L'angolo di Jane

La ragazza delle arance - Jostein Gaarder


Titolo: La ragazza delle arance Titolo orginale: Appelsinpiken Autore: Jostein Gaarder Casa editrice: Superpocket pag: 193 costo: 5 euro
Il quindicenne Georg non ha mai davvero conosciuto il proprio padre, morto quando aveva solo tre anni. Il ritrovamente del tutto fortuito di una lettera, scrittagli dal genitore in punto di morte, cambia però il suo rapporto con l'uomo, permettendogli in qualche modo di interagire con lui. Nella lunga missiva il padre di Georg racconta della storia dell'incontro, avvenuto in tram ,con una misteriosa ragazza con un sacchetto di arance in mano. Il destino sembra far continuamente incrociare i due ragazzi, che in qualche modo vivranno come in una favola, in una storia che finirà per comprendere anche Georg.Il libro prevede un doppio narratore in prima persona: da un lato c'è Georg, che descrive il ritrovamento della lettera e gli effetti sul suo nucleo famigliare, dall'altro il padre che racconta nella lettera la propria storia. Jostein Gaarder tenta di rendere il tono di un uomo che parla al proprio figlio, che può vedere solo bambino, ma che immagina adulto: l'intera vicenda sembra narrata con i toni di una fiaba, in maniera molto semplice, in modo forse troppo sfacciatamente moralistico. Anche il personaggio di Georg viene reso soprattutto attraverso lo stile di scrittura, i ragionamenti del personaggio sono infatti volutamente un pò infantili.Il tema di fondo del libro è se la vita abbia un senso, nonostante la sua brevità. Se valga la pena di vivere pochi brevi momenti sapendo di dover abbandonare ogni cosa amata. Devo dire che, anche se ho trovato la storia originale e a tratti divertente (la scena del tram è veramente spassosa), mi ha molto deluso il tentativo dello scrittore di spacciare l'esistenza umana come una meravigliosa gita in giostra, dove capitano solo cose belle. Nell'ottica del personaggio del padre, che è un sognatore, questa visione potrebbe persino essere giustificabile, ma nonostante questo io non posso perdonare a Gaarder di ignorare volutamente che la vita è ben diversa da uno spassoso diverrtimento per tantissime persone , che se ci sono individui fortunati, ce ne sono tantissimi altri che vivono senza dignità e senza diritti in tanti posti del mondo e anche nella nostra bella società c'è chi viene ogni giorno calpestato, che di meraviglioso per tanta gente c'è davvero ben poco. La vita è una bella gita solo se sei fortunato. E forse pure un pò stupido, incredibilmente ipocrita e volutamente cieco. Con questo non voglio dire che non ci siano cose belle nell'esistenza, ma lo sono proprio perché riusciamo a vederle nonostante lo schifo, non perchè facciamo finta che le cose brutte non esistano. In definitiva ho trovato questo libro un pò troppo semplicistico.