Titolo: Correre Titolo originale: Courir Auore: Jean Echenoz Traduzione: Giorgio Pinotti Casa editrice: Adelphi pag: 148
Se il proprio destino è correre più veloce degli altri, non c'è niente da fare: le piste si materializzeranno sotto i piedi e ci si ritroverà in uno stadio a raccogliere prima l'incredulità del pubblico, inizialmente stupito di fronte ad un atleta dalla tenuta sgangherata e dalla corsa inelegante, per finire inaspettatamente acclamati con ovazioni fino al cielo, quando i record verranno frantumati contro ogni previsione.Almeno questa è la versione di Jean Echenoz che in “Correre” racconta la storia di un atleta fuori dai canoni, Emil Zàtopek, cecoslovacco che per una decade dagli anni '40 a circa metà degli anni '50 riuscì a battere ogni record di corsa nei 5000 e nei 10.000 metri, diventando inoltre il primo uomo a percorrere i 20 km in meno di un'ora.Quella di Zàtopek è una storia affascinante perché è quella di un'atleta per caso, inizialmente per nulla interessato allo sport, quasi costretto a correre, ma che di gara in gara si accorge di essere un vero e proprio fuoriclasse, con la curiosa caratteristica di gareggiare sempre in maniera scomposta, accelerando e diminuendo la velocità in maniera imprevista, lanciandosi in sprint alternati in grado di disorientare e spezzare il ritmo degli avversari, facendo smorfie di dolore a volte inguardabili, ma sempre capace per anni e anni di giungere primo al traguardo, che fosse quello mondiale o olimpico.Sembra quasi una favola quella di Zàtopek, non un atleta moderno con uno staff al completo e una parata di lustrini, ma il tipo capace di arrivare in uno stadio così malmesso da essere appena considerato presentabile, perché la sua federazione non ha nemmeno i soldi per fornirgli una tuta ufficiale, e poi non solo superare gli avversari in gara, in maniera inaspettata per tutti tranne che per lui, ma addirittura doppiare la pista, mentre gli altri arrancano a fatica: quasi un gioco di prestigio.E mentre Zàtopek, con quel nome che sembra quasi da supereroe, corre e corre, nel frattempo la Cecoslovacchia subisce l'invasione tedesca, attraversa la seconda guerra mondiale, finisce nella sfera d'influenza russa ed infine viene addirittura invasa dagli stessi sovietici.Con grande abilità e capacità di immedesimazione, Jean Echenoz racconta vittorie e sconfitte di un atleta totalmente fuori dai canoni, di quelli che raramente attraversano la storia dello sport, che portano con sé non solo l'abilità dei fuoriclasse, ma lasciano sulla pista un po' della loro personalità.Non posso dire di essere una grande appassionata di atletica o di sport in generale, ma “Correre” è stata una piacevole lettura perché Echenoz sa mettere in luce gli aspetti salienti non solo della vita di coloro che racconta, ma in un certo senso dello spirito dell'epoca in cui vivono. Ad esempio non so se oggi, come accadde a Zàtopek, sarebbero ancora gli avversari a convincere il giudice di gara che quello arrivato in ritardo è un atleta in regola e che ha diritto alla posizione di partenza migliore, ben sapendo di aver appena aiutato il proprio avversario: erano proprio altri tempi, altri atleti, altre sfide.Di Jean Echenoz ho recensito anche:
Lampi (biografia romanzata di Nikola Tesla)