprie vertigini e le proprie vere porte sbarrate”.Solaris è un libro denso di speculazioni filosofiche, a volte quasi un vero e proprio gioco per Lem, che si diverte persino a dedicare un intero capitolo all'intera storia della Solaristica, la scienza che studierebbe Solaris da un centinaio di anni, e su come questa si sarebbe evoluta nel tempo, specchio del modo in cui la scienza umana cambia i propri obiettivi e punti di vista a seconda di come evolve  la mentalità corrente.Ciò che l'uomo sa, sembra dirci Lem, è sempre relativo a ciò che l'uomo è: la nostra psicologia è il limite della nostra conoscenza a cui non possiamo, o più spesso non vogliamo, sfuggire.Allo stesso tempo “Solaris” ha tutte le caratteristiche del thriller horror e, benché in effetti alcuni riflessioni di Lem nei panni di Kelvin siano in effetti piuttosto lunghe (probabile che siano proprio le parti tagliate nelle versioni ridotte), la tensione rimane sempre molto alta man mano che il protagonista va sempre più a fondo nel cercare di venire a capo della misteriosa situazione nella quale si trova.
Se devo trovare un piccolo difetto in questo romanzo, che per il resto è magneticamente avvincente, sta forse nel fatto che troppo rapidamente Chris Kelvin cada nella rete di lacci che lo legano al pianeta Solaris e alle sue creature F, senza mai essere tentato, per due buoni mesi, di comunicare ad alcuno la straordinaria scoperta di elementi alieni che tentino di contattare degli umani.Tutti e tre i ricercatori ancora vivi nella stazione di ricerca, Chris, Snaut e Sartorius, cadono  subito preda di orrori e paure relative alle visioni con cui hanno contatto e il loro primo pensiero è quello di eliminarle. Lo stesso Lem ci dice che in effetti l'uomo si approccia all'alieno o allo straniero sempre con una mentalità che rientra in due sole possibilità: dominare o essere dominati.Però che tre scienziati, che vivono isolati dal resto dell'universo, e presumibilmente hanno dedicato la loro intera esistenza al tentativo di un contatto alieno, non provino nemmeno un brivido di gioia o esaltazione quanto poi questo contatto si realizza, seppure in forme parecchio inquietanti, mi sembra forse poco credibile.Penso che un vero scienziato, al posto di Chris e compagni, avrebbe gongolato di gioia, anche se si fosse visto il fantasma della nonna morta seduto al tavolo della colazione: sarebbe stato il coronamento di una vita di ricerca, l'atteso contatto alieno.Sempre poco credibile è il fatto che i tre ricercatori alla fine non ricerchino proprio un bel nulla: non scattano foto, non fanno test psicologici alle loro apparizioni, non prendono campioni (a parte un piccolo prelievo di sangue, una sola volta), non fanno insomma un bel niente che rientri in quelle che si presume sarebbero le loro mansioni. Solo dopo un certo tempo cercani di irradiare con raggi X la superficie del pianeta attendendo da questo una risposta, ma questo tentativo sembra più un modo di sfuggire all'incubo che non un modo di realizzare una indagine scientifica.Infine, cosa ancora più incredibile, per mesi nessuno dei tre comunica all'esterno quello che sta avvenendo, sebbene semplicemente sensazionale. Stanislaw Lem ci fa capire che i tre sono semplicemente troppo sconvolti, troppo intimamente colpiti dalla natura personale delle loro apparizioni per parlarne, eppure questo nodo rimane per me comunque poco comprensibile, una piccola falla logica in questo per altri versi stupendo romanzo.Naturalmente a separare me dal Stanislaw Lem ci sono molti elementi che forse rendono il comportamento di Chris Kelvin sulla Solaris accettabile negli anni '60 e forse un po' meno comprensibile nel 2013: io vengo da una Europa che ha vissuto 70 anni di pace, Lem invece ha scritto questo romanzo a quindici anni da una spaventosa guerra mondiale; forse io vedo l'altro, lo straniero, come qualcuno a cui tendere la mano, qualcuno di cui scoprire le differenze, Lem presume invece che, nella mentalità corrente del suo tempo, sia qualcuno con una volontà di dominio, presumibilmente malintenzionato. Io vengo da un mondo dove nel giro di pochi minuti qualunque evento importante si diffonde nella rete nel giro di pochi minuti attraverso i social network, Lem da uno dove l'informazione è qualcosa per un ristretto gruppo di persone, tanto più quella scientifica. Infine io vengo da un mondo senza pudore per la manifestazione dei sentimenti, talora fino all'eccesso, una autentica società di esibizionisti; la società di Lem richiedeva invece forse una maggiore formalità e aderenza ad uno standard di comportamento, forse anche per questo i suoi personaggi si vergognano troppo di ciò che vedono, visto che rivela qualcosa dei loro più intimi segreti.Trovo questo libro molto interessante anche perché in fondo leggendolo si realizza qualcosa che avviene all'interno dello stesso libro quando Chris riassume la storia della solaristica: ci si accorge che la mentalità umana è soggetta a profondi e costanti mutamenti.Dal libro di Stanislaw Lem sono stati realizzati due film: uno di Andrei Tarkovsky nel 1972, giudicato al pari del libro una pietra miliare della fantascienza, ed un altro del 2002 di Steven Sodebergh con George Clooney protagonista, fonte di maggiori critiche dalla stampa, ma paradossalmente più apprezzato dall'autore del romanzo, scomparso nel 2006.