Titolo: I Melrose Titoli originali: The Patrick Melrose Novels; Never Mind, Bad News, Some Hope, Mother's Milk Autore: Patrick St. Aubyn Traduzione: Luca Briasco, Maurizio Bartocci Casa editrice: Neri Pozza pag: 730
“I Melrose” di Edward St. Aubyn raccoglie in un solo volume quattro romanzi scritti tra il 1992 e il 2005 che descrivono la vita di Patrick Melrose, protagonista e alter ego dello stesso scrittore, dall'infanzia ad oltre la quarantina d'anni.Molti scrittori hanno usato le proprie esperienze per farne materiale letterario e questa è sempre una operazione coraggiosa, l'equivalente del mettersi al posto del bersaglio su una immaginaria linea di tiro, esposti a qualunque tipo di critica che inevitabilmente non riguarderà solo l'opera, ma la persona che l'ha scritta. Edward St. Aubyn ha però varcato un confine che richiedeva un ulteriore prova di temerarietà, perché le vicende realative ai Melrose, una famiglia dell'alta società inglese, di quelle che conservano, come i St. Aubyn, un titolo fin dal XVII secolo, non riguardano solo cocktail, balli e un mondo dorato e blandamente insensibile come da tradizione nella sua classica rappresentazione, ma un vero abisso di dolore, attraverso la rottura di un tabù, il silenzio sulla crudeltà di genitori malati, folli, distruttivi, capaci di minare fin dalle fondamenta la personalità di un bambino, di prolungare la sua triste infanzia fino all'età adulta.Come il protagonista Patrick, anche Edward St. Aubyn ha subito abusi all'età di cinque anni da parte di un padre sadico, psicotico, crudele in maniera devastante, mentre la madre, incurante del figlio, verso cui non provava alcun affetto, passava il tempo fra alcool e farmaci.“I Melrose” non è però un libro-dramma, ma una riflessione lucida, talora estremamente ironica, venata di un profondo distacco, di quella calma che forse sola riesce a dare spessore al dolore senza farlo diventare un inutile spettacolo, rendendolo un elemento capace di toccare ognuno con la sua universalità. Questo libro è una lunga, intensa, riflessione sulla ricerca della propria identità, sulla necessità di definire se stessi indipendentemente dalle più tragiche circostanze che possono affliggere l'esistenza, sulla ricerca di una salvezza che può nascere solo dall'interno, dalle proprie risorse.Il primo volume “Non importa” (1992), è certamente il più difficile, perché mostra allo stesso tempo l'apparenza della normalità, di un padre, David Melrose, che molti giudicano affascinante proprio per la sua pungente cattiveria, per l'abilità nel mettere in difficoltà ed umiliare gli interlocutori visti sempre come avversari, e il riflesso che questo ha invece nella vita di Patrick, un bambino a cui il sadismo del padre verrà invece inflitto sotto forma di abuso.La madre Eleonor, persa fra alcool e psicofarmaci, è invece una figura distante, qualcuno che è fuggito da David, almeno con la mente, senza guardarsi indietro e lasciando un bambino di cinque anni a fronteggiare la malvagità paterna.Il libro scorre su questo doppio binario fra apparenza e realtà, descrivendo una giornata nella vita dei Melrose, quella cambierà per sempre la vita di Patrick. Alcuni ospiti sono attesi nella casa francese dei Melrose, ha luogo una cena, nulla esteriormente sembra cambiato, David può perfino permettersi di sostenere la necessità di negare qualunque affetto ai figli, ma per Patrick invece è l'inizio di un caduta che impiegherà anni ed anni ad arrestarsi.Nel secondo volume “Cattive notizie” (1992), vediamo un Patrick ventiduenne, divenuto un tossicodipendente, che deve occuparsi delle ceneri del padre appena morto a New York.Edward St. Aubyn non ci risparmia nulla della tossicodipendenza del suo personaggio, della sua vita “farmacologica”, passata ogni istante a calcolare quanta eroina o cocaina assumere per non soffrire e allo stesso tempo non morire, della ricerca spasmodica di qualche dose a New York. Anche se David Melrose ha da tempo smesso di molestare Patrick, il frutto della malvagità paterna ha raggiunto lo scopo di distruggere il figlio, di spingerlo ad una fuga continua da se stesso. Quella di Patrick è una corsa, senza speranza di riuscita, dal passato, in cui sentimenti ambivalenti di rabbia, frustrazione e della necessità di un affetto sempre negato si mescolano in maniera assassina nella mente di Patrick, in maniera ancor più pericolosa che non le droghe nel suo sangue. “Cattive notizie” è un viaggio lucido all'interno della debolezza e del senso di sconfitta di un giovane adulto che deve cercare se stesso in mezzo alla palude soffocante del dolore, cercare di capire chi è prima di decidere di uccidersi. Il pensiero dell'autodistruzione e del suicidio è per Patrick sempre presente, quasi una consolante via di fuga, ma allo stesso tempo il nemico da sconfiggere, la resa finale ad un odiato avversario che non si vorrebbe mai veder trionfare.Il terzo volume “Speranza” (1994) è certamente il più riuscito (o forse solo il più ottimista) della ideale trilogia costituita dai primi tre capitoli della storia di Patrick Melrose.L'intero libro descrive una giornata in cui diversi personaggi, alcuni dei quali abbiamo già visto precedentemente, devono partecipare ad un party a cui prenderà parte anche la principessa Margaret, sorella della regina.Il libro è intriso di una nerissima ironia sulla classe sociale a cui Edward St. Aubyn appartiene, descritta nella sua calcolata ipocrisia, nei tradimenti e piccole malvagità che si consumano fra un sorriso falso e l'altro, nel mare di pettegolezzi che avvolge e nasconde la miseria umana mascherata da privilegio.Molto spassosa la descrizione di una principessa Margaret che si diverte ad umiliare un ambasciatore francese, imponendogli di pulirle il vestito che le ha macchiato con la salsa, che trasuda da ogni poro uno snobismo estremo e la convinzione di avere diritto ad essere considerata migliore di chiunque altro perché come apprendiamo dal suo personaggio:“E' in questo che la gente si sbaglia” disse la principessa, serrando le labbra. “Non c'è niente di accidentale nella nascita”.Tuttavia, anche in questo libro, St. Aubyn mostra come i problemi dell'abuso sull'infanzia vengano sottovalutati o addirittura negati dalla classe sociale a cui appartiene, fra cui vi sono alcuni che forse si fanno addirittura sostenitori di tali pratiche: non bisogna lasciarsi ingannare dall'aria scanzonata di questo volume, è ancora una precisa accusa, ancora una volta un dito puntato sul marcio di certe vite famigliari.Patrick, ormai trentenne, è riuscito a superare la propria tossicodipendenza, ha una vita che si avvia sulla strada della normalità, ma il passato, custodito come un segreto, rischia ancora di distruggerlo.La confessione con un amico in questo libro aprirà la strada alla speranza e alla guarigione definitiva, alla possibilità di essere felici.Il quarto libro “Latte materno”, pubblicato a oltre dieci anni di distanza da “Speranza” nel 2005, è in parte un ulteriore capitolo della saga dei Melrose, ma allo stesso tempo ne ha una natura totalmente differente, perché i problemi di Patrick sono ora quelli di un uomo in crisi di mezza età, in un matrimonio non felicissimo, ma certamente, per quanto difficili, si tratta di temi molto più comuni e meno spaventosi dei fantasmi del passato.Il libro è scritto nella triplice prospettiva del primo figlio di Patrick, Robert, dello stesso Patrick e della moglie Mary.Questa volta al centro del romanzo è la madre Eleonor, una donna percepita da Patrick come una autentica traditrice: per aver abbandonato il figlio da bambino al suo dramma, per aver devoluto tutto il suo patrimonio ad una associazione benefica ed averne privato la propria discendenza.Il libro descrive sia la difficoltà di un matrimonio in cui i coniugi si allontanano sempre più l'uno dall'altra, sia il desiderio di Eleonor di reclamare per sé quella attenzione che ha invece sempre negato al figlio, con risvolti che in questo capitolo sono cinicamente ironici.In questo volume St. Aubyn, che non nasconde certo il fatto di aver sempre parlato di se stesso, affronta in maniera molto sincera anche le proprie mancanze come padre e come marito, nella perenne autoanalisi a cui si sottopone nel tentativo sempre costante di sfuggire agli errori dei propri genitori, ma con la coscienza che questo non assicura affatto di non commetterne altri, per quanto in buona fede.La scrittura di Patrick St. Aubyn è sempre incredibilmente lucida, mai pietista, per quanto siano difficili gli argomenti trattati, dotata di una incredibile capacità di mantenersi al di sopra di ogni parte, scavando con scientifica determinazione alla ricerca di una forma di verità in mezzo alle menzogne e alle ipocrisie, cercando appiglio nella sincerità assoluta come forma di salvezza. E' un'opera che ha la sua unità, soprattutto nei primi tre volumi, nella definizione del concetto di identità, affrontato principalmente attraverso i dialoghi fra i personaggi a cui l'autore affida i propri pensieri e riflessioni, infilando temi piuttosto complessi fra un comune discorso e l'altro.“I Melrose” è un libro veramente intenso, che sa mantenere allo stesso tempo la più assoluta, sconvolgente profondità nel pensiero e una leggerezza nella scrittura che a prima vista potrebbero parere inconciliabili. Un romanzo di formazione assolutamente fuori dai canoni, ma di quelli capaci di restare nella memoria.La saga dei Melrose si concluderà con “At Last”, volume ancora non pubblicato in Italia, che dovrebbe essere l'ultimo della serie.