L'angolo di Jane

Jezabel – Irene Némirovsky


Titolo: Jezabel Titolo originale: Jézabel Autrice: Irene Némirovsky Traduzione: Laura Frausin Guarino Casa editrice: Adelphi pag: 194 costo: 16,50 euro
Parigi, 1935,Gladys Eysenach, affascinante esponente dell'alta società , è in tribunale, imputata per l'omicidio di quello che si presume essere il suo giovanissimo amante: il ventenne e squattrinato Bernard Martin.La donna non nasconde la propria colpevolezza: resta solo da decidere se si tratti di un delitto premeditato o dettato dall'impulso del momento. Molti segreti della bella Gladys vengono esposti sulla pubblica piazza ,incrinandone l'immagine perfetta, per dimostrarne la condotta immorale. Il caso è forse fin troppo comune: solo l'eco del pettegolezzo può suscitare un autentico interesse fra la folla di curiosi. Ma fra le tante accuse che le vengono rivolte, nessuna è così grave da sconvolgerla. Perché  Gladys sa che il suo delitto non è affatto banale e che la sua colpa più grande non è stata scoperta.In un lungo racconto a flashback ,che porterà a scoprire le vere cause del delitto, Irene Nemirovsky traccia il ritratto della sua Jezabel,una donna che ha in comune con il personaggio dell'Athalie di Racine,  a cui deve il nome il romanzo, l'ossessione per la propria bellezza:“Non ne aveva, il dolore, smorzato la fierezza; / aveva anzi, ancora, quella finta bellezza / mantenuta con cure, con espedienti labili, / per riparar degli anni le sfide irreparabili “Come una novella emula di Dorian Gray (un libro che sembra l'autrice amasse molto), gli anni sembrano passare senza lasciare tracce sul volto di Gladys, consentendole di esercitare l'unico potere di cui si sente capace e da cui ha una autentica dipendenza: suscitare l'adorazione degli uomini e l'invidia delle donne. Ammirazione e desiderio sono le fiamme che la alimentano e per mantenerle vive è pronta a sacrificare ogni cosa, anche a costo di essere crudele.Gladys vive solo per il piacere e l'apparenza, alla continua ricerca di nuove conquiste che la facciano sentire viva. In tempi moderni, potrebbe apparire un po' antiquato il pensiero della protagonista riguardo al fatto che la seduzione sia l'unica forma di vero potere riservato alle donne. E' vero che c'è chi fa ricorso anche a quest'arma poco corretta per raggiungere le proprie vette, ma di norma l'obiettivo è finale è il successo sociale, mentre quello di Gladys è un potere esercitato per il piacere della vittoria, senza altri fini, quasi una vendetta, una specie di ritorsione contro la mancanza di importanza che le è riservata come donna.Tentando ad ogni costo di sfuggire alla vecchiaia e alla decadenza, Gladys sceglie di dimenticare coloro che contano sul suo appoggio, vivendo perennemente senza responsabilità. In un certo senso resta giovane a spese della gioventù altrui, cercando di eclissare persino la propria figlia, nel suo quasi maniacale desiderio di ricevere  attenzione solo per sé.Il libro è scritto attraverso un preponderante uso del dialogo, tanto che nel complesso si ha quasi l'impressione di leggere la sceneggiatura di un film o di un testo teatrale. Questo rende la lettura molto scorrevole, dando quasi l'illusione di essersi calati nella visione di una vecchia pellicola in bianco e nero degli anni '30. Il libro è letteralmente impregnato dell'epoca in cui fu elaborato e forse si lascia più apprezzare come spaccato storico, che non per lo sviluppo della trama, che da circa metà comincia a diventare piuttosto scontata. Sembra che il personaggio di Gladys Eysenach debba molto a Fanny Nemirovsky, madre della stessa scrittrice, con la quale ebbe sempre un rapporto conflittuale e che dimostrò nei fatti di essere tutt'altro che umana: da quanto riportato nella biografia ufficiale dell'autrice, al termine della seconda guerra mondiale, pur essendo benestante,la donna sbattè fuori di casa le due nipoti Elizabeth e Denise, figlie di Irene, rimaste sole e senza mezzi, urlando loro che visto che erano rimaste senza genitori potevano anche cercarsi un posto in un orfanotrofio. Decisamente molto simile alla “Jezabel” pensata dalla figlia.Irene Nemirovsky divenne famosa scrivendo in francese, sua seconda lingua madre, ma era in realtà di origini ucraine. L'intera famiglia paterna si trasferì in Francia per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei. Nella sua nuova patria divenne una scrittrice famosa e apprezzata, fino a quando, a causa delle leggi razziali, le fu impedito di scrivere. Nel 1942 venne deportata ad Auschwitz, dove morì quello stesso anno. Analoga sorte ebbe qualche tempo dopo il marito Michel Epstein.Le due figlie Elizabeth e Denise riuscirono miracolosamente a salvarsi, perché l'ufficiale tedesco che avrebbe dovuto catturarle,ne ebbe pietà  perché gli ricordavano la sua bambina. Fino alla fine del conflitto dovettero cambiare continuamente casa per non essere localizzate. Irene aveva affidato loro dei fogli scritti a mano che avrebbero dovuto garantire alle figlie, una volta pubblicati, di avere un'entrata in grado di sostentarle, ma quando appresero della sua fine, pensando che quei fogli manoscritti fossero solo diari, non ebbero il coraggio di leggerli, perché troppo doloroso era il ricordo della madre perduta. Solo nel 1990, prima di donare il materiale originale della scrittrice agli archivi di Francia, Denise decise di leggerli, scoprendo che contenevano due storie, pubblicate poi nel 2004 con il titolo di “Suite Francese”. Il volume divenne un caso letterario, consentendo a questa autrice di essere riscoperta con tutti gli onori.Se volete saperne di più su Irene Nemirovsky (e sapete il francese o l'inglese) questo è il sito ufficiale dell'autrice.