L'angolo di Jane

La morte paga doppio - James M. Cain


Titolo: La morte paga doppio Titolo originale: Double Indemnity Autore: James M. Cain Traduzione: Franco Salvatorelli Casa editrice: Adelphi pag: 128
Se nel caso dei “re del noir” Raymond Chandler e Dashiell Hammet, l'artista che ne rappresenta l'icona cinematografica è senz'altro Humphrey Bogart, nel caso dei romanzi del terzo re del genere di scuola classica, James M. Cain, l'immagine che vedreste sarebbe certamente quella di Lana Turner, quella cioè di una dark-lady: una donna intelligente,  affascinante e spietata, dalle cui labbra stillano facilmente dolcezza e menzogne. Le donne protagoniste di Cain hanno il sangue così freddo da far gelare il vostro nelle vene e non sonno affatto ingenue.Non per niente fu infatti proprio Lana Turner ad avere il ruolo principale nella prima versione americana, del 1946, di “Il postino suona sempre due volte”, tratto dall'omonimo celebre romanzo di Cain. In precedenza però anche Luchino Visconti era rimasto affascinato dal romanzo di Cain e ne aveva tratto il film “Ossessione”, nel 1943.“La morte paga doppio” vede sulla scena un'altra donna donna fatale, questa volta così inquietante da far scivolare il nero quasi al confine con l'horror, sebbene in realtà questo limite non sia superato: le immagini create da Cain sono così vivide, però, da dare sul serio i brividi.Ovviamente c'è un delitto, il più classico forse del genere: la frode assicurativa su una polizza sulla vita, attraverso l'omicidio (perfino nel primo giallo inglese mai scritto, “Il mistero di Notting Hill”, tutto nasceva proprio da una truffa alle assicurazioni).Nel tentativo di far rinnovare una polizza auto, l'assicuratore Walte Huff  si reca a casa di un cliente, dove ne incontra in realtà la moglie, la bella Phyllis Nirdlinger, con la quale scatta subito una strana inquietante scintilla di attrazione. Walter capisce immediatamente, dalle domande fatte dalla donna, che ella medita di assicurare il marito per degli incidenti per poi ucciderlo e riscuotere il premio. I due sono fatti per incontrarsi, perché da anni Walter medita di giocare un brutto tiro alla ditta in cui lavora e diventare ricco. Walter e Phyllis diventano quindi complici e pianificano in ogni dettaglio il delitto, forti dell'esperienza di Walter nel prevedere quali tipo di indagini verranno svolte e come impressionare eventuali testimoni in modo che credano di vedere ciò che in realtà non hanno mai visto: il loro sarà un piano audace,  quasi folle, ma pensato in ogni dettaglio e avrà successo.Convinto di avere a che fare con una donna determinata, ma in fondo ingenua, Walter dovrà ricredersi: Phyllis ha molta esperienza nel campo degli omicidi.Un'altra cosa che Walter non aveva previsto era di innamorarsi della figlia dell'uomo che ha ucciso, Lola,  figliastra di Phyllis. Amore e rimorso (ma solo verso Lola, non verso la vittima) tormenteranno Walter, spingendo i suoi passi verso un epilogo imprevisto.“La morte paga doppio” non ha una sola parola sprecata o fuori posto, anche perché è più un lungo racconto che un vero romanzo: trascina dalla prima all'ultima pagina, attraverso la spirale di attrazione, odio, avidità percorsa da Walter, voce narrante della storia. Un romanzo noir come pochi, pieno di colpi di scena e di situazioni ambigue, in cui si è portati a dubitare di tutto e di tutti, vero esempio di stile nel genere.Sembra che la storia, pubblicata nel 1943, sia stata ipirata a Cain da un caso giudiziario che aveva seguito nel 1927, quando lavorava come giornalista: l'assassinio del marito da parte di Ruth Snyder, una donna di New York, con complice il giovane amante, allo scopo di riscuotere il premio di una grossa polizza assicurativa sulla vita.Dal romanzo fu tratto un film nel 1944 la cui sceneggiatura fu elaborata da un altro maestro del genere, abituato a lavorare con Hollywood: Raymond Chandler che la scrisse insieme a Billy Wilder. La versione inglese del film ha titolo “Double Indemnity” come il libro, mentre quella italiana venne intitolata “La fiamma del peccato”.Di James M. Cain ho recensito anche:Mildred Pierce