L'angolo di Jane

I Literati di New York City - Edgar Allan Poe


Titolo: I Literati di New York City Titolo originale: The Literati of New York City Autore: Edgar Allan Poe Traduzione: Alfonso Geraci Casa editrice: Bompiani formato: ebook pag: 225 note: ricco di illustrazioni tratte dalle opere di Poe costo: 3,99 €
A partire dal 1846, Edgar Allan Poe tenne sulla rivista Godey's Lady's Book, una pubblicazione di successo rivolta soprattutto ad un pubblico femminile, una rubrica dedicata ai maggiori esponenti della letteratura di New York dal titolo “The Literati di New York City”, usando per indicare poeti e scrittori, nonché scrittrici e poetesse, il termine latino “literati”, persone di lettere.Edgar Allan Poe era noto per essere un critico letterario tra i più cattivi, ma la sua rubrica sul Godey's non era una semplice spazio dedicato a recensioni, bensì un vero e proprio angolo del gossip riservato a questi autori, su cui Poe sparava a zero da ogni punto di vista, criticando il fatto che avessero successo solo perché ricchi o bellocci, senza tralasciare di descriverne l'aspetto fisico, in particolare le caratteristiche frenologiche della fronte, se fossero più o meno attraenti, sposati o single. In sintesi tali scritti sarebbero recensioni degli scrittori stessi più che delle loro opere, per usare le parole di Poe essi sono:“Opinioni franche e in ordine sparso riguardo i loro meriti autorali, con cenni occasionali sulle loro personalità”.Anche se i nomi di molti dei personaggi elencati da Poe della nascente letteratura americana sono ormai persi nell'oblio, leggere le sue corrosive critiche senza scrupoli è ancora piuttosto divertente, almeno per coloro che amano conoscere ogni dettaglio della vita degli scrittori, visto che rivelano molto del carattere dello stesso Poe. L'elenco di Literati, che comprende anche molte donne, verso cui in verità Poe fu leggermente meno crudele, mostrando anzi attestati di stima a diverse di loro, è preceduto da una introduzione in cui lo scrittore spara a zero sul sistema di critica letteraria americano.Secondo Poe:Gli scrittori più “popolari”, quelli di maggior “successo” (almeno per un breve periodo) sono, in novantanove casi su cento, persone di mera destrezza, perseveranza, sfacciataggine: in una parola intriganti, adulatori, ciarlatani. Questa gente riesce facilmente a prendere per noia i giornalisti (la cui attenzione è troppo spesso del tutto assorbita dalla politica o da altre questioni “d'affari”) e a far loro pubblicare recensioni scritte o fatte scrivere da parti interessate; o quantomeno a far pubblicare una recensione quale che sia, laddove in circostanze ordinarie non se ne sarebbe pubblicata alcuna. In questo modo si confezionano effimere “reputazioni” le quali, in larga misura servono al loro scopo, ovverosia riempire il borsellino del ciarlatano o dell'editore ciarlatano: perché non c'è mai stato un ciarlatano cui si potesse far comprendere che cosa valga la mera fama.
Forse per abbattere un po' di reputazioni “effimere”, o far giustizia rispetto a “literati” ignorati come il bravo ma povero Nathaniel Hawthorne, cui la stampa secondo lo scrittore riservava un pessimo trattamento, il nostro Poe mette la penna in libertà e le consente di scrivere cose che certamente non devono aver conciliato i suoi rapporti con l'ambiente letterario newyorkese,Di un tale N. P. Willis dirà che è solo un uomo bello e  alla moda, che ha costruito la sua fama “cercando l'intimità con donne famose e la lite con uomini malfamati”, di Charles F. Briggs sosterrà che manca di istruzione in maniera clamorosa e “non ha mai scritto tre frasi di seguito in inglese corretto dal punto di vista grammaticale” e che finge di conoscere il francese,  a Thomas Dunn English farà critiche simili, consigliandogli di avvalersi di un precettore, un tale reverendo C.P. Cranch verrà complimentato come “Uno dei meno insopportabili trascendentali di Boston” e di Lewis Gaylord Clark dirà, in maniera piuttosto esilarante: “Il signor Clark una volta mi fece l'onore di recensire le mie poesie, e io... io lo perdono”.Non ci però solo critiche al vetriolo fra le pagine del Poe giornalista vendicatore della letteratura, ad esempio loderà l'esule italiano Piero Maroncelli, in esilio in America perché carbonaro, autore di “Addizioni alle Mie Prigioni di Silvio Pellico", mentre di Emma C. Embury dirà “mi faccio un punto d'onore di leggere tutti i racconti di cui vedo apposta la firma della signora Embury”.Riguardo alle donne citate nella sua rivista Poe mostrerà invero molta più delicatezza, forse perché animato in questa rubrica da spirito di giustizia e consapevole che molte di loro, in gran parte poetesse, avevano pubblicato le loro opere in forma anonima. Citandole restituisce a queste scrittrici la fama a cui esse, forse per rispetto delle convenzioni sociali, avevano in parte rinunciato.
Fra le autrici citate a cui Poe mostra una certa stima (nei limiti della sua cattivissima penna): Ann S. Stephens, Emma C. Embury, Caroline M. Kirkland (autrice di alcune delle prime opere sulla vita della frontiera del West), Sarah Margaret Fuller e Frances Sargent Osgood (con la quale ebbe una sorta di relazione platonica in forma di scambio di poemi romantici sui giornali).Questa edizione “I Literati di New York City” è corredata dai ritratti di quasi tutti gli scrittori citati e da una ricca appendice di illustrazioni tratte dai libri di Edgar Allan Poe: secondo i curatori Giovanni Puglisi e Gabriele Miccichè, infatti, alla fama di Poe avrebbe contribuito anche la cura con cui le edizioni dei suoi libri sarebbero stati illustrati.Il volume è, per la sua natura molto particolare, destinato soprattutto agli appassionati di letteratura in ogni suo aspetto, ai fan di Edgar Allan Poe e agli studiosi: per costoro risulterà certamente molto interessante.Per quanto mi riguarda, la mia opinione come book-blogger è che non credo avrei mai il coraggio, né forse troverei corretto, scrivere questo tipo di articoli sugli scrittori, perché penso si debba valutare l'opera piuttosto che chi la scrive, ma proprio fra queste righe Poe sostiene che autore ed opera sono equivalenti e che un'opera, se abbastanza lunga, parla sempre dello scrittore come persona.Nonostante i miei scrupoli morali, devo dire che trovo molto divertente la perfidia di Poe e mi sono fatta l'opinione che se ai suoi lettori abituali incuteva paura con i suoi  racconti del terrore, ai colleghi ne doveva mettere ancora di più con le sue recensioni.Di Edgar Allan Poe ho recensito anche:"I delitti della Rue Morgue"