L'angolo di Jane

Psyconegozio - Alfred Bester e Roger Zelazny


Titolo: Psiconegozio Titolo originale: Psycoshop Autori: Alfred Bester, Roger Zelazny Traduzione: G. L. Staffilano pag: 199 collana: Urania, n° 1594
A Roma, nei pressi del foro etrusco (che credo vi sarà piuttosto difficile trovare) c'è un negozio molto speciale: “Il buco nero”, un posto dove non si comprano o vendono oggetti, ma si possono invece scambiare pezzi della propria personalità, o perfino della propria fisicità, in cambio di altre caratteristiche che si desiderano.A dirigere “Il buco nero” c'è Adam, un individuo particolarissimo non solo perché ha migliaia di anni, ma anche per il fatto che pur avendo forma umana, in realtà è l'esemplare più evoluto di una specie gattesca proveniente da un remotissimo futuro, mentre la sua balia ed assistente, perfino più longeva, Glory Medusa, ha antenati serpenteschi.Fin dall'antichità “Il Buco nero” attira tutti coloro che ne hanno bisogno, da ogni zona del tempo e dello spazio, a cui Adam fornisce soluzioni per i propri problemi. Il giornalista americano Alf Noir, principale protagonista del volume, viene inviato dal suo capo a scrivere un articolo sullo strano negozio e si ritrova, non si sa bene perché, a rivestire il ruolo di aiutante di Adam, ma ben presto è chiaro che sia Alf che Adam nascondono più di un segreto e che il loro incontro non è per nulla casuale, ma in un certo senso previsto da tempo. Passato, presente e futuro, nonché la possibile fine del mondo, o forse l'inizio di un altro, si intrecciano, mentre una carrellata di personaggi famosi e non, fra cui ad esempio Edgar Allan Poe, si reca nello psyconegozio per trovare sollievo da qualche spinoso lato della propria natura.Ci sono vari tipi di fantascienza, da quella più amichevole, classicamente rappresentata da Asimov, un autore che di solito è letto ed apprezzato anche da chi non bazzica molto questo genere ( non per nulla Asimov era anche un insegnante e quindi capiva bene quanto in media le persone fossero pronte a recepire concetti troppo nuovi o astrusi) a quella che è una vera sfida per il lettore, la cosiddetta fantascienza hard, quella che o si odia o si ama, in entrambi i casi in maniera piuttosto vibrante, in cui al lettore si chiede di sforzare bene tutti i neuroni a disposizione e darsi da fare per rimettere insieme il rompicapo del libro, fra una teoria scientifica e l'altra e nel mezzo di azioni che non hanno mai motivazioni semplici (a questo estremo del genere metterei come rappresentate esemplare Neal Stephenson).“Psyconegozio” appartiene sicuramente alla seconda categoria, ma con l'aggiunta di una difficoltà in più: l'uso di molta ironia, di comicità non-sense e di una certa propensione al surreale il cui uso travalica la pura necessità narrativa (talora anzi se ne potrebbe benissimo fare a meno), un surreale usato cioè per puro amore della fantasia portata all'estremo.Se questo non vi bastasse, devo aggiungere che sebbene tutte le spiegazioni agli eventi del libro siano di natura pseudoscientifica, e quindi questo romanzo rientri tecnicamente nella fantascienza, in realtà la struttura appare molto simile a quella di un fantasy, perché si tratta di una scienza così avanzata da essere, come scritto nello stesso libro, quasi indistinguibile dalla magia.Adam ha tutta l'aria di un moderno Mefistofele che sappia fare sia le pentole che i coperchi, e non sembra chiedere ai propri clienti davvero nulla più di quel che promette, ma sarà forse per il fatto che ha per balia una donna-serpente, o che il suo nome richiama il perduto Eden, ma lo psyconegozio, nonostante lo sfoggio di supertecnologia, ha l'aria più soprannaturale che scientifica.Aggiungiamo al tutto il fatto che questo volume, scritto a quattro mani da Alfred Bester e Roger Zelazny, due pilastri della fantascienza, è stato pubblicato postumo nel 1998, dopo la morte di entrambi gli autori, e quindi non è stato da questi rivisto prima della sua edizione definitiva.Il risultato è un libro che a volte presenta dei punti non sempre chiarissimi, talora francamente confusi, che certamente avrebbero necessitato di qualche spiegazione in più o di qualche passaggio di raccordo fra le varie scene.Lo Psyconegozio è un non-luogo dove prendono corpo fantasie di ogni tipo e che ha un aspetto differente per chiunque vi entri: se considerate che a scrivere questo libro sono stati due autori che di fantasia ne avevano probabilmente a palate, capirete che potreste trovarvi di fronte ad uno sfoggio di invenzione fantasy-fantascientifica che potrebbe persino lasciarvi perplessi, anche perché Bester e Zelazny non risparmiano niente a nessuno, dalle citazioni di antichi poemi persiani o di versi di Yeats, alle tesi filosofiche di Bertrand Russell, fino alle teorie di Hawking sui buchi neri, tutto fa brodo per dare corpo alle storie degli avventori de “Il buco nero”.Questo è il tipo di libro dove l'importante, in effetti, non è il punto d'arrivo, ma il viaggio che, devo dire, ho trovato molto interessante e spesso divertente. Amo la fantasia estrema: è vero, a volte mi sono persa in questo libro e ho avuto l'impressione di essere capitata in qualche punto di “singolarità” narrativa, di non aver afferrato qualche riferimento troppo colto o troppo per veri geek, ma non posso che pensare che mi sarebbe davvero piaciuto incontrare questi due pazzi autori che dovevano avere una grandissima creatività e affinità, forse così grande che devono essersi detti che se si capivano così bene fra di loro sicuramente anche i lettori ci sarebbero in qualche modo riusciti. Alla fine di questo libro forse troverete parecchio fumose le motivazioni che hanno portato Adam ad aprire lo Psyconegozio e ad affidarlo in parte ad Alf, pur ritenendolo un potenziale nemico, e anche il finale potrebbe riservarvi qualche spina, ma come ho detto il bello di questa storia non è nel punto di approdo, ma nel godersi il panorama lungo il viaggio, in cui Bester e Zelazny si divertono a giocare con un po' di cliché della fantascienza, a ironizzare sul machismo (ad esempio quando Adam e Alf combattono, mentre sono circondati da falli volanti) e a parlare di tutto quello che più amano in libertà.Certamente non consiglierei questo volume a chi ama e legge solamente narrativa di stampo realistico: prima di imbarcarvi su questa nave narrativa dovreste fare scorta di travelgum o vi verrebbe il mal di mare (e forse pure il mal di testa) e ho i miei dubbi che non vi buttereste in acqua, piuttosto che restare a bordo.Credo che questo libro potrebbe piacere invece a tutti coloro che amano il surreale, l'immaginifico, l'ironia e la fantascienza molto, molto hard, sebbene, come già scritto, sicuramente il testo avrebbe avuto bisogno di una ulteriore revisione degli autori.Di Alfred Bester ho recensito anche:La tigre della notte