L'angolo di Jane

Barry Lyndon – W.M. Thackeray


Titolo: Barry Lyndon Titolo originale: The Memoirs of Barry Lyndon, Esq. (pubblicato per la prima volta nel 1844 con il titolo: “The Luck of Barry Lyndon) Autore: William Makepeace Thackeray Traduzione: Mariagrazia Bianchi Oddera Casa editrice: Newton Compton pag: 334 costo: 5 euro
“Barry Lyndon” , pubblicato per la prima volta nel 1844, precede di qualche anno “La fiera delle vanità” (1848), il romanzo che diede allo scrittore una popolarità tale da farlo considerare il più diretto rivale di Dickens nel contendersi il titolo di “re del romanzo a puntate”, ma ha già tutti gli elementi che distinguono l'autore rispetto agli illustri colleghi d'epoca: una visione cinica, disincantata del mondo, dove non sempre è la virtù a prevalere, anzi dove sono spesso la disonestà, il vizio e la crudeltà a farsi strada più rapidamente.In questa versione integrale della Newton Compton sono state inclusi anche i brani che in una successiva edizione furono eliminati dello scrittore, ma che fanno parte della prima originale stesura. Non sono pezzi molto funzionali alla narrazione, ma fra questi uno in particolare chiarisce l'idea che ha Thrackeray di come debba comportarsi uno scrittore:“...le persone che traggono piacere o ricavano di che vivere illustrando come vanno le cose nel mondo e descrivendo la gente che ci vive, sono obbligate senza dubbio a rappresentare al proprio meglio la vita come appare ai loro occhi; senza far risaltare le caratteristiche delle figure pubbliche fingendo che tali figure pubbliche siano rappresentazioni della natura umana...allegri e simpatici tagliagola, assassini all'acqua di rose, amabili cocchieri da nolo, fiabeschi principi Rodolfo e gente del genere...facendoli apparire esempi di esseri umani mentre in realtà non sono mai esistiti né mai avrebbero potuto farlo. Come minimo, anche se non sono obbligati a copiare la natura, sono giustificati qualora ci provino; e quindi non si limitino a descrivere soltanto ciò che è bello, ma anche quanto ha un pessimo aspetto, con fedeltà, in modo che ciascuno possa apparire quanto più possibile al naturale.”E' da una tale visione del romanzo che nasce la figura di Redmond Barry (nel corso della storia diverrà Barry Lyndon), fuggito di casa a quindici anni,convinto erroneamente di aver ucciso un uomo, che riuscirà a sopravvivere e a raggiungere la ricchezza e il potere , tanto ammirati nel mondo, attraverso una serie di artifici, inganni, trucchi e bassezze di ogni tipo. Un autentico romanzo di formazione “in negativo”.L'intera storia, ambientato da circa metà del '700 fino all'inizio dell'800, è narrata in prima persona dallo stesso Barry in forma di diario: l'uomo cerca di mostrarsi al meglio delle proprie possibilità, descrivendosi come un incompreso gentiluomo, troppo spesso biasimato da voci tendenziose, ma Thackeray è molto abile a far trapelare dalla voce dello stesso personaggio la realtà su un'indole bugiarda, avida, lasciva e pronta a qualunque genere di compromesso e cialtroneria. L'occhio ironico dello scrittore non manca mai di far cadere il personaggio in qualche palese contraddizione in grado di rivelarne la vera natura.Un libro costruito con grade abilità e umorismo che si può fondamentalmente considerare diviso in due grandi parti: la prima che descrive le avventure di Barry attraverso tutta l'Europa e la seconda incentrata sulla conquista della ricchissima Lady Lyndon, seguita dal declino dovuto all'incapacità del buon Barry di mantenere la ricchezza una volta acquisit. Man mano che il personaggio diviene più adulto, divengono sempre meno i suoi già scarsi scrupoli morali.Thackerey si dimostra ancora una volta un grande conoscitore della natura umana, facendo di questo romanzo un sempre valido ammonimento a diffidare dei Barry di questo mondo (se non per divertirsi con i libri scritti sul loro conto).Dal romanzo è stato tratto anche un film di Stanley Kubryck nel 1975, anch'esso molto bello e abbastanza fedele al libro ,dove la figura di Barry è forse un po' più crudele e un po' meno picaresca.Di William Makepeace Thrckeray ho recesito anche “La fiera delle vanità” al post n° 204